Nutella & l’esodo di Mariel verso gli Usa

SMA MODENA
lodi1

20/04/2015

ACCADDE OGGI: Il 20 aprile 1964 viene commercializzato il primo vasetto di Nutella.
Nutella è il nome commerciale italiano di una crema gianduia a base di zucchero e olio di palma al sapore di cacao e nocciole. Fu creata nel 1964 dall’industria dolciaria piemontese Ferrero di Alba (Cuneo), a partire da una precedente crema denominata Pasta Giandujot e poi SuperCrema. Il nome deriva dal sostantivo nut, che significa “noce” in inglese, e il suffisso italiano ella, per ottenere un nome orecchiabile.
L’origine della Nutella è legata al cioccolato Gianduia, che contiene pasta di nocciole. Il Gianduia prese piede in Piemonte nel momento in cui le tasse eccessive sull’importazione dei semi di cacao cominciarono a scoraggiare la diffusione del cioccolato convenzionale. Pietro Ferrero possedeva una pasticceria ad Alba, nelle Langhe, area nota per la produzione di nocciole. Nel 1946 vendette il primo lotto, costituito da 300 kg di Pasta Giandujot. Si trattava di una pasta di cioccolato e nocciole, venduta in blocchi da taglio. Nel 1951 nasceva invece la Supercrema, conserva vegetale venduta in grandi barattoli.
Nel 1963, Michele Ferrero, figlio di Pietro, decise di rinnovare la Supercrema, con l’intenzione di commercializzarla in tutta Europa. La composizione venne modificata, così come l’etichetta e il nome: la parola “Nutella” (basata sull’inglese “nut”, “nocciola”), e il logo vennero registrati verso la fine dello stesso anno, restando immutati fino ad oggi.
Il primo vaso di Nutella uscì dalla fabbrica di Alba il 29 aprile del 1964[senza fonte]. Il prodotto ebbe successo istantaneo, rimane a tutt’oggi estremamente popolare e viene spesso citato in romanzi, canzoni e opere cinematografiche.
Nel giugno del 2010 il Parlamento Europeo ha approvato una normativa in base alla quale tutti gli alimenti contenenti molti grassi e zuccheri devono inserire nella loro etichetta l’avviso del “miglior profilo nutrizionale”. L’iniziativa, volta a combattere l’obesità offrendo più informazione ai consumatori, è stata criticata dal vicepresidente della Ferrero SpA Francesco Paolo Fulci, che ha creato il comitato “Giù le mani dalla Nutella”, sostenuto dalla regione Piemonte e dal ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi, che ha invitato l’Unione europea a non cadere nel “fondamentalismo nutrizionista”.

PrD

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L’ESODO DI MARIEL
20 Aprile 1980: Castro apre le frontiere e a Cuba inizia l’esodo verso gli USA

Il 20 aprile del 1980, Fidel Castro annunciava che tutti i cubani che desiderano emigrare negli Stati Uniti erano liberi di imbarcarsi al porto di Mariel. Fu l’inizio di un esodo che nel giro di poche settimane portò 125.000 profughi di origine cubana in Florida.
In un contesto caratterizzato da una malcontento crescente a Cuba a causa del continuo ribasso dell’economia, il 1 aprile 1980 Hector Sanyustiz e altri quattro guidarono un autobus attraverso la recinzione dell’ambasciata peruviana, presso la quale richiesero e ottennero asilo politico. Le guardie cubane dalla strada aprirono il fuoco e nel tafferuglio che ne seguì una di esse rimase uccisa.
Il governo dell’Havana domandò che i cinque venissero riconsegnati per affrontare un regolare processo, ma quando Lima rifiutò il 4 Aprile, Venerdì Santo, Fidel Castro fece ritirare le guardie dall’ambasciata. Entro Lunedì di Pasqua circa 10.000 cubani si erano accampati nei giardini dell’ambasciata per chiedere asilo politico. Sotto la spinta degli eventi altre ambasciate, tra cui quelle di Spagna e del Costa Rica, accettarono allora piccoli numeri di persone. Poi, improvvisamente, due settimane più tardi Castro dichiarò che il porto di Mariel sarebbe stato aperto a tutti coloro che desiderano lasciare l’isola, a patto che avessero qualcuno che venisse a prenderli. Gli esiliati cubani negli Stati Uniti si precipitarono allora a noleggiare barche a Miami e Key West e a mettersi in viaggio per portare negli Usa i propri parenti e amici.
In tutto, 125.000 cubani su circa 1.700 imbarcazioni lasciarono l’isola per percorrere i 150 chilometri che li separavano dalla coste della Florida. Le guardie cubane si limitarono a colmare le imbarcazioni col massimo numero di persone possibili, spesso senza alcuna considerazione per le misure di sicurezza. La maggior parte delle barche erano sovraffollate ed una di queste si rovesciò il 17 Maggio, causando la morte di 14 persone.
L’esodo assumeva progressivamente i contorni di una dilemma politico per il presidente americano Carter, quando si scoprì che un certo numero di esuli era stato rilasciato dalle carceri cubane e dalle strutture di igiene. Come venne detto allora, Fidel sembrava usare intenzionalmente l’esodo anche come copertura per sbarazzarsi degli indesiderabili. Molti furono coloro che finirono in campi profughi, mentre altri vennero portati in prigioni federali per essere sottoposti ad ulteriori controlli. Dei 125.000 profughi di Mariel che sbarcarono in Florida, più di 1.700 furono incarcerati e altri 587 vennero trattenuti finché non fu per loro possibile trovare un appoggio negli Stati Uniti. Molti vennero letteralmente abbandonati a sé stessi, senza riuscire ad integrarsi, o furono rimandati all’Havana come criminali. Uno degli aspetti più gravi dell’esodo di Mariel fu l’aumento della criminalità a Miami, dove il numero degli omicidi passò in un anno da 320 a 515, e i regolamenti di conti legati al controllo del mercato degli stupefacenti aumentarono in modo vertiginoso.
L’esodo fu ufficialmente chiuso sulla base di accordo comune tra Washington e l’Havana nell’Ottobre 1980.

Alessandro Guardamagna