Breve storia del movimento omosessuale parmense

ParmaGaily. Da oggi iniziamo una serie di articoli che vogliono tentare di ricostruire la storia della realtà omosessuale a Parma dalla fine del secondo dopoguerra in poi.

Non sarà facile perché le notizie relative a oltre 70 anni fa sono poche e frammentarie, ma la nostra ricerca vuole essere un invito ai lettori che conoscono meglio questa fitta di storia parmigiana a dare il proprio contributo per integrare quelle che sono le notizie e la documentazione storica da noi trovata e qui riferita.

Parma ed il suo movimento gay hanno sempre avuto una storia molto singolare che si distingue da quella di altre città di provincia, e che già nella seconda metà dello scorso secolo mostrava originalità e atipicità. Subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, per circa un ventennio non ci sono state tracce evidenti e significative di una presenza di un movimento LGBT in città e ancor meno in provincia.

Negli anni 50 e 60 a Parma, come tutta l’Italia, era impegnata nella ricostruzione e non c’erano le condizioni giuste per realizzare e intessere una cultura omosessuale. In quegli anni erano radicati ancora dei forti tabù e vigevano discriminazioni e sensi di colpa che limitavano la nascita di qualsiasi movimento omosessuale.

Dobbiamo attendere gli anni 60, con il boom economico, per poter assistere ad un mutamento sia economico che sociale, il quale inciderà in modo radicale su tutta la società e permetterà di creare un terreno fertile affinché possa nascere una cultura gay in città. Di certo il 68 fu un anno di rottura anche per gli usi e i costumi del popolo omosessuale facendo nascere piccole sperimentazioni e occasioni che mostravano l’intemperanza di tutti i giovani e in particolar modo di quelli appartenenti ai nascenti movimenti LGBTIQ. In quegli anni, per la prima volta, c’è chi cerca di scalfire una cultura fortemente eterosessuale cercando di opporsi al maschilismo dominante fino ad allora tollerato dai gay e dal nascente movimento femminista.

Moltissimo si deve all’effetto dei moti di Stonewall del 69 i cui effetti incominciarono a notarsi in Italia già a partire dal 1971 con la nascita di tanti gruppi e collettivi omosessuali primo fra tutti il “FUORI” (Fronte unitario omosessuali rivoluzionari italiani) che nel 74 andò ad infoltire la compagine del Partito Radicale l’unico partito che in quegli anni sosteneva le rivendicazioni del mondo LGBT. A Parma, sulla scia dell’esempio milanese, nacque un “collettivo autonomo” che a differenza di tutti gli altri presenti in Italia fu molto longevo e nel corso della sua lunga storia riuscì ad adattarsi ai vari mutamenti storici e politici della città.

A Milano erano nati i COM e sull’esempio di questi molti dell’area padana sentirono il desiderio di dar vita a qualcosa di simile per frantumare la etero-normatività imperante in quegli anni. Questi ragazzi tra cui alcuni universitari trovarono la solidarietà e la complicità dei movimenti femministi, infatti iniziarono a riunirsi in un appartamento di strada del Conservatorio 9 che erano gli stessi locali in cui si incontravano le donne che cercavano di organizzarsi per rivendicare i propri diritti. Ma di ciò e di come siano nati e si siano distinti i COP a Parma ne parleremo la prossima volta quando racconteremo tutti gli anni 70 del movimento omosessuale locale

Elvis Ronzoni e Raffaele Crispo

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