“Accompagnare le imprese verso il futuro”. INTERVISTA a Marco Granelli, neoeletto presidente nazionale di Confartigianato

È il salsese Marco Granelli il nuovo presidente nazionale di Confartigianato, la confederazione che rappresenta 678.000 associati in Italia, 44.000 in Emilia-Romagna.

58 anni, sposato, padre di due figli è imprenditore del settore costruzioni.
È stato presidente di Confartigianato Imprese Parma (dal 2004 al 2012), poi ha guidato la federazione dell’Emilia-Romagna (dal 2009 al 2020) ed è stato vice presidente di Confartigianato Imprese dal 2012.  

È il primo parmense (o forse dovrei dire salsese…) ad arrivare alla presidenza nazionale di una confederazione importante come Confartigianato che cosa rappresenta per lei questo traguardo?

È chiaramente fonte di grande soddisfazione. Merito e ringraziamenti vanno anche a tutti coloro che mi hanno accompagnato in questi anni a livello regionale, provinciale e comunale, se mi è permesso un tocco di campanilismo. Questo traguardo corona un percorso che mi ha visto alla guida dell’associazione, in ogni livello territoriale. Ho iniziato come presidente della categoria edilizia, nella provincia di Parma, nei primi anni ’90; poi presidente territoriale provinciale di Parma, per due mandati; quindi presidente regionale dell’Emilia-Romagna e, dal 2012, vice presidente vicario nazionale.

Che eredità trova?

Il lascito della precedente dirigenza è molto importante e di valore. È un’eredità fatta di persone, a ogni livello, che hanno svolto il loro compito, portando avanti le istanze degli imprenditori con dedizione, competenza e passione.

Quale sarà la sua squadra e quali compiti avranno?

La mia squadra sarà l’espressione dei valori di corresponsabilità e collegialità, che saranno i tratti distintivi del mio mandato. Corresponsabilità, perché credo che oggi l’impegno di tutti debba rientrare in una logica di sistema. Indipendentemente dal ruolo e dalle funzioni che si ricoprono, si deve remare in direzione della difesa dei nostri imprenditori e del fare impresa, creando il contesto più favorevole possibile, per tornare a crescere.

Opereremo all’insegna di questa collegialità e terremo conto delle componenti che rappresentano tutto il territorio e il sistema Confartigianato.

Il compito principale è quello di ridare fiducia ai nostri imprenditori. Non dobbiamo cedere al pessimismo e alla rassegnazione, che alberga in molte persone. Dobbiamo far sentire loro la vicinanza dell’Associazione e mettere in campo una rappresentanza di prossimità: vicina alle istanze e capace di cogliere le preoccupazioni di ogni giorno.

Ci può illustrare i principali obiettivi?

Gli obiettivi sono quelli di accompagnare le imprese verso il futuro, un percorso sostenuto da due driver: la sostenibilità sociale, economica e ambientale e la digitalizzazione, rendendo più semplice l’avvio e l’utilizzo delle nuove tecnologie, che consentono alle imprese di rinnovare il loro modo di lavorare e di stare sul mercato.

In questo percorso la formazione avrà un ruolo centrale, per accrescere le competenze e la meritocrazia, fattori che saranno decisivi per il successo delle aziende.

Forse nell’ultimo decennio i corpi intermedi e il concetto di rappresentanza sono stati messi un po’ in disparte, crede che la crisi che stiamo attraversando a causa della pandemia ne abbia messo in risalto l’importanza? E quale pensa sia oggi il ruolo della rappresentanza nei diversi livelli territoriali?

Credo che la crisi dei corpi intermedi sia il tema più importante da affrontare e non solo da oggi per il sistema confederale. È chiaro che l’ascensore sociale si è bloccato o peggio sta portando tante persone verso il basso. Si è dunque smarrita la certezza di poter garantire ai figli un futuro migliore di quello che i nostri genitori hanno lasciato a noi. L’associazione di rappresentanza deve essere oggi il punto di riferimento all’interno delle comunità, grazie al dialogo costruttivo e continuo con le istituzioni, in particolare riguardo ai problemi che non trovano soluzione: lavoro, burocrazia e credito. Dunque Confartigianato dovrà farsi portavoce delle istanze delle comunità. Soprattutto in tempi in cui ognuno può crearsi un proprio palinsesto grazie alla tecnologia, diventa un fattore determinante quello di saper dare un’unica voce alle tante dispersive individualità, anche per evitare il pericolo del populismo.

Quale sarà la sua prima richiesta al Governo?

Vorrei un Governo che tenga conto, quando fa una norma, del fatto che ha davanti un mondo fatto dal 98% da micro, piccole e medie imprese e che deve governare in funzione di questo tessuto economico. Una realtà che tante volte ci viene riconosciuta, nei luoghi di confronto istituzionali, ma che poi nei fatti non trova concretezza. Di richieste ne abbiamo davvero tante e l’agenda è già piena di impegni.

La legge quadro sull’artigianato è datata 1985, come possono le imprese italiane essere competitive se devono muoversi con regole scritte 35 anni fa?

Ci troviamo ghettizzati da una legge che crea confini con limiti dimensionali che non valgono più. Oggi è necessario partire dalla premessa che l’artigiano è colui che fa un prodotto di qualità, all’interno di un perimetro culturale rappresentato da ciò che noi chiamiamo “valore artigiano”. In queste due parole sono condensati i valori della creatività, del ben fatto, dell’unicità e della personalizzazione dei nostri prodotti. Io credo che questo sia un elemento che consenta, in un’epoca di standardizzazione, di essere parte attiva e protagonista di un mercato che richiede sempre più la personalizzazione e la cura del particolare.

Tatiana Cogo

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