Reggio Emilia all’attacco di Parma… un pò meno dell’ndrangheta

SMA MODENA
lodi1

02/03/2015
h.19.30

In questi giorni la stampa reggiana è scatenata contro Parma.
In particolare merita una riflessione l’editoriale sulla Gazzetta di Reggio che, considerata l’autorevolezza della testata, sarebbe irrispettoso liquidare come una boutade campanilistica (leggi editoriale di Sesena “Il declino di Parma, la rivincita di Reggio”).
Parma è una città che ha tanti problemi, indubbiamente, come ne ha Reggio Emilia e quasi tutte le città italiane.
E’ chiaro che mettere alla berlina Parma oggi è facilissimo, con il nome della città abbinato allo spettacolo indecente e farsesco del Parma Calcio messo in scena prima da un imprenditore bresciano e poi da una masnada di avventurieri albanesi, russi-ciprioti, sloveni che da settimane sta ridicolizzando la città su tutti i giornali nazionali (leggi “Parma Calcio: non potrà che finire con le manette ai polsi di qualcuno”).

Potrei facilmente replicare agli amici reggiani che è meglio essere una città che assiste umiliata ai fallimenti della propria squadra di calcio e dell’aeroporto che la centrale operativa dell’ndrangheta in Emilia Romagna come emerso dall’inchiesta Aemilia e come proprio la Gazzetta di Reggio titolava a caratteri cubitali “Tsunami ‘ndrangheta su Reggio Emilia epicentro della metastasi(leggi articolo della Gazzetta di Reggio “Tsunami ‘ndrangheta su Reggio Emilia epicentro della metastasi”).
Ma so bene che i bonifici del Parma Calcio che non arrivano e il fermo amministrativo della C3 di Manenti per 1.900 euro di multe non pagate sono più tragicomici e quindi fanno più notizia dell’arresto di 110 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso. Di ndrangheristi c’è purtroppo piena l’Italia, come sanno bene a Reggio Emilia… personaggi buffi e improbabili come Manenti sono unici.
Se volessi rispondere in termini “campanilistici” a proposito di bandiere storiche ammainate di cui la Gazzetta di Reggio fa l’elenco parmigiano, potrei citare gli asili del Comune di Reggio Emilia che per anni sono stati sbandierati come forse l’unica eccellenza di questa città. L’ultima classifica nazionale del Sole 24 Ore ha sancito il sorpasso degli asili del Comune di Parma rispetto a quelli di Reggio Emilia.
Potrei ricordare che dopo le 19.30 il centro di Reggio Emilia diventa come quello di Sarajevo sotto coprifuoco durante la guerra civile, con neppure un bar aperto per bere un caffè, e le uniche luci accese sono quelle dei lampioni sotto i quali vanno a pisciare i cani.
Ma non lo faccio, non mi interessa controbattere in questo questo modo.
Mi preme piuttosto evidenziare che questi agitazione e revanscismo reggiani nascono dopo che le Istituzioni e gli industriali di Parma hanno chiesto alcuni collegamenti di treni ad Alta Velocità tra Milano e Parma durante il periodo dell’Expo e i nostri parlamentari Pagliari, Maestri e Romanini hanno chiesto stabilmente il passaggio nella Stazione di Parma di 4 linee ad AV in andata e 4 in ritorno, non per campanilismo, ma semplicemente per rispetto degli accordi siglati nel 1996 dal Comune di Parma e del conseguente investimento di più di 100 milioni di euro per realizzare l’interconnessione (leggi “Parma è Stazione dei treni ad Alta Velocità, come Reggio Emilia”).
Capisco che per i reggiani questo dell’Alta Velocità sia un tema scottante, trattandosi del futuro del trasporto italiano, di un fattore rilevante per la centralità e l’attrattività di una città, di investimenti e speculazioni nelle aree limitrofe ad una Stazione Mediopadana a Reggio Emilia costata 135 milioni di euro e definita una “cattedrale nel deserto” visto che oggi è in grado di mobilitare solo 46 persone per convoglio (leggi i numeri del flop della Mediopadana).
E’ evidente che se alcuni treni ad Alta Velocità fermassero a Parma, la Stazione di Reggio Emilia perderebbe tutti i passeggeri di Parma, Mantova, La Spezia, Cremona… e da già poco frequentata diventerebbe vuota. Quindi comprendo bene la loro inquietudine.
Ma davvero non si capisce il senso logico, tecnico, economico, turistico per il quale Parma dovrebbe rinunciare al diritto di avere dei treni ad AV, solamente perchè la scelta di realizzare la Stazione Mediopadana a Reggio Emilia è stata stata fallimentare come attestato dai numeri dalle Ferrovie dello Stato.
A chi dipinge una Parma che muore, a differenza di Reggio Emilia, ricordo che per spegnersi bisogna prima essersi accesi.
Parma si è accesa e saprà riaccendersi.
Con buona pace dei reggiani che magari, prima di deridere Parma perchè gli ufficiali giudiziari sequestrano le panchine dello Stadio Tardini, sarebbe meglio ci ripulissero da un po’ dall’ndrangheta che hanno portato in Emilia Romagna.
Altrimenti le loro critiche sembrano quelle di chi accusa la città di Dresda completamente rasa al suolo dai bombardamenti alleati di avere un Piano Regolatore scaduto.

Andrea Marsiletti

Reggio Emilia all’attacco di Parma… un pò meno dell’ndrangheta

SMA MODENA
lodi1

02/03/2015
h.19.30

In questi giorni la stampa reggiana è scatenata contro Parma.
In particolare merita una riflessione l’editoriale sulla Gazzetta di Reggio che, considerata l’autorevolezza della testata, sarebbe irrispettoso liquidare come una boutade campanilistica (leggi editoriale di Sesena “Il declino di Parma, la rivincita di Reggio”).
Parma è una città che ha tanti problemi, indubbiamente, come ne ha Reggio Emilia e quasi tutte le città italiane.
E’ chiaro che mettere alla berlina Parma oggi è facilissimo, con il nome della città abbinato allo spettacolo indecente e farsesco del Parma Calcio messo in scena prima da un imprenditore bresciano e poi da una masnada di avventurieri albanesi, russi-ciprioti, sloveni che da settimane sta ridicolizzando la città su tutti i giornali nazionali (leggi “Parma Calcio: non potrà che finire con le manette ai polsi di qualcuno”).

Potrei facilmente replicare agli amici reggiani che è meglio essere una città che assiste umiliata ai fallimenti della propria squadra di calcio e dell’aeroporto che la centrale operativa dell’ndrangheta in Emilia Romagna come emerso dall’inchiesta Aemilia e come proprio la Gazzetta di Reggio titolava a caratteri cubitali “Tsunami ‘ndrangheta su Reggio Emilia epicentro della metastasi(leggi articolo della Gazzetta di Reggio “Tsunami ‘ndrangheta su Reggio Emilia epicentro della metastasi”).
Ma so bene che i bonifici del Parma Calcio che non arrivano e il fermo amministrativo della C3 di Manenti per 1.900 euro di multe non pagate sono più tragicomici e quindi fanno più notizia dell’arresto di 110 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso. Di ndrangheristi c’è purtroppo piena l’Italia, come sanno bene a Reggio Emilia… personaggi buffi e improbabili come Manenti sono unici.
Se volessi rispondere in termini “campanilistici” a proposito di bandiere storiche ammainate di cui la Gazzetta di Reggio fa l’elenco parmigiano, potrei citare gli asili del Comune di Reggio Emilia che per anni sono stati sbandierati come forse l’unica eccellenza di questa città. L’ultima classifica nazionale del Sole 24 Ore ha sancito il sorpasso degli asili del Comune di Parma rispetto a quelli di Reggio Emilia.
Potrei ricordare che dopo le 19.30 il centro di Reggio Emilia diventa come quello di Sarajevo sotto coprifuoco durante la guerra civile, con neppure un bar aperto per bere un caffè, e le uniche luci accese sono quelle dei lampioni sotto i quali vanno a pisciare i cani.
Ma non lo faccio, non mi interessa controbattere in questo questo modo.
Mi preme piuttosto evidenziare che questi agitazione e revanscismo reggiani nascono dopo che le Istituzioni e gli industriali di Parma hanno chiesto alcuni collegamenti di treni ad Alta Velocità tra Milano e Parma durante il periodo dell’Expo e i nostri parlamentari Pagliari, Maestri e Romanini hanno chiesto stabilmente il passaggio nella Stazione di Parma di 4 linee ad AV in andata e 4 in ritorno, non per campanilismo, ma semplicemente per rispetto degli accordi siglati nel 1996 dal Comune di Parma e del conseguente investimento di più di 100 milioni di euro per realizzare l’interconnessione (leggi “Parma è Stazione dei treni ad Alta Velocità, come Reggio Emilia”).
Capisco che per i reggiani questo dell’Alta Velocità sia un tema scottante, trattandosi del futuro del trasporto italiano, di un fattore rilevante per la centralità e l’attrattività di una città, di investimenti e speculazioni nelle aree limitrofe ad una Stazione Mediopadana a Reggio Emilia costata 135 milioni di euro e definita una “cattedrale nel deserto” visto che oggi è in grado di mobilitare solo 46 persone per convoglio (leggi i numeri del flop della Mediopadana).
E’ evidente che se alcuni treni ad Alta Velocità fermassero a Parma, la Stazione di Reggio Emilia perderebbe tutti i passeggeri di Parma, Mantova, La Spezia, Cremona… e da già poco frequentata diventerebbe vuota. Quindi comprendo bene la loro inquietudine.
Ma davvero non si capisce il senso logico, tecnico, economico, turistico per il quale Parma dovrebbe rinunciare al diritto di avere dei treni ad AV, solamente perchè la scelta di realizzare la Stazione Mediopadana a Reggio Emilia è stata stata fallimentare come attestato dai numeri dalle Ferrovie dello Stato.
A chi dipinge una Parma che muore, a differenza di Reggio Emilia, ricordo che per spegnersi bisogna prima essersi accesi.
Parma si è accesa e saprà riaccendersi.
Con buona pace dei reggiani che magari, prima di deridere Parma perchè gli ufficiali giudiziari sequestrano le panchine dello Stadio Tardini, sarebbe meglio ci ripulissero da un po’ dall’ndrangheta che hanno portato in Emilia Romagna.
Altrimenti le loro critiche sembrano quelle di chi accusa la città di Dresda completamente rasa al suolo dai bombardamenti alleati di avere un Piano Regolatore scaduto.

Andrea Marsiletti