A caccia del cacciatore

SMA MODENA
lombatti_mar24

Le altre notizie pubblicate oggi
(non più in homepage)
___
03/10/2010
h.19.20

Domenica 3 ottobre mattina nei pressi delle campagne sorbolesi abbiamo passeggiato sui terreni adiacenti gli argini del fiume Enza cercando di disturbare la caccia ai fanatici locali.
Indossando i giubbini catarifrangenti e armati di fischietti, abbiamo visto un cacciatore (con cane al seguito) che ha sparato, incurante che ci fossero due persone a poche centinaia di metri da lui, cercando di mirare un leprotto. L’uomo si è subito innervosito perché gridando non gli avevamo dato la possibilità di sparare il secondo colpo per colpire la preda, dopo di che gli abbiamo ricordato che non poteva sparare se c’erano delle persone nelle vicinanze. Lui si è subito messo sulla difensiva dicendo che non ci aveva visti e ha chiamato il “compagno di giochi” (per loro era un divertimento) che altro non era che un presunto maresciallo dei carabinieri. Quest’ultimo ci ha consigliati di andare a camminare sull’argine dove potevamo essere ben visibili e non stare all’interno del boschetto “perché potrebbe essere pericoloso, qui ci sono persone armate”……
Dopo aver cercato inutilmente di chiamare il 113 e il 112 (che si sono rimbalzati la responsabilità o non hanno risposto) per denunciare il fatto che un cacciatore sparava con passanti vicini, quest’ultimo chiamò la caserma di sua conoscenza (probabilmente una locale) dicendo “mandami XXXXX e quell’altro su una volante”. Ci disse, inoltre, che avremmo dovuto pagargli tutti i danni della giornata di caccia persa e brontolando tra se e se che non era possibile che lui pagava le tasse, la selvaggina, i bossoli, le armi e poi arrivano “questi qua” e lo prendono in giro.
Ci ha intimato più volte di dargli i nostri nomi e cognomi, di montare in macchina con lui per andare in caserma, di dirgli dove avevamo la macchina continuando a ripetere “voi non sapete chi sono io”. Alla fine il “maresciallo”, dopo aver detto all’amico di lasciar correre e tornare a divertirsi si diresse verso un campo vicino;un altro “signore” che guardandoci dall’auto parlava al telefono si allontanò e il primo cacciatore, facendo finta di andare verso la sua auto, imboccò un’altra stradina sterrata. Così noi siamo rimasti sul posto 10-15 minuti e vedendo che non arrivava nessuno ci siamo incamminati verso casa.
Questa piccola esperienza ci è servita per capire meglio la mentalità di queste persone: credono di poter fare quello che vogliono e nessuno possa mettere in dubbio il loro operato solo perché hanno un’arma in mano. Il problema, almeno nei piccoli paesi, è che questi personaggi si conoscono tutti e sanno come aggirare i fatti per avere la legge (e chi dovrebbe farla rispettare) sempre dalla loro parte.
Sicuramente torneremo per cercare di documentare meglio altri fatti di questo tipo, perché mentre più del 90% della popolazione è contraria a questo “sport” crudele e sanguinario loro continuano la strage di creature innocenti che non possono difendersi. 

                                                                            ANIMALS FREEDOM PARMA