
A seguito di articolata attività di indagine svolta dalla Stazione Carabinieri di Colorno, il G.I.P. del Tribunale di Parma -su richiesta della Procura della Repubblica- ha emesso un decreto di sequestro preventivo per circa 180 mila euro a carico di 5 soggetti, indagati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno di plurime società di leasing ed assicurative, nonché per auto-riciclaggio.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, alla commissione dei reati avrebbero partecipato ulteriori 12 soggetti che, a vario titolo, avrebbero simulato di essere alla guida dei veicoli coinvolti nei presunti incidenti stradali.
Le principali vittime sono importanti società di noleggio (Leasys Spa, Ald Automotive srl) e compagnie assicuratrici (Allianz Spa, Sogessur S.A. Assimoco Spa, Unipolsai Assicurazioni Spa, Generali Italia Spa, Zurich Insurance PLC, Mach 1 S.R.L., Great Lakes Insurance SE).
In particolare, gli indagati -utilizzando illecitamente le rispettive attività imprenditoriali (officine, carrozzerie ed attività di noleggio) e le peculiari competenze- avrebbero creato un meccanismo atto a truffare le società di autonoleggio e le compagnie assicurative, attraverso false denunce di sinistri stradali per reperire, a costo zero o quasi, pezzi di ricambio.
L’illecita attività consisteva nell’acquistare autovetture gravemente danneggiate, noleggiare dei veicoli identici per marca, modello e tipologia, scambiare i pezzi integri con quelli danneggiati e denunciare dei falsi sinistri stradali, con soli danni ai mezzi, ovvero dei falsi furti.
La complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma, ha avuto inizio a seguito di una denuncia a carico di ignoti presentata dal proprietario di una concessionaria con officina corrente in provincia, in relazione al presunto furto di un’autovettura noleggiata, denuncia rivelatasi dal contenuto non veritiero.
I Carabinieri di Colorno hanno accertato che il furto del veicolo non era mai avvenuto e che detto veicolo risultava essere stato smontato, per cui le sue parti erano state utilizzate per riparare un’altra vettura corrispondente per marca, modello e colore, acquistata danneggiata dagli indagati e successivamente rivenduta. Tale stratagemma avrebbe consentito agli indagati di ottenere ingenti profitti.
L’indagine, terminata nel febbraio 2024, è stata condotta avvalendosi di diversi contributi investigativi, quali attività di tipo tecnico e dinamico, servizi di pedinamento, intercettazioni telefoniche, nonchè acquisizione e analisi di centinaia di documenti e dati (denunce relative ai sinistri stradali, di furto di veicoli o loro parti, nonché le perizie redatte in occasione degli incidenti).
Secondo la ricostruzione del G.I.P., dal raffronto delle fotografie appare assolutamente evidente come le parti danneggiate delle auto incidentate siano state prelevate da un veicolo e montate su altri, spesso presi con contratti di noleggio, per poi simulare un sinistro ed in alcuni casi percepire altresì il risarcimento del “danno” da parte delle compagnie assicurative.
Sulla base degli elementi acquisiti, gli indagati avrebbero dato vita ad una struttura molto redditizia, che lucrava sia sulle frodi assicurative che sulla rivendita di autovetture, spesso attestate come mai incidentate, tanto da riuscire ad ottenere illecitamente profitti per 180.000 euro.
L’attività investigativa ha permesso di ricostruire quel che appare una vera e propria filiera delinquenziale, anche nelle sue componenti più tecniche, riuscendo, a neutralizzare un articolato disegno criminoso in danno delle società assicurative, di autonoleggio nonchè degli inconsapevoli acquirenti delle vetture incidentate.
È doveroso rilevare che gli odierni destinatari della misura cautelare reale del sequestro preventivo sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.
Il Procuratore della Repubblica dott. Alfonso D’Avino