Le cinque giornate di Milano

SMA MODENA
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22/03/2015

ACCADDE OGGI: Dal 18 al 22 marzo 1848 la popolazione di Milano scese in armi nelle strade contro la guarnigione Austriaca della città e dopo cinque giorni di combattimenti riuscì ad avere la meglio. Già dal giorno 20 gli insorti, sotto la guida di Carlo Cattaneo, si erano impadroniti della zona del centro mentre il maresciallo austriaco Josef Radetzky, che poteva contare sui circa 20.000 uomini, era riuscito ad isolare la città dall’esterno, e a piazzare le proprie truppe in punti chiave, come edifici pubblici e caserme. Dal tetto del Duomo tiratori scelti potevano sparare sugli assembramenti della folla nella zona circostante.
Tuttavia le condizioni degli Austriaci andarono presto peggiorando. I Milanesi avevano infatti allestito centinaia di barricate – si calcola che in tutto ne furono erette circa 1.700 – e avevano trasformato tantissime abitazioni in capisaldi, fra loro collegati. Divenne subito chiaro agli Austriaci che espugnare questi non sarebbe stato impresa facile. Al fine di ostacolare le azioni della cavalleria nemica, già rese difficili dalle barricate, in più punti le vie di Milano, cosparse di ferri appuntiti e vetri, vennero rese totalmente inagibili. Nelle strade e nelle case gli insorti si organizzavano sempre più, con le armi affidate ai tiratori più capaci mentre le donne, se non combattevano vestite da uomo, portavano viveri, curavano i feriti e cucivano tricolori. Era un popolo in armi a fronteggiare gli Austriaci e a Radetzky, che un comandante capace, non sfuggì che la situazione andava complicandosi. Il 20 Marzo aveva ordinato a tutti i distaccamenti presenti in città di trincerarsi nel castello e al contempo di mantenere il controllo del perimetro delle mura. Venne così sgomberato il Duomo e questo permise a Luigi Torelli e Scipione Bagaggia di salirvi per issare il tricolore italiano sulla guglia della Madonnina, atto che per la popolazione ebbe un grande significato morale.
A ribaltare definitivamente la situazione contribuì l’estendersi dell’insurrezione nelle campagne circostanti, dove numerose via d’accesso alla città vennero bloccate impedendo agli Austriaci di ricevere viveri e rinforzi. Il 22 ebbe infine successo un assalto a Porta Tosa, che fu conquistata a notte fonda sotto la luce degli incendi che divampavano dalle abitazioni circostanti. Al termine degli scontri la bandiera tricolore fu issata sulle rovine della Porta, che da allora in poi sarà chiamata Porta Vittoria. Radetski di fronte ad un nemico che incalzava e alla prospettiva di finire assediato, seppur disponesse ancora di forze superiori agli insorti per numeri e mezzi, decise di sgomberare la piazza di Milano e di ritrarsi nell’area del Quadrilatero. Il giorno successivo il re di Sardegna Carlo Alberto emanava un proclama in cui annunciava l’intervento delle forze piemontesi al fianco degli insorti, e con tale atto iniziava la Prima Guerra d’Indipendenza.

Alessandro Guardamagna

OK

SMA MODENA
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23/03/2015

ACCADDE OGGI: Il 23 Marzo 1839 il Boston Morning Post pubblicava per la prima volta la sigla “OK”, intesa come abbreviazione di “oll correct”, errore ortografico voluto che modificava l’espressione “all correct” (tutto corretto). Fu così che OK iniziò a farsi strada nell’Inglese parlato negli Stati Uniti.
Verso la fine degli anni ’30 del XIX secolo era pratica comune tra i giovani appartenenti delle classi alte utilizzare intenzionalmente errori ortografici che venivano poi abbreviati in forma di slang.
Proprio come gli adolescenti di oggi hanno il loro gergo basato su distorsioni di parole comuni, come “DZ” per “These” (Questi), quelli degli anni ‘30 ne avevano di propri, come ad esempio “KY” per “know yuse”, errata trasposizione di “No use” (nessun uso).
Di tutte le abbreviazioni nate in quel periodo, OK giunse alla ribalta in un barzelletta stampata dal Boston Morning Post e poi la sua popolarità crebbe quando fu ripreso dai politici contemporanei.
L’uomo responsabile di aver svelato il mistero dell’origine della parola OK è stato il linguista americano Allen Walker Read. OK rimane a tutt’oggi uno dei prestiti linguistici dell’American English più diffusi al mondo.

Alessandro Guardamagna