My Lai

SMA MODENA
lodi1

06/01/2015

ACCADDE OGGI: Nel gennaio del 1971 l’esercito americano fece cadere le imputazioni contro 4 ufficiali per i tentativi di copertura del massacro di My Lai in Vietnam. In seguito a tale decisione 11 persone furono dichiarate non responsabili per accuse che si riferivano a fatti avvenuti nel marzo 1968, quando il tenente William Calley, comandante di plotone dell’ 11° Brigata della 23° Divisione, avrebbe ordinato l’uccisione di civili sud-vietnamiti, durante un’operazione di pattugliamento in un gruppo di villaggi del distretto di Son Tinh, nella provincia costiera di Chu Lai.
Nel 1971 le accuse rimaste riguardavano ancora solo il tenente Calley, il capitano Ernest Medina, e il capitano Eugene Kotouč. Il 29 marzo del 1971 a Fort Benning la giuria della corte marziale trovò Calley colpevole dell’omicidio premeditato di almeno 22 civili sud-vietnamiti e lo condannò all’ergastolo. Kotouč fu prosciolto il 29 aprile, e Medina venne assolto il 22 settembre di quell’anno.
Il 19 maggio l’esercito prese provvedimenti nei confronti di due generali per non aver condotto un esame adeguato dell’episodio di My Lai, degradando il Gen. Samuel W. Koster. Sia, Koster che il Brigadier Generale George W. Young Jr., suo assistente divisionale al momento del massacro, vennero spogliati delle loro medaglie di servizio, e lettere di censura allegate ai rispettivi fascicoli.
Quattordici ufficiali furono indagati per i fatti di My Lai. L’unico ad essere condannato fu Calley, che aveva 24 anni all’epoca del massacro. Molti pensarono che fu utilizzato come capro espiatorio, e una certa indignazione pubblica diffusasi contro la sua condanna portò il presidente Nixon a intervenire il 3 Aprile 1971. Calley fu rimosso dal carcere di Fort Benning e confinato agli arresti domiciliari fino alla revisione del suo caso. Il 20 Agosto la condanna all’ergastolo fu ridotta a 20 anni.
Nel novembre 1974 un giudice della Corte Federale stabilì che Calley era stato condannato ingiustamente sulla base di “pubblicità pregiudizievole”. Sebbene l’esercito avesse contestato tale decisione, Calley fu infine rilasciato sulla parola per buona condotta dopo aver scontato 40 mesi, 35 dei quali spesi in casa propria.
Il massacro di My Lai ebbe termine solo quando Hugh Thompson, un pilota di elicotteri dell’esercito in missione di ricognizione, fece atterrare il suo velivolo interponendosi fra i soldati e gli abitanti del villaggio in fuga, minacciando di aprire il fuoco sui primi se non avessero cessato di sparare ai civili. Consapevoli che la notizia dei fatti di My Lai avrebbe provocato uno scandalo, gli ufficiali più alti in grado della compagnia Charlie e della 11° Brigata cercarono immediatamente di minimizzare quanto avvenuto. L’insabbiamento continuò fino a quando Ron Ridenhour, un soldato dell’11° Brigata che non era presente a My Lai ma ne aveva sentito parlare da alcuni commilitoni, iniziò ad attivarsi per portare alla luce i fatti.
Dopo aver scritto lettere al presidente Nixon, al Pentagono, al Dipartimento di Stato, ai Capi di Stato Maggiore e alcuni membri del Congresso – senza aver ottenuto alcuna risposta – Ridenhour finalmente rilasciò un’intervista al giornalista investigativo Seymour Hersh che fece conoscere la storia di My Lai al mondo intero nel Novembre del 1969.
Sebbene il numero esatto rimanga sconosciuto, si ritiene che almeno 500 persone – fra le quali donne, bambini ed anziani – siano stati uccise a My Lai.

Alessandro Guardamagna