
30/07/2013
h.10.30
Questa volta i compagni reggiani hanno toppato.
Il Comune di Reggio ha emesso una ordinanza che prevede multe salate per chi sosta nelle vie dove sono presenti le “lucciole”, con un discutibile escamotage : ” intralcio alla circolazione stradale”.
Immediatamente, con un comunicato, il dirigente provinciale l’amico Pantano del PdL parmense plaude all’ iniziativa.
D’altra parte essendo al governo insieme Pd e PdL avranno ben qualcosa in comune (forse ne hanno fin troppo…).
I grillini di Parma invece hanno detto che non seguiranno la strada dei cugini reggiani.
E questa volta (ogni tanto capita anche a loro) l’hanno vista giusta.
Infatti due giorni fa la Corte di Cassazione ha riaffermato in sintesi: ” niente multe per chi si ferma accanto ad una prostituta”.
La Cassazione ha infatti annullato una sentenza che aveva sanzionato un cittadino che aveva violato l’orinananza di un sindaco che proibiva di “fermarsi con autoveicoli in prossimità di esercente il meretricio sulla via pubblica”.
Tale disposizione infatti viola diversi articoli della Costituzione.
Diciamo allora le cose come stanno.
E’ inutile continuare a parlare dalla prostituzione in strada, non ci si salta fuori se non adottando la soluzione più logica, l’unica in grado di salvare proverbialmente “capra e cavoli”, ossia ripensare alle cd. “case chiuse” .
Ciò che conta, infatti, è la sostanza: luoghi chiusi, tenuti sotto stretto controllo legale ed igienico-sanitario.
Se ci pensate bene, risolverebbero molti problemi: strade libere, nessun sentore di degrado cittadino, possibilità di monitorare costantemente il quadro sanitario, significativo freno al fenomeno dello sfruttamento, tutela delle “operatrici del settore” e dei loro clienti. Basterebbe davvero poco, insomma, per risolvere il problema.
Perché continuare a seguire la strada tracciata dalla famigerata Legge Merlin che doveva far sparire il problema della prostituzione?
Forse perché siamo tutti un branco di moralisti bigotti e, come tali, preferiamo improvvisarci professori di etica e morale piuttosto che risolvere definitivamente il problema.
O forse perché, ma non ci voglio pensare, le case chiuse ebbero molta fortuna negli anni del Ventennio e allora devono essere distrutte con tutto ciò che può essere messo in relazione ad esso?
E dire che a livello concettuale la soluzione sarebbe davvero molto semplice, poco dispendiosa e addirittura remunerativa. Creazione di edifici, privati sì, ma sotto stretto controllo pubblico, gestiti da tenutari che abbiano superato positivamente tutti gli accertamenti pubblici riguardo i loro rapporti con la legge penale, la loro onorabilità e serietà.
Le Forze dell’Ordine e il personale medico dovrebbero poi operare controlli su persone e luoghi.
Tanto i tenutari quanto le signorine poi, avrebbero precisi oneri tributari a cui adempiere, con un indubbio vantaggio anche per l’erario.
Bertoli Mario
Presidente Provinciale La Destra