
27/02/2015
27 febbraio 1962: il presidente del Sud Vietnam scampa ad un attacco aereo contro la sua residenza
Il presidente sudvietnamita Ngo Dinh Diem sopravvisse ad un nuovo tentativo di assassinio – ne aveva già subito uno nel Febbraio 1957 – quando due piloti dell’aviazione del Vietnam del Sud, Pham Phu Quoc e Nguyen Van Cu, bombardarono e mitragliarono il palazzo presidenziale per eliminare lui e il fratello Ngo Dinh Nhu.
Quoc fu arrestato dopo che il suo caccia bombardiere si schiantò nei pressi di Saigon, mentre il luogotenente Cu riuscì a fuggire in Cambogia, dove rimase fino a Novembre 1963. L’attacco rafforzò la convinzione di Diem che i suoi principali avversari fossero annidati all’interno dell’establishment politico-militare di Saigon e lo spinse ad un isolamento ancora maggiore, che lo porterà a delegare al fratello Nhu sempre crescenti responsabilità. Costui cercherà di estirpare il dissenso con vaste campagne repressive tese ad eliminare gli oppositori del regime; decine di costoro semplicemente scomparvero, mentre a migliaia furono inviati nei campi di prigionia. Diem e suo fratello saranno uccisi il 2 Novembre del 1963 durante un colpo di stato militare spalleggiato dalla CIA e implicitamente approvato da Washington.
Fin dal mese di Agosto la Casa Bianca aveva infatti considerato l’ipotesi di far cadere Diem il cui regime, che con dure misure repressive nei confronti dei buddisti si era alienato vasti strati della popolazione, era ormai visto come un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi politici americani nel sudest asiatico.
Alessandro Guardamagna