
Angelo Branduardi è un musicista che ha sempre saputo partire da idee originali – sebbene spesso si sia appoggiato a musiche e melodie tradizionali e popolari – per arrivare al pubblico, talvolta grande, seguendo percorsi non convenzionali, giocando nel terreno misto, tra folk, pop, musica d’autore e musica antica riadattata e riarrangiata.
Conosciuto a livello internazionale – in Germania ad esempio ha avuto forse più successo che in Italia – può essere considerato uno dei musicisti più capaci di far dialogare “futuro e antico” in ambito di musica popular.
Il suo look ridefinisce in chiave pop stilemi d’altri tempi: più o meno tutti ricordano la sua figura di esile menestrello con violino, armato solo di una capigliatura folta e riccia, con vestiti ariosi e spesso di stile rinascimentale, come è anche la sua voce altera ma al tempo stesso capace di grande intensità.
Sul piano tematico si è sempre appoggiato su una studiata intelaiatura narrativa e poetica, grazie anche alla collaborazione con la moglie Luisa Zappa (come accade anche in questo progetto): esemplare in questo senso è uno dei suoi capolavori: “Confessioni di un malandrino”.
Nel 2000 – anno non casuale, in quanto giubilare – decide di piazzare un piccolo capolavoro, infinitamente piccolo, dedicato in realtà ad un santo grandissimo: San Francesco D’Assisi. All’album è seguito un importante tour in tutta Europa, con un vero e proprio spettacolo in cui Branduardi si avvale anche di attori e danzatori.
Saccheggiando insieme alla moglie le “Fonti francescane” ed altri testi – tra cui spicca il Canto XI del Paradiso di Dante Alighieri – e, non di meno, reinterpretando melodie sue e di altri autori, arriva a comporre un mosaico di grande valore artistico, avvalendosi di prestigiose collaborazioni (si veda la tracklist).
A nulla sarebbe però valsa l’idea di celebrare il Santo Patrono d’Italia se la sostanza musicale non fosse stata degna di nota. Anzi, a ben vedere, il rischio dell’operazione era piuttosto alto. Ma il risultato è davvero importante, anche per chi non è abituato ad ascoltare musica e parole di questo tipo e tematiche.
L’album scorre in modo compatto ed equilibrato, ma per niente monotono, alternando momenti solenni, ritmi giocosi, scenari cupi e aperture musicali piene di speranza.
L’inno iniziale, in cui viene reinterpretato “Il cantico delle creature” è meraviglioso nella sua espressività.
Con mossa sagace, segue l’episodio più divertente e musicalmente trascinante: “Il sultano di Babilonia e la prostituta” si spinge in territori arditi, tra tempo techno e folk balcanico, con una risultanza molto efficace, grazie anche al duetto con Battiato.
“Il lupo di Gubbio” è uno degli episodi più riusciti dell’album, per intensità e pathos.
In “Audite poverelle” Branduardi collabora con la Nuova Compagnia di Canto Popolare per celebrare con efficaci contrappunti musicali la corrispondente femminile di Francesco: Santa Chiara D’Assisi.
Altro capolavoro, giocato su una dolce sonorità country che non t’aspetti sulle parole mirabili tratte dalla Divina Commedia, nel canto in cui si celebra appunto la figura di San Francesco.
Di grande divertimento “Il trattato dei miracoli”, rubacchiato e ricucito con maestria, da un reel irlandese e da un salterello rinascimentale.
Altra collaborazione di grande livello per uno dei brani più toccanti: i Madredeus, con la splendida voce di Teresa Salgueiro, che vola sulle suggestive paludi di Venezia, dove Francesco si fermo a pregare, tra il silenzio surreale della natura.
Altro cambio repentino di mood: c’è spazio per la sperimentale e potente “La regola” con abbondante uso di effetti vocali, ritmici e strumentali.
“La predica della perfetta letizia” fa rivivere in un tipico mood branduardiano l’ultima grande lezione di San Francesco, alle prese con le tribolazioni di una vita piuttosto controcorrente, fino alle rinunce più radicali: “aver vinto su te stesso, sappi questa è la letizia”.
Fa un certo effetto vedere su un sito che la melodia è stata ripresa da “Wild flowers” di Dolly Parton, ma questo è Branduardi.
Solenne e cupo il sound in cui viene descritta la morte del Santo. Qui la citazione musicale è addirittura lampante: “Shine on you crazy diamond” dei Pink Floyd!!! Bellissimo il flauto di pan, suonato dallo stesso Branduardi. Lo accompagnano “I Muvrini” un gruppo musicale della Corsica.
La chiusura è affidata al grandissimo Ennio Morricone: l’orchestrazione è notevole, mentre dal punto di vista musicale, in particolare del cantato, è un finale piuttosto debole e retorico… peccato.
Glielo perdoniamo… Se non avete ancora avuto modo di ascoltare questo capolavoro potete cogliere l’occasione nella particolare atmosfera data dai giorni di Pasqua.
Alberto Padovani
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Tracklist
- Il cantico delle creature
- Il sultano di Babilonia e la prostituta(cantata con Franco Battiato)
- Il lupo di Gubbio
- Audite poverelle(con la Nuova Compagnia di Canto Popolare),
- Paradiso, Canto XI
- Il trattato dei miracoli
- Nelle paludi di Venezia Francesco si fermò per pregare e tutto tacque(con i Madredeus)
- La regola
- La predica della perfetta letizia
- La morte di Francesco (con I Muvrini)
- Salmo (diretta da Ennio Morricone)
Musicisti
- Angelo Branduardi – voce, cori, violino, chitarra, sintetizzatore, flauto di Pan, dulcimer, percussioni
- Carlo Gargioni – tastiera, programmazione, pianoforte, organo Hammond, Fender Rhodes
- Davide Ragazzoni – batteria etnica
- Daniele Bogni – violoncello