“Abbiamo affrontato la pandemia mostrando il grande valore delle cooperative sociali e oggi lanciamo proposte per innovare il già ottimo sistema di welfare di questa regione” così ha esordito oggi Alberto Alberani, responsabile Emilia-Romagna e vicepresidente nazionale Legacoopsociali, presentando in conferenza stampa il congresso regionale del comparto che si terrà nella mattinata di domani, 5 novembre, presso Fico a Bologna.
“Quest’anno – ha ricordato il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti – ricorrono i 30 anni della legge 381 che riconosce il ruolo specifico delle cooperative sociali. Un ruolo la cui importanza si è evidenziata anche durante i momenti più acuti della pandemia, quando hanno assicurato l’apertura e il funzionamento delle Rsa, dei servizi all’infanzia e, attraverso le cooperative di tipo B, hanno dato continuità al lavoro delle persone fragili”.
Il 2020, anno in cui la pandemia ha avuto gli impatti più tragici e negativi, le 202 cooperative sociali aderenti a Legacoop Emilia-Romagna, che con i loro servizi raggiungono circa un milione di emiliano-romagnoli, hanno evidenziato un lieve calo nel fatturato (da 1.380.000.000 del 2019 al 1.214.000.000 del 2020) degli utili (-179.000 euro) e nell’occupazione (da 31.524 a 30.256 addetti). Tuttavia, il patrimonio e le risorse messe a riserva hanno consentito di affrontare queste problematiche senza troppe difficoltà.
“Nel 2022 – ha detto Alberani – speriamo di avere risultati anche migliori rispetto al pre-Covid e per questo intendiamo investire per innovare i nostri servizi, a iniziare da quelli rivolti alle persone non autosufficienti proponendo un nuovo modello di residenze (Cra-Rsa) con reparti a maggiore intensità sanitaria e più connesse all’assistenza domiciliare e ai gruppi appartamento, in particolare rivolti a persone con disabilità”.
“Un tema, quello della domiciliarità, nel quale la cooperazione sociale ha come interlocutore privilegiato la cooperazione di abitanti – sottolinea Barbara Lepri, direttrice di Legacoop Emilia-Romagna e responsabile dell’associazione regionale degli abitanti –. Assieme stiamo progettando nuove realtà nelle quali sia possibile vivere in spazi personali ma in un contesto che metta in comune servizi e opportunità”.
Altri progetti riguardano la creazione di poli per l’ infanzia che accolgono bambine e bambini da 1 a 6 anni con un’unica figura professionale, poli-spazi aperti anche nel week end, rivolti anche a chi non frequenta i servizi e per sostenere gli interventi domiciliari, poli con servizi di pediatria e di supporto alla genitorialità. Ed è sui servizi all’infanzia che la cooperazione sociale insiste nel richiedere che si esca dalla logica della gare d’appalto per passare all’accreditamento, così come già avviene per i servizi alle persone anziane.
“La cooperazione di tipo B, quella che ha come soci e addetti persone fragili e disabili, è un chiaro esempio di quella economia circolare della quale si parla tanto – ha concluso Alberani tornando a chiedere che la Regione dia vita a un Patto per valorizzare il lavoro sociale –. In quelle cooperative, infatti, si raggiungono obiettivi di giustizia sociale, affidando lavoro e responsabilità a persone altrimenti lasciate a casa; si svolgono attività rispettose dell’equilibrio ecologico e, contemporaneamente, si fanno imprese con i bilanci in ordine e gli addetti in regola”.