Cesare passa il Rubicone

SMA MODENA
lombatti_mar24

10/01/2015

ACCADDE OGGI: Il Rubicone è un piccolo corso d’acqua a regime torrentizio che scorre a 320 chilometri a nord di Roma tra le odierne province di Forlì e Cesena ed interseca la Via Emilia presso Savignano sul Rubicone, prima di sfociare nel Mare Adriatico a sud di Cesenatico.
In epoca tardo repubblicana, precisamente tra il 59 e il 42 ac, il suo corso segnava il confine tra l’Italia, considerata parte integrante del territorio di Roma, e la provincia della Gallia Cisalpina, ed era vietato ai generali provenienti da nord varcarlo in armi per entrare nel territorio dell’Urbe.
Nel tardo autunno del 50 a.C. il senato romano, su proposta del console Claudio Marcello, ordinò a Caio Giulio Cesare di congedare l’esercito, di rimettere i poteri di proconsole che aveva esercitato nella Gallia Cisalpina – di cui faceva all’epoca anche l’Italia Settentrionale, che per Cesare era stata il bacino di reclutamento di gran parte delle sue legioni – e di recarsi a Roma.
Cesare, consapevole che il suo rientro a Roma da privato cittadino lo avrebbe esposto a possibili attacchi da parte dei suoi avversari, che miravano a metter fuori legge il partito dei populares di cui era uno dei principali rappresentati, e temendo per la sua stessa vita, rifiutò, rimanendo accampato nella provincia che gli era stata assegnata.
L’esercito, fedele a Cesare sia per vincoli personali sia perché da lui dipendeva il ricevimento delle paghe dei legionari, rimase compatto ai suoi ordini ad eccezione del suo vice, Tito Labieno, che abbandonò il campo di Cesare per schierarsi con la repubblica romana. Cesare fece presidiare la riva settentrionale del fiume, ma non corse seri pericoli, in quanto in Italia il senato poteva riuscire a schierare soltanto due sole legioni.
Cesare attraversò infine il Rubicone marciando su Roma nelle prime ore del 10 gennaio del 49 ac alla testa di un esercito di 11 legioni, per un totale di circa 50.000 uomini, per lo più veterani delle campagne di Gallia. Essendo penetrato in armi nel territorio di Roma, manifestò la sua aperta ribellione allo stato romano che lo dichiarò nemico della repubblica. Narra Svetonio che, prima di risolversi a questo passo, sembra che il proconsole abbia esitato e infine abbia preso la sua decisione pronunciando la famosa frase “alea iacta est”, “il dado è tratto”.
Iniziava così una spirale di guerre civili dove i contendenti – prima Cesare e Pompeo e poi i loro successori – si affrontarono per conquistare il potere col fine dichiarato di ristabilire l’ordine all’interno della travagliata repubblica. Paradossalmente al termine di questi conflitti la repubblica de facto non esisterà più ed al suo posto si imporrà il principato di Augusto, che segnerà l’inizio dell’era imperiale.

Alessandro Guardamagna