Indovina chi viene alle primarie?

SMA MODENA
lombatti_mar24

22/11/2012
h.11.00

Ieri il nostro amico Guido Cavalli è stato, suo malgrado, oggetto di un esplicativo dibattito sul blog di una nota testata online di Parma.
Il tono di alcuni interventi è stato abbastanza spiacevole, dietrologico e trasudava la solita infondata pretesa di superiorità morale che purtroppo ancora aleggia in certa sinistra, nonostante le vicende che hanno riempito le pagine dei giornali, dal caso Unipol a oggi.
Cosa si contesta a Cavalli? Di aver aderito al comitato “Indipendenti x Renzi”, proprio lui che, con un passato di sinistra, ha fatto parte dello staff dell’ex sindaco Pietro Vignali (confermo, c’ero anch’io).
Come altre persone che venivano da quell’area, Cavalli ha quindi partecipato dell’esperienza civica che è poi finita come sappiamo tutti.
Anche i suoi detrattori, però, capiranno che se a Parma (città culturalmente e politicamente progressista) il centrosinistra politico da 15 anni perde tutte le elezioni amministrative che affronta, significa che altre diverse migliaia di suoi elettori hanno preferito dare fiducia e sostenere prima Ubaldi e poi Vignali. Non una sola, ma ben tre volte: nel 1998, nel 2002, nel 2007. Tutti moralmente indegni di partecipare a queste primarie da protagonisti?
Non penso.
Però penso che questa vicenda permetta di affrontare alcuni nodi cruciali che ruotano attorno a queste primarie.
Per esempio, se qualcuno avesse provato a tenere nota delle gentilezze riservate da compagni di partito e di coalizione a Matteo Renzi, questo sarebbe stato il risultato di un paio di giorni a caso a inizio campagna: “Da dove vengono i soldi? Secondo me anche dall’estero” (Sposetti), “non ha mai lavorato in vita sua” (Cofferati), “non è così furbo come dicono” (Marini), “cementificatore” (Puppato), “è andato ad Arcore. Vuol farsi pubblicità stile Mediaset”, “rottamare è una parola sgradevole, volgare, berlusconiana” (Marchini), “inqualificabile” (Ginefra), “atteggiamento non esattamente democratico (Marino), “cialtrone” (Rosa Russo Jervolino), “ma che innovatore, copia il nostro programma”, “un ex portaborse: ripete a pappagallo alcune ricette della destra”, “spero non si presti a fare da paravento a una operazione berlusconiana” (Fassina), “messaggio berlusconiano e grillesco”, “chincaglieria” (Bindi), “subalterno al liberismo” (Vendola), “si farà male”, “se vince lui centrosinistra finito”, “non è il rimedio, è peggio del male” (D’Alema). Nelle settimane successive è andata pure peggio. Sia a livello nazionale che locale.
Quindi Cavalli non si lamenti troppo: gli è andata anche bene, ma ha ragione quando invoca “una politica normale, con una dialettica normale, senza scomuniche, senza pedigree”.
Perché è questo che in tanti, di sinistra, di destra o altro ancora, chiedono oggi alla politica.
E, volenti o nolenti, a sinistra, solo Renzi offre questa chance.
C’è da augurarsi che anche dall’implosione del centrodestra venga fuori una proposta simile.
Certo, per mettere fine alla guerra per bande che ha caratterizzato (e paralizzato) la politica italiana Renzi non basta, ma il “metodo Renzi” di guardare al futuro, non al passato e trattare chi la pensa diversamente con rispetto e non da delinquente o sub-umano, è quello giusto. L’unico se si vuole una politica normale in un Paese normale.
Per questo, le primarie di domenica sono importanti.
Non solo per il centrosinistra, ma per tutto il Paese.
Per questo tanta gente, anche fuori dal campo progressista, vi guarda con sincero interesse.
Non per infiltrarsi e inquinare il voto, ma per iniziare a cambiare le cose in questo Paese bloccato.
Proprio per questo, il tentativo della dirigenza Pd di creare un percorso ad ostacoli per restringere il più possibile il campo ai soli militanti, è apparso per quel che è: una ostinata difesa dello status quo.
“Non penserete che il nostro candidato premier ce lo facciamo scegliere dagli altri”, aveva detto Bersani.
Ecco il problema: “gli altri”. Noi di qua e loro di là.
Quello che il segretario del Pd, nella sua schietta ammissione, non capisce è che quel suo “Noi” sta ormai a rappresentare solo apparati di partito, mentre gli altri sono tutto il resto.
Sono imprenditori, operai, mamme, nonni, precari, manager, studenti, artigiani, disoccupati oggi privi di rappresentanza politica.
Gli altri sono quelli che il Pd di Bersani non lo votano. Ma quello di Matteo Renzi, forse sì.
Posso sbagliare, ma penso che Matteo Renzi sia l’ultima chance che tanti, tantissimi italiani sono disposti dare al sistema dei partiti tradizionali.
Dopo e oltre c’è solo Grillo.

Andrea Ansaloni

PS. Se poi nel Pd si coltiva la speranza che “gli altri” rinuncino a partecipare a queste primarie, almeno si eviti di mandare loro l’invito a casa. A me, per esempio, è arrivato l’altro ieri. Non sarebbe poco cortese disertare una festa a cui si è invitati dal padrone di casa?

(www.revolvere.net)

Indovina chi viene alle primarie?

SMA MODENA
lombatti_mar24

22/11/2012
h.10.00

Ieri il nostro amico Guido Cavalli è stato, suo malgrado, oggetto di un esplicativo dibattito sul blog di una nota testata online di Parma.
Il tono di alcuni interventi è stato abbastanza spiacevole, dietrologico e trasudava la solita infondata pretesa di superiorità morale che purtroppo ancora aleggia in certa sinistra, nonostante le vicende che hanno riempito le pagine dei giornali, dal caso Unipol a oggi.
Cosa si contesta a Cavalli? Di aver aderito al comitato “Indipendenti x Renzi”, proprio lui che, con un passato di sinistra, ha fatto parte dello staff dell’ex sindaco Pietro Vignali (confermo, c’ero anch’io).
Come altre persone che venivano da quell’area, Cavalli ha quindi partecipato dell’esperienza civica che è poi finita come sappiamo tutti.
Anche i suoi detrattori, però, capiranno che se a Parma (città culturalmente e politicamente progressista) il centrosinistra politico da 15 anni perde tutte le elezioni amministrative che affronta, significa che altre diverse migliaia di suoi elettori hanno preferito dare fiducia e sostenere prima Ubaldi e poi Vignali. Non una sola, ma ben tre volte: nel 1998, nel 2002, nel 2007. Tutti moralmente indegni di partecipare a queste primarie da protagonisti?
Non penso.
Però penso che questa vicenda permetta di affrontare alcuni nodi cruciali che ruotano attorno a queste primarie.
Per esempio, se qualcuno avesse provato a tenere nota delle gentilezze riservate da compagni di partito e di coalizione a Matteo Renzi, questo sarebbe stato il risultato di un paio di giorni a caso: “Da dove vengono i soldi? Secondo me anche dall’estero” (Sposetti), “non ha mai lavorato in vita sua” (Cofferati), “non è così furbo come dicono” (Marini), “cementificatore” (Puppato), “è andato ad Arcore. Vuol farsi pubblicità stile Mediaset”, “rottamare è una parola sgradevole, volgare, berlusconiana” (Marchini), “inqualificabile” (Ginefra), “atteggiamento non esattamente democratico (Marino), “cialtrone” (Rosa Russo Jervolino), “ma che innovatore, copia il nostro programma”, “un ex portaborse: ripete a pappagallo alcune ricette della destra”, “spero non si presti a fare da paravento a una operazione berlusconiana” (Fassina), “messaggio berlusconiano e grillesco”, “chincaglieria” (Bindi), “subalterno al liberismo” (Vendola), “si farà male”, “se vince lui centrosinistra finito”, “non è il rimedio, è peggio del male” (D’Alema). Nelle settimane successive è andata pure peggio. Sia a livello nazionale che locale.
Quindi Cavalli non si lamenti troppo: gli è andata anche bene, ma ha ragione quando invoca “una politica normale, con una dialettica normale, senza scomuniche, senza pedigree”.
Perché è questo che in tanti, di sinistra, di destra o altro ancora, chiedono oggi alla politica.
E, volenti o nolenti, a sinistra, solo Renzi offre questa chance.
C’è da augurarsi che anche dall’implosione del centrodestra venga fuori una proposta simile.
Certo, per mettere fine alla guerra per bande che ha caratterizzato (e paralizzato) la politica italiana Renzi non basta, ma il “metodo Renzi” di guardare al futuro, non al passato e trattare chi la pensa diversamente con rispetto e non da delinquente o sub-umano, è quello giusto. L’unico se si vuole una politica normale in un Paese normale.
Per questo, le primarie di domenica sono importanti.
Non solo per il centrosinistra, ma per tutto il Paese.
Per questo tanta gente, anche fuori dal campo progressista, vi guarda con sincero interesse.
Non per infiltrarsi e inquinare il voto, ma per iniziare a cambiare le cose in questo Paese bloccato.
Proprio per questo, il tentativo della dirigenza Pd di creare un percorso ad ostacoli per restringere il più possibile il campo ai soli militanti, è apparso per quel che è: una ostinata difesa dello status quo.
“Non penserete che il nostro candidato premier ce lo facciamo scegliere dagli altri”, aveva detto Bersani.
Ecco il problema: “gli altri”. Noi di qua e loro di là.
Quello che il segretario del Pd, nella sua schietta ammissione, non capisce è che quel suo “Noi” sta ormai a rappresentare solo apparati di partito, mentre gli altri sono tutto il resto.
Sono imprenditori, operai, mamme, nonni, precari, manager, studenti, artigiani, disoccupati oggi privi di rappresentanza politica.
Gli altri sono quelli che il Pd di Bersani non lo votano. Ma quello di Matteo Renzi, forse sì.
Posso sbagliare, ma penso che Matteo Renzi sia l’ultima chance che tanti, tantissimi italiani sono disposti dare al sistema dei partiti tradizionali.
Dopo e oltre c’è solo Grillo.

Andrea Ansaloni

PS. Se poi nel Pd si coltiva la speranza che “gli altri” rinuncino a partecipare a queste primarie, almeno si eviti di mandare loro l’invito a casa. A me, per esempio, è arrivato l’altro ieri. Non sarebbe poco cortese disertare una festa a cui si è invitati dal padrone di casa?

(www.revolvere.net)