Commento alla 38° giornata di serie A (di Gianni Bandiera)

SMA MODENA

Finisce al fotofinish con il favorito della vigilia superato in volata non solo grazie alla forza altrui quanto alla propria frenata.

In Champions ci vanno le due meno favorite dal turno e dalla classifica.

Ma andiamo con ordine. Sbrigate le partite meno importanti del turno e la festa scudetto dell’Inter – manita all’Udinese- il menu proponeva nell’ultima sera di campionato il piatto più sostanzioso.

Il Napoli aveva maggiori chance, giocava contro un Verona senza obiettivi e poteva qualificarsi senza pensare alle altre. Più arduo il compito del Milan a Bergamo mentre la Juve doveva vincere e sperare in un errore altrui.

Il Napoli parte bloccato come spesso gli capita contro avversarie che se la giocano ma sanno anche chiudere gli spazi. Osimhen si perde negli ingorghi, Zielinsky e Insigne non trovano la stoccata giusta ma alla fine un goal i campani lo fanno grazie a Rahmani che non esulta dopo avere segnato alla sua ex squadra. Tutto fatto? Macché. A pochi passi dal traguardo segna Faraoni con diagonale bello e impossibile. A fine match Juric esplode dopo una domanda capziosa del cronista è esploso difendendo la lealtà sportiva dei suoi giocatori. Se un tempo non molto lontano diverse partite non entravano nel tabellone delle scommesse possibili, a causa della loro prevedibilità, negli ultimi anni la tendenza si è invertita. Nessuna squadra regala più nulla. Il Cagliari sgravato dalle ansie la settimana scorsa ha bloccato il Milan e ieri il Verona ha giocato sciorinando il solito bel gioco fermando il Napoli.

Se Napoli piange ridono il Milan e la Juve che sulla carta sembravano contendersi l’ultimo posto.
Pirlo ha tolto di mezzo CR7, un atto coraggioso che poteva costargli parecchio e che invece ha portato al Juve a giocare in 11 con Morata, senza l’ombra del portoghese, sugli scudi e Dybala a fare il trequartista unendo il gioco alle spalle anche delle ali – Kulusevsky e Chiesa . La manovra diventava fluida come poche volte si è visto in stagione ma non sapremmo se contro avversari diversi dal Bologna di ieri il gioco sarebbe stato simile.
Il Milan batte infine la Dea scippandole sul filo di lana il secondo posto.

E così dieci anni dopo le milanesi arrivavano prime nel campionato.

Quali lezioni dovrebbero imparare le società che hanno emozionato come non succedeva da tempo il finale del nostro campionato? Il Napoli si trova alle prese con un presidente che dovrebbe fare mea culpa per avere lasciato il suo allenatore a metà campionato. Ma si tratta di una recidiva. ADL non sarà mai, temiamo, un presidente illuminato e soprattutto non si circonderà di persone a cui affidare le chiavi del giocattolo. Fino a quando la gestione sarà totalitaria nonostante il bene che ha fato per il Napoli, prendendolo dalle serie inferiori, non otterrà risultati ancora più costanti e brillanti.

La Juve dal canto suo deve fare tesoro di questa annata dirimendo diversi nodi. Agnelli deve chiarire in sede europea il proprio ruolo e se farà retromarcia sulla SuperLega. Paratici e Nedved saranno confermati? E che dire di

Pirlo? Un conto il Pirlo giocatore altro l’allenatore che è tutt’altro ruolo. In dieci mesi non ha saputo dare una idea concreta e stabile di gioco, le sue teorie si sono scontrate con la realtà dove al netto della partita di ieri restano impresse le tante false partenze, gli approcci sbagliati, i continui cambi di formazione e il cambio dei ruoli dei giocatori che sono apparsi confusi in questo tourbillon.

Il Milan infine centra il traguardo massimo possibile per le sue forze e ora deve cercare di capire il proprio posto sia in Europa che in Italia.

Da oggi inizia il tempo dei sogni e delle speranze. Una volta stabilito chi saranno gli allenatori e i dirigenti delle squadre sarà tempo di immaginare i calciatori che cambieranno casacche. Il vero goal lo segneranno quelle società, Atalanta docet, che scoveranno talenti nascosti piuttosto di chi si butterà a capofitto sui campioni affermati e costosi. Il conto del post pandemia è carissimo e speriamo che almeno tra pochi mesi gli stadi torneranno a riempirsi di tifosi appassionati che torneranno a vedere dal vivo i beniamini vecchi e nuovi.

Il campionato cede il passo agli europei che inizieranno fra meno di tre settimane.

Alla prossima,

Gianni Bandiera