“Dobbiamo raccogliere gli aspetti positivi del ritiro”

SMA MODENA
lombatti_mar24

10/02/2009

(si ringrazia fcparma.com per la collaborazione)

Francesco Guidolin, ripensando alla partita di venerdì sera, è riuscito a capire cosa non è andato nella squadra?
“Le spiegazioni del giorno dopo sono le stesse del dopo partita: noi facciamo fatica a fare la partita ad alta intensità, ci innervosiamo subito al primo errore, non abbiamo fluidità, insomma abbiamo un po’ di problemi, fatto sta che l’avversario comincia a conquistare le seconde palle, comincia a metterci in difficoltà sulla corsa, poi il nostro impegno e la nostra generosità non mancano, ma quando succede qualcosa di negativo tendiamo a disunirci.
Venerdì sono emersi tutti insieme i nostri problemi ed abbiamo perso la partita, su tutti i fronti.”

Secondo lei è stato un problema di sistema di gioco?
“A mio parere, il sistema di gioca non c’entra molto, siamo partiti con la convinzione di poter fare bene, tra l’altro abbiamo fatto un tempo con il 3-4-3 ed un tempo con il 4-3-1-2, quindi avremmo avuto tutto il tempo per rimediare, se fosse stato quello il problema.”

Il cambiamento continuo del sistema di gioco non può portare insicurezza nella squadra?
“Sarebbe la prima volta che mi accade che il cambiare sistema di gioco provochi così tanti problemi: le mie squadre non hanno mai avuto questo tipo di problemi.
La cosa che mi frustra di più è vedere la mia squadra che non gioca il calcio che voglio io, e anche questo non mi è mai successo.
Ormai sono passati diversi mesi e non si vede il calcio che voglio, o meglio, si vede a sprazzi, ma questo non basta per poter dare continuità ai risultati.
Questa è la cosa che mi far star male di più, perché è una cosa nuova che mi capita dopo vent’anni di carriera e devo trovare dei rimedi.”

Il ritiro può essere uno di questi rimedi?
“Il ritiro l’ho concordato io con la società: abbiamo ritenuto opportuno provare anche questa via. Se preso per il verso giusto, male sicuramente non fa, ma non è con un ritiro che vinci le partite ed è altrettanto vero che non è con un ritiro che perdi le partite.
A me è capitato di farlo tante volte quando lottavo per il quarto posto in serie A, quindi non vedo niente di particolarmente grave e strano, lo fanno tante squadre: succede a tutti, in carriera,di prendere la valigia e farsi una settimana di ritiro e lo faremo anche noi con serenità.
Dobbiamo cogliere l’aspetto positivo, il fatto che forse potremo lavorare, speriamo, su dei campi migliori, avremo la possibilità di stare insieme, di confrontarci, di parlare, magari di fare un allenamento in più, di stare un po’ fuori e allo stesso tempo insieme.
Anche il luogo (Desenzano sul Garda, nda) è stato indicato da me, perché proprio lì, quando allenavo il Palermo, avevo fatto cinque giorni di ritiro prima della partita con l’Inter. In quell’occasione facemmo una grande gara, pareggiando 2-2 e fino al 60’ eravamo sopra per 0-2. In questo ritiro non ci vedo niente di strano, niente da giustificare, da analizzare, se non che abbiamo preso questa decisione, come detto prima questo non ci farà sicuramente vincere e non ci farà sicuramente perdere, anche se ho sentito che qui, l’anno scorso l’avevano provato e non era andata bene. Non ci servirà ad alibi neanche questa iniziativa anzi, direi che è ora di smettere di crearsi alibi.”

Come da lei ricordato, al Parma i ritiri non sono mai andati giù: lei cosa si aspetta da questo?
“Ogni ritiro fa storia a sé. Una volta ho incontrato, il primo anno di serie A con il Palermo quando eravamo in corsa per un posto in Champion’s League, l’Udinese di Spalletti.
Era la ventottesima giornata ed era lo scontro diretto, perché anche loro erano in corsa per il quarto posto. L’Udinese andò in ritiro tutta la settimana alla Borghesiana a Roma e ricordo che Spalletti non era contentissimo, in quanto la sua Udinese stava andando bene e si lamentava dell’imposizione da parte della società di questo ritiro.
A Palermo, invece si viveva di grande entusiasmo, perché il primo anno di serie A la squadra già lottava con le grandi.
Perdemmo quella partita 1-5 in casa, quindi all’Udinese fece bene quel ritiro, a noi non bastò l’entusiasmo. Ricordo però che uscimmo dal campo tra gli applausi di 40.000 persone.
Questo è il calcio, mi è successo tante volte di andare in ritiro e fare bene ed altrettante di fare male. Bisogna prenderlo per il verso giusto, è un momento di incontro, di lavoro, di riflessione. La squadra deve pensare che se gioca il calcio che voglio io, a mio parere, non ci sono molte squadre che possono esserci superiori in questa categoria.”

Il fatto di andare in ritiro non contrasta con l’idea di avvicinare la gente alla squadra?
“In questo momento no, non credo che ci sia nessun contrasto: noi dobbiamo trovare certezze, dobbiamo lavorare molto, dobbiamo guardarci in faccia, dobbiamo migliorare il nostro gioco, dobbiamo fare tante cose e quindi abbiamo scelto questa strada per questa settimana, ma sappiamo benissimo che non sarà solo questo a risolvere i problemi.
Per quanto riguarda il coinvolgimento della gente, io sono sempre dell’avviso che più a contatto si sta vicino alla gente e più si conosce, ma per questa settimana abbiamo preferito fare questa scelta.”

All’andata, la partita con il Grosseto era stata il secondo passo falso di questa squadra: pare che da allora, sul piano mentale, le cose non siano cambiate molto…
“Quella della partita di andata non è una cosa che riguarda personalmente me. Noi dobbiamo essere guidati non tanto dalla nostra storia negativa che dura da tempo ormai, ma basterebbe guardare la nostra storia positiva che c’è stata con quell’inversione di tendenza sul finire dell’anno scorso, un cambio radicale di marcia. Io penso che una persona si debba fidare di ciò che ha fatto di buono e siccome di buono qualcosa è stato fatto, secondo me, con ottimismo bisogna guardare e insistere sul buono, migliorare il buono che è stato fatto. Pur allenando soprattutto in serie A, ho sempre chiesto alle mie squadre la massima umiltà, la massima concentrazione, determinazione, il giocare da provinciali, il vincere la partita sporca, poi, se hai dei valori emergono, ma se perdi tutte queste componenti ti batte chiunque.
Sono sempre stato considerato un allenatore contro le cui squadre era difficile giocare, dal Vicenza al Bologna, al Palermo, all’Udinese, al Fano, al Ravenna, all’Empoli: insomma, le mie squadre erano riconoscibili per questa caratteristica.
Questo mi inorgogliva, voleva dire che la squadra faceva una grande fase di non possesso palla, ma solo con questa qualità non si vincono le partite, sapevo di avere gente di qualità che poteva unire la fase di non possesso a quella di possesso palla.
Con questa transazione i risultati non potevano che arrivare. E’ questo che mi sta frustrando adesso, perché in ogni squadra allenata da me bastava un mese ai miei giocatori per capire questa filosofia, qui, invece zoppichiamo ancora troppo.”

Si è chiarito con Cristiano Lucarelli?
“Credo che abbia avuto un incontro con la società, io sono arrivato da poco, gli parlerò in questi giorni. Per me il capitolo è chiuso: sono sicuro che tornerà tutto come prima e mi auguro che possa darci quell’aiuto che tutti ci aspettiamo da lui, così come dagli altri, per risolvere i nostri problemi senza magari, e questo vale per tutta la squadra, pensare solo ai propri problemi quali un’esclusione, una panchina o una tribuna.
Bisogna ragionare in termini collettivi, questo non lo dico solo per Lucarelli ma è un discorso che deve valere per tutti, bisogna accantonare il nostro io per puntare al noi, perché solo così potremo uscire da questa situazione, così come avevamo già fatto prima della sosta natalizia.”

La settimana scorsa erano trapelate anche indiscrezioni su un presunto litigio Lucarelli-Pisanu…
“Penso non sia successo nulla di tutto questo, io so solo che alla fine dell’allenamento dell’ultimo giorno non ho più visto sul campo Cristiano e ho interpretato questa cosa nel modo che ritenevo più opportuno, tenendolo fuori squadra per una partita. Tutto qua.”

Da sabato, il Parma avrà in otto giorni tre partite fondamentali: il ritiro serve a preparare questa serie ravvicinata di incontri?
“Le prossime tre partite saranno importanti, ma non decisive. Noi comunque preferiamo, in questo momento, pensare alla partita di sabato, che sarà piena di insidie, incontrando una squadra che ha i nostri stessi punti e viaggia con l’entusiasmo di una squadra neo promossa che si trova in zona promozione.
Avremo già tantissime difficoltà per questo, ma penso che non ci sia ancora nulla di decisivo; noi, con la nostra rimonta, ci eravamo posizionati benissimo e ora occupiamo pienamente la zona play off che non ci gratifica, ma sappiamo che la strada è ancora lunga.”

Nel periodo di mercato c’è stata la sensazione che ci fossero delle divergenze tra le idee della società ed il Guidolin-pensiero…
“Io di mercato non ne ho mai parlato, non l’ho fatto neanche la settimana scorsa quando si è chiusa la sessione invernale, e non ne voglio parlare neanche adesso.
L’unica cosa che ho detto tante volte è che il mercato di gennaio è molto difficile, io so che sono state portate avanti numerosissime trattative, alcune anche sotto mia indicazione, ed il non arrivare ad un giocatore o arrivare ad un’altra soluzione non dipende dalla volontà di uno o dell’altro, o da un dissidio, da visioni diverse, ma solo da quello che offre il mercato.
Non parliamone più e cerchiamo di concentrarci su ciò che è più importante.”

Qualche settimana fa c’è stato l’incontro tra allenatori ed arbitri ma, al posto di vedere dei miglioramenti, adesso le cose sembrano addirittura essere peggiorate in generale…
“In quegli incontri, e questo l’ho già detto più volte in questa sede, sembra che ci sia una patina di ipocrisia che andrebbe tolta, perché sono gli unici momenti nei quali potersi confrontare direttamente guardandosi negli occhi ed invece ho sentito solamente tanti complimenti, quasi come ad auto celebrarsi o come a cercare di gestire i rapporti, in modo da non urtare la suscettibilità di qualcuno.
Poi, invece, i problemi emergono, si dice sempre di volere aiutare gli arbitri e i loro assistenti, cercare il fair play e subito dopo si vedono delle incazzature incredibili. Ma non è tanto il vedere in panchina un allenatore, che magari si sta giocando l’esonero o sta perdendo la partita, perdere la calma e la lucidità perché questo ci può stare, bisogna essere anche un po’ flessibili.
Io penso che questi incontri debbano servire per far emergere i problemi con molta chiarezza ed in maniera diretta, perché solo con il dialogo si può arrivare a qualcosa, non magari alla soluzione di tutti i problemi, perché finché ci sarà il calcio ci saranno polemiche, opinioni diverse e così via, con l’aggravante che in Italia dietro ad ogni sconfitta c’è sempre il sospetto del complotto.
La prima cosa da fare è cercare di non costruirsi alibi, ma pensare che la fortuna e la sfortuna dipendono da noi e non dagli altri.
Poi, bisogna sfruttare al meglio questi incontri, a bocce ferme, senza nervosismi, per trovare o cercare le soluzioni ai problemi.”