
27/12/2014
Pare destinato ad un grande successo commerciale e politico il film “The Interview” uscito in questi giorni “sold out” nei cinema americani, on demand (la pellicola è già stata scaricata da 750 mila persone) e su Youtube a pagamento. Ci mancava poi l’appello di Mitt Romney, ex governatore del Massachusetts e candidato repubblicano alle elezioni presidenziali americane del 2012: “Sony Pictures, lotta: distribuisci The Interview gratis e on line”.
E per fortuna che doveva essere un film censurato!
Indubbiamente lo scontro internazionale tra Stati Uniti e Corea del Nord ha fatto grande pubblicità al film che, raccontando la storia di un complotto della Cia per uccidere Kim Jong-un, irride il leader nordcoreano che viene presentato come un paffuto e grottesco psicopatico a Capo di un Paese di fanatici. Si ricorderà il clamore internazionale della guerra cybernetica dei giorni scorsi che ha visto prima un attacco ai server della Sony Pictures, produttrice del film, rivendicato dal gruppo di hacker “Guardiani della Pace” ma attributo dalla Fbi alla Corea del Nord (che ha però negato ogni coinvolgimento, ed oggi più di un analista è convinto che quell’attacco sia stato una bufala per creare clamore mondiale e promuovere il film), e poi l’immediata ritorsione americana che ha bloccato per 9 ore la piccola rete Internet del Paese asiatico.
Sono troppi gli aspetti di questa vicenda sproporzionati, che non possono non fare sorgere dubbi e preoccupazioni.
Mi sembra esagerata la corsa alla moltiplicazione della visibilità di questa pellicola: cinema, on demand, Youtube, l’appello alla distribuzione gratuita in Rete, pubblicità internazionale… il fine pare essere quello di raggiungere più persone possibili per presentare agli occhi del mondo un Paese pazzo, tragicomico, pericoloso per l’Umanità per i suoi comportamenti schizofrenici… un trattamento riservato ad uno Stato sovrano e ad un Governo nazionale forse senza precedenti cinematografici.
Mi sembra assai provocatorio che a produrre questo film sia stato uno Studio giapponese. Come noto nel 1905 la Corea venne occupata dal Giappone divenendone un protettorato e, nel 1910, fu completamente annessa come colonia nell’Impero giapponese con il nome di Chōsen. Il dominio coloniale finì con la resa del Giappone nella seconda guerra mondiale il 15 agosto 1945, e con la liberazione rivoluzionaria che vide alla testa Kim il Sung. In seguito a queste vicende storiche di dominio imperialista, è inevitabile che in Corea sia ancora molto forte un sentimento anti-giapponese… e il fatto che oggi siano loro, i giapponesi, ad irridere la Corea del Nord suona quantomai sfidante.
Mi sembra poi sproporzionato che un Presidente degli Stati Uniti intervenga e di fatto costringa uno Studio cinematografico alla pubblicazione di un film dopo che esso aveva deciso di ritirarlo dal mercato a seguito delle polemiche.
Ma soprattutto appare inquietante che a distanza di solo qualche ora dagli attacchi hacker che hanno sottratto dati e indirizzi email (?) ai server della Sony Pictures, in un’intervista alla Cnn Obama colga immediatamente la palla al balzo per dichiarare di voler “riconsiderare l’ipotesi di inserire di nuovo Pyongyang nella lista nera dei Paesi terroristi”, oltre che di pensare ad una “risposta proporzionata“. La Corea del Nord è stata cancellata sei anni fa da questo elenco, ma secondo l’Fbi vi sarebbero prove evidenti dell’implicazione del regime di Pyongyang nell’attacco hacker alla Sony Pictures. E questo “sospetto” della Fbi è per Obama una prova sufficiente per tornare a bollare come terrorista uno Stato che ha impostato tutta la sua politica ripiegando su se stesso, che ha chiuso i confini in entrata e in uscita isolandosi dal resto del pianeta (con qualche eccezione, leggi), che non si comprende quale vantaggio possa ottenere facendo saltare in aria quattro americani con una bomba terrorista. Non è certo con quattro cadaveri americani a terra che la Corea del Nord può pensare di difendere o consolidare l’ideologia dello Juchè.
Non vorrei che invece del film “The Interview” stessimo rivedendo quello sulla Guerra del Golfo, quando gli Stati uniti invasero l’Iraq perchè ci sarebbe stato Saddam Hussein dietro all’attentato delle Torri Gemelle e perchè la CIA aveva garantito che quello Stato canaglia era pieno zeppo di armi chimiche. Dietro l’11 settembre in realtà si scoprì che c’era Osama Bin Laden, quelle armi di distruzione di massa non furono mai trovate e quel rapporto della CIA fu poi riconosciuto dagli stessi americani come un falso e la scusa per invadere l’Iraq. Le conseguenze dei disastri che ha causato quell’esportazione della democrazia in termine di vite umane e di stabilità del Medio Oriente le stiamo pagando ancora oggi a distanza di più di dieci anni.
E’ un film già visto.
La variante alla trama è che, per fortuna della Corea del Nord, l’esercito di Pyongyang dispone di bombe atomiche… con quella anche gli americani ci vanno più piano. Comunque andasse a finire, per loro non sarebbe un “happy end”.