“Il linciaggio di Barilla è assurdo e indecente”

SMA MODENA
lombatti_mar24

27/09/2013

“Il linciaggio a cui viene in queste ore sottoposto un imprenditore di successo che ha liberamente espresso le strategie di marketing della propria azienda è assurdo e indecente”. Così Casapound Italia commenta le dichiarazioni di Guido Barilla circa il ruolo che la famiglia riveste nell’immagine della nota azienda alimentare.
“Le reazioni isteriche delle vestali del politicamente corretto alle parole di Barilla sono emblematiche: sembra quasi che adesso serva l’autorizzazione di qualche autoproclamatasi autorità morale per decidere come pubblicizzare un’azienda privata. L’ingerenza nelle strategie commerciali di Barilla da parte della politica è peraltro tanto più surreale se comparata con la leggerezza criminale con cui la stessa politica si è disinteressata della sorte di altre aziende come Telecom, certo più strategiche della pastasciutta per i destini della nazione: come è possibile che la pubblicità dei rigatoni sia di interesse nazionale e la proprietà delle telecomunicazioni no?”.
Per Cpi “la vicenda impone una seria riflessione sullo stato della libertà di espressione in Italia. E’ inquietante, a questo proposito, la reazione di alcune associazioni gay, che hanno evidenziato come Barilla possa dire quel che ha detto perché ‘la legge glielo consente’. Costoro auspicavano forse il contrario? La famosa legge anti-omofobia doveva servire a vietare opinioni come quelle dell’imprenditore? Se è così i timori di chi vedeva nel provvedimento un attentato alla libertà di espressione non erano infondati”.
CasaPound conclude denunciando nella polemica “l’ennesimo specchietto per le allodole, volto a creare vuoto chiacchiericcio mentre l’asse produttivo dell’Italia viene spolpato. Sono armi di distrazione di massa, buone solo a spostare il dibattito politico verso tematiche inconsistenti, banali e conformiste”.

___

Esiste in Italia ancora la libertà di parola e la libertà di impresa?
Nel consenso generalizzato a una ideologia di “genere” sempre più invadente e pervasiva, finalmente un importante imprenditore italiano ha avuto il coraggio di uscire dal coro del “politically correct”. Ma cosa ha detto di tanto deprecabile? Semplicemente che la sua idea di famiglia non è quella di un astruso “genitore 1” o “genitore 2”, ma quella in cui c’è un papà e una mamma. Apriti cielo!
I soliti, pochi ma molto rumorosi, “missionari” del Gender hanno subito alzato i vessilli, ormai diventati veramente noiosi e desueti, dell’omofobia. Allora chiediamoci il perché di una così forte e direi scomposta reazione? Il motivo è molto semplice. È stata toccata una tappa oggi estremamente sensibile del progetto di progressiva egemonia della società da parte dell’ideologia di “genere”, e cioè la pubblicità.
Già da tempo ciò sta avvenendo e non sono certo scelte casuali o eticamente ed economicamente indifferenti. Ma non finisce qui. E già in atto una operazione che coinvolgerà ogni scuola di ordine e grado. Cioè l’educazione delle nuove generazioni. Non solo, ma anche le stesse politiche familiari nelle amministrazioni locali sono già coinvolte. Ormai è fin troppo evidente che tale ideologia sta diventando, di fatto, sempre più un pretesto per imporre a tutti la ferrea dittatura del relativismo.
A costoro incominciamo a dire fin da subito, gentilmente e con tanto rispetto, un fermo: no, grazie!
Cordiali saluti.

Glauco Santi