
30/12/2011
Avevamo lasciato il perfido Maltazard nel mondo degli umani dopo che aveva acquisito una nuova statura mentre invece Arthur si trovava nel regno dei Minimei ridotto alle loro dimensioni e apparentemente impossibilitato a fare ritorno a casa.
Ora la vicenda, come promesso, continua. Con il padre sempre più pentito di come ha trattato Arthur mentre il nonno cerca di mediare con Maltazard che, dopo aver tentato una precaria plastica facciale, rivela le proprie intenzioni di distruzione. Arthur però, con l’aiuto di Selenia e di Betameche, non perde tempo per la riscossa anche se le sue ridotte dimensioni sembrerebbero ostacolarlo. I tre non saranno i soli a muoversi a Daisy Town. Con loro c’è il figlio di Maltazard, Darkos.
Luc Besson, ovvero il serializzatore e il più americano dei registi francesi. Serializzatore perché, avendo scoperto con Arthur e il popolo dei Minimei una sorta di gallina dalle uova d’oro, ha deciso di sfruttarla più che poteva. Con Arthur e la vendetta di Maltazard lo aveva dichiarato esplicitamente grazie al cliffhanger dell’arrivo tra gli uomini del principale loro nemico seguito da quel ‘continua’ che non si riferiva a una settimana dopo ma ad almeno un anno. L’operazione non gli era riuscita granché bene perché l’episodio era troppo sbilanciato in favore dell’inconsistente comicità del padre e della madre di Arthur.
Il regista deve essersi reso conto (anche se avrebbe dovuto saperlo) che sono i cattivi quelli che tengono in piedi le storie, soprattutto quando si atteggiano a fiabe, per di più con sfondo ecologista. Ha così deciso di affidarsi alla ‘terribile’ coppia Maltazard/Darkos costruendo su di loro il perno della vicenda. È riuscito in questo modo a risalire la china e a contestualizzare le scene d’azione che nel film precedente davano l’impressione di dover servire da sveglia per uno spettatore semiassopito.
In questa occasione anche le citazioni e gli ammiccamenti (ironica al punto giusto la ‘creazione’ di Dart Vader) non risultano posticci ma si inseriscono nella vicenda con naturalezza. Può quindi permettersi di spaziare da Hitchcock a Spielberg senza che allo spettatore bambino siano richiesti quei ‘prerequisiti’ adulti che hanno finito con lo zavorrare alcune animazioni targate Dreamworks.
Realizzando così un film davvero ‘per tutti’ (ivi compresi coloro i quali non hanno visto i due film precedenti per i quali è pronto all’inizio un riassunto ad hoc).
(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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