
15/05/2015
LETTERA APERTA all’Ambasciatore della Corea del Nord in Italia, compagno Kim Chun Guk
Caro compagno Kim,
Ti scrivo per esprimerTi la mia solidarietà per l’ennesima campagna mediatica internazionale diffamatoria scatenata contro la Corea del Nord in questi giorni. Dell’accanimento contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea avevamo già parlato di persona quando ci siamo conosciuti in ambasciata a Roma alla fine del 2014.
L’agenzia sudcoreana sudcoreana Yonhap sta spammando in tutto il mondo la notizia grottesca che Hyon Yong-chol, responsabile delle forze armate, sarebbe stato fucilato per ordine del Maresciallo Kim Jong Un da un plotone di esecuzione con una palla di cannone antiaereo perchè colpevole di essersi addormentato durante una parata militare, disobbedendo così alle istruzioni del Partito.
Nessuna sorpresa. In questi anni le agenzie sudcoreane ci hanno abituato alle leggende metropolitane contro Kim Jong Un: avrebbe fatto sbranare da 120 cani donne e bambini della sua famiglia, condannare a morte i calciatori della nazionale colpevoli di non aver vinto il campionato del mondo (salvo poi sostenere che il TG nazionale avrebbe annunciato che la Corea del Nord ha vinto i Mondiali di calcio in Brasile), imporre il suo taglio di capelli a tutti gli adolescenti della Corea del Nord, fucilare la sua ex fidanzata, scatenare un attacco hacker contro la Sony, colpevole di aver prodotto il filmetto “The Interview”… Con i titoli dei giornali in cui compaiono a caratteri cubitali le parole “brutalità”, “sadismo”, “malvagità”, “ferocia”, “disumanità”, “efferatezza”, “pazzia”, “follia”…
Ovviamente tutte le notizie sono state diffuse dalle agenzie di Seul senza uno straccio di prova. Ahinoi, li conosciamo i sudcoreani… sono dei leoni della tastiera e fanno i gagliardi, difesi dai soldati americani lungo i confine di Panmunjom al 38° parallelo.
Il motivo di questa aggressione mediatica è molto semplice, come tu ben sai: abbattere il Governo di Pyongyang, l’ultimo avamposto di comunismo reale dopo il crollo dell’Unione Sovietica di Lenin e Stalin sotto i colpi del revisionismo di Krusciov, della Cina di Mao per mano del riformismo di Deng Xiaoping o della Cuba di Raul Castro ormai di casa a Washington e in Vaticano.
E la strategia scelta per affossare l’ideologia dello Juchè teorizzata da Kim Il Sung, e poi portata avanti da Kim Jong Il e oggi da Kim Jong Un, che prevede l’autonomia e l’unità monolitica tra Stato, Partito, Popolo ed Esercito, è quella della “derisione”, far passare la Corea del Nord come uno Stato parossistico, dopo aver fatto di tutto per accreditarlo come uno “Stato canaglia” che minacciava la sicurezza mondiale con le sue bombe atomiche.
Attenzione, però: la strategia dell’irrisione è pericolosissima, perchè delegittima, confonde, induce alle semplificazioni, trasforma le questioni politiche in caricaturali.
Caro ambasciatore, non so se hai avuto occasione di leggerlo, ma nel celeberrimo libro “Il nome della Rosa” il bibliotecario monaco benedettino Jorge da Burgos aveva ben coscienza che l’arte comica porta con sè effetti eversivi, in quanto il riso distrugge il principio d’autorità e la sacralità del dogma. Con i dovuti distinguo del caso, a partire dagli eccessi di zelo del monaco, la medesima questione si ripropone oggi. Ma ormai dovresti esserci abituato!
In attesa di invitarTi a Parma come già annunciato al comune amico e compagno Franco e a tutte le Istituzioni politiche ed economiche cittadine, rimango in attesa di essere convocato per il rilascio del visto per consentire la visita della prima delegazione dell’Emilia Romagna in Corea del Nord della quale sono onorato di fare parte.
A presto!
Un caro saluto,
Andrea Marsiletti