Ci sono alcuni volti che segnano la città. Figure che diventano protagoniste di una fase politica. Punti di riferimento per molti. Poi il periodo di cui sono stati gli attori entra in crisi, e arrivano tempi nuovi, non sempre migliori. E queste figure sono capaci di rimettersi in discussione, di ritirarsi, con dignità, con rispettabilità, perché il tempo che arriva li infastidisce, li disturba. E non hanno intenzione di “riciclarsi”. Nella storia di Parma una di queste figure è quella di Mirco Sassi, importante dirigente del Partito comunista degli anni Settanta e Ottanta. Oggi Mirco ci ha lasciato, all’età di 78 anni.
Nato a Parma in borgo delle Colonne nel 1947 da una famiglia operaia, dopo aver frequentato il Liceo classico “Gian Domenico Romagnosi”, Sassi si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna nel 1967. Ma presto è travolto dal movimento del Sessantotto, al quale partecipa come militante della Federazione giovanile comunista di Parma. Alcuni anni prima, infatti, si era iscritto all’organizzazione dei giovani comunisti di Parma e ne era diventato segretario provinciale.
Travolto dall’impegno per la lotta, lascia gli studi per svolgere incarichi da funzionario presso la Federazione provinciale del Partito comunista. Per il Pci parmense diventa presto prima vicesegretario e poi, dal 1976, segretario, in seguito al ricambio generazionale che la federazione ritiene necessario dopo le vicende dello “scandalo edilizio” che coinvolse anche l’amministrazione comunale. Guida la federazione fino al 1983, per poi ricoprire incarichi nazionali (nel 1986 è eletto nel Comitato centrale del Pci) e regionali (nel 1987 è parte della segreteria comunista dell’Emilia Romagna).
Parallelamente alle responsabilità nel partito svolge anche attività istituzionali: per più mandati, infatti, è eletto consigliere comunale di Parma (1976-1990) e poi consigliere provinciale (1990-1999). Tra il 1990 e il 1992 è vicepresidente della Provincia e assessore al Bilancio.
Dopo lo scioglimento del Pci, aderisce al Partito democratico della sinistra e poi ai Democratici di sinistra, ma la sua concezione della politica, fatta di valori, analisi e discussioni, non corrisponde più a ciò che sta diventato quel mondo. Pur sempre attento e pronto alla discussione sulle dinamiche istituzionali e sulle strategie di questo o quel partito, la sua vita prende un’altra strada. Nel 1990, a 43 anni, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma e, una volta conseguita la laurea con il massimo di voti, dal 2000 inizia la professione di avvocato presso lo studio Pesci Ferrari- Ferrari-Sassi.
Molto conosciuto in città, lascia la moglie Raimonda, le figlie Barbara e Monica e le nipoti Anna e Teresa.
Un saluto si terrà alla Casa del Commiato, domani martedì 28 ottobre dalle 11 alle 16.
