
Innovazione, sviluppo e occupazione giovanile sono, è ormai chiaro a tutti, temi strettamente connessi e legati. Solo una sinergia strettissima tra i tre può portare alla loro piena realizzazione.
Un quadro ben chiaro ed evidente alla candidata del Partito Democratico Dayla Briganti, che ha del resto un ruolo importante in realtà associative cittadine che promuovono questi temi.
“Le sfide che ci pone la tecnologia, a partire dalla intelligenza artificiale di cui tanto si parla, sono molteplici – conferma la candidata – ma altrettanto quando non maggiori sono le opportunità che offre. In un mondo del lavoro sempre più tecnologico e connesso, le competenze digitali sono divenute indispensabili ad ogni livello, ed è compito anche e soprattutto della Regione, che riveste un ruolo centrale nella promozione della formazione professionale per giovani e adulti, non smettere di investire su questi temi”.
† “Unintended” dei Muse ci accompagni durante l’eucarestia nelle chiese di Parma (di Andrea Marsiletti)
La candidata PD ricorda come nel recente passato anche la nostra città abbia potuto beneficiare dell’impegno da parte della Regione sul tema. “Penso ai quasi 100mila euro di cui l’Università di Parma ha potuto beneficiare proprio grazie alla Regione Emilia Romagna – dice la Briganti – In questo specifico caso, un plauso va sia alla Regione, brava nel promuovere un bando rivolto ad iniziative di questo tipo, come il nostro ateneo, che ha saputo mettere in campo progetti di rilievo in due settori come automotive e sicurezza informatica, che rappresentano senza dubbio il futuro prossimo. Spero di poter rappresentare anche sotto questo punto di vista la nostra città in consiglio regionale, perché sono convinta che l’impegno debba proseguire nei prossimi cinque anni con rinnovato vigore.
Lo chiede il nostro tessuto produttivo, lo chiedono i nostri giovani, ma è necessario anche, come ha affermato più volte la nostra segretaria nazionale Elly Schlein, al fine di sostenere gli obiettivi legati alla transizione ecologica e alla difesa dei più vulnerabili. E proprio per questo credo che la stessa tecnologia, gli stessi software e gli stessi dati debbano essere un bene comune. Questo è un obiettivo da rincorrere con maggiore decisione e impegno nei prossimi anni, perché la conoscenza è e deve essere di tutti”.