“E’ sbagliato costruire nuovi inceneritori…”

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19/10/2010

ParmaDaily intervista Thomas Casadei, consigliere regionale dell’Emilia Romagna del gruppo del PD.

Parto parlando del PD. Gli ultimi sondaggi di vari istituti danno il PD sotto al 25%, tra l’altro proprio nel momento più difficile del PDL anch’esso in calo. Che opinione hai a riguardo sulle cause di questa debolezza?
Bisogna premettere che appena nato, prima ancora di aver costituito tutti i suoi organismi, il PD si è trovato di fronte alla difficilissima sfida delle elezioni politiche del 2008 e nonostante questo ha raggiunto un significativo 33%.
Nei mesi successivi un susseguirsi di campagne elettorali e un costante conflitto interno sovente incentrato sui posizionamenti dei singoli dirigenti o delle diverse componenti, ha sicuramente allontanato una parte di coloro che avevano guardato con grande fiducia e speranza al progetto del Partito Democratico.
Le nostre energie sono state catalizzate dai vari problemi interni mentre dovevano essere più aperti all’esterno, ascoltare di più i problemi reali delle persone, essere più attenti ai segnali di sfiducia e disaffezione nei confronti della politica.
Le primarie hanno sempre registrato una grande affluenza e questo significa che i nostri elettori e sostenitori, oltre ai nostri iscritti, vogliono partecipare attivamente alla vita politica. Per questo non dobbiamo deludere le aspettative che il progetto del PD ha creato in milioni di persone.

Quali sbagli avete commesso?
Siamo stati troppo timidi e incerti su alcuni temi cruciali (diritti civili, politiche connesse all’ambiente, indicazione di un nuovo modello di sviluppo) lasciando che altri movimenti, erroneamente definiti “anti-politici”, si appropriassero di temi che dovrebbe essere il DNA di un grande partito di centro-sinistra come il PD.
Ma negli ultimi mesi il passo è cambiato e il Partito Democratico si è messo sulla strada giusta; ha dimostrato di saper affrontare con più maturità anche i dibattiti interni, elaborare proposte e progetti concreti come quelli presentati nell’ultima Assemblea nazionale. Voglio avere fiducia e soprattutto penso che questa spinta possa farci conquistare consensi, specie nell’epoca di crisi strutturale del berlusconismo e in una fase di evidente incapacità da parte del governo a dare risposte concrete ai problemi del Paese.

Il responsabile nazionale rifiuti del PD on. Bratti ha dichiarato (clicca qui) superata la tecnologia degli inceneritori.  A Parma però ne stanno costruendo uno nuovo. Pensi questo impianto sarebbe meglio non si realizzasse?
Io penso che le politiche di tutela dell’ambiente e gli investimenti sulle energie rinnovabili siano indispensabili per il nostro futuro, non solo in termini di qualità della vita e della salute, ma anche come volano per una nuova economia, sostenibile e ecologica. Credo fortemente nella riconversione ecologica dell’economia che ha mio avviso deve delineare un modo di società diversa, imperniata sulla qualità delle relazioni, della produzione economica, del lavoro.
Come ci indica l’Europa, l’unica strada percorribile è quella della diminuzione della produzione dei rifiuti e il potenziamento del riuso e del riciclo; in questa ottica costruire nuovi inceneritori rischia di essere un errore, un investimento sbagliato.
Occorre però anche essere realistici e capire “in concreto” come smaltire i rifiuti che ancora produciamo, in grande numero, e pensare anche ad un momento di transizione. Credo che il sistema della raccolta porta a porta debba divenire lo strumento adottato in ogni territorio e, al tempo stesso, che compito decisivo per istituzioni e cittadini tutti sia diminuire la produzione di rifiuti.
Mi riconosco pienamente nelle posizioni di Alessandro Bratti.
La via del futuro, da avviare nel presente, è quella di incenerire il meno possibile!

Dopo questi tuoi primi mesi da consigliere, che idea ti sei fatto sulla lamentela annosa dei parmigiani che accusano la Regione di essere matrigna nei confronti della nostra città?
Io vengo dal territorio di Forlì, dalla Romagna (anche se lavoro a Modena da un decennio), molti si lamentano che quel territorio sia svantaggiato e sottovalutato da una politica regionale troppo spostata sull’asse emiliano. A Bologna ritengono che il capoluogo dovrebbe essere maggiormente valorizzato. Insomma, sembra proprio che il problema sia una cultura campanilistica e localistica su cui, tra l’altro, ha attecchito il fenomeno della Lega.
Ma le sfide economiche, sociali, politiche che dobbiamo affrontare oggi e nei prossimi anni richiedono – al contrario – una visione più ampia perchè i problemi sono complessi e di portata globale.
Solo mettendo in rete risorse e competenze su scala come minimo regionale si possono trovare le soluzioni per uscire da questa crisi e rimanere agganciati all’Europa e al resto del mondo… non certo frammentandoci e mettendoci in competizioni tra pezzi di territorio che, al contrario, devono rafforzare forme di integrazione e strategia comune: dalla mobilità, al sistema della ricerca, alla gestione dei rifiuti appunto.

Quali iniziative pensi il PD debba attivare per recuperare i voti persi alle ultime regionali, soprattutto a favore dei grillini?
Come dicevo prima, dobbiamo innanzitutto ascoltare di più, essere molto aperti, avanzare ai cittadini proposte chiare e precise, con un lavoro costante, coraggioso, determinato; con campagne e azioni mirate e anche radicali.
Il movimento 5 stelle ha saputo intercettare segmenti di cittadinanza delusa dalla politica tradizionale dei partiti occupandosi di temi di grande impatto e comunicando in modo diretto ed efficace. Su alcuni contenuti – trasparenza, ambiente, partecipazione attiva alle scelte – ci sono affinità ma c’è il rischio di un’eccessiva semplificazione e di un atteggiamento che può – per certi versi – sfociare nel populismo.
Non dobbiamo snobbare o sottovalutare questi movimenti ma dobbiamo contrastare l’anti-politica e il crescente astensionismo con l’ascolto, la partecipazione, la trasparenza, l’elaborazione di politiche chiare ed innovative. E la coerenza tra il dire e il fare. su questo, lo dico da tempo, il PD deve lanciare la sfida sui temi al Movimento Cinque stelle, cercando spazi di dialogo e di azione comune, laddove è possibile, e comunque tenendo sempre aperti percorsi di riflessione comune.
Una divaricazione tra PD e mondo dei movimenti, tra cui anche quello Cinque Stelle, credo possa essere esiziale per il centro-sinistra.

Quali sono le iniziative nelle quali sei più impegnato a livello di consiglio regionale?
Sono capogruppo PD della commissione Scuola, Cultura, Formazione, Lavoro, Sport e, anche per la mia attività professionale in ambito universitario, il tema dei saperi e della ricerca sono sicuramente al centro del mio impegno quotidiano come consigliere regionale.
Proprio in queste settimane siamo impegnati in una grande mobilitazione a livello regionale contro i decreti Gelmini/Tremonti.
Faccio parte anche della commissione Territorio, Ambiente e Mobilità; qui la mia attenzione si rivolge, in particolare, ai temi dello sviluppo delle energie rinnovabili, alla riduzione del consumo di territorio, alle questioni della mobilità sostenibile. Su quest’ultimo argomento, anch’esso messo in ginocchio dai tagli di Tremonti, ho riscontrato grande interesse da parte di altri consiglieri, primo fra tutti il segretario Bonaccini, con i quali abbiamo aperto un processo di confronto e di dialogo con i comitati dei pendolari di tutta la Regione.
Infine, sono stato incaricato di coordinare un gruppo di lavoro sulla comunicazione del gruppo assembleare PD, la cui prima campagna “Nuovi strumenti di governo” è stata lanciata l’estate scorsa. Questo progetto complessivo è un altro segno di vicinanza alle questioni che intendiamo affrontare e ai cittadini della regione e dei suoi vari territori ma anche di una volontà di condurre una lotta politica, costante e incisiva. Nonostante l’informazione nel nostro Paese sia espropriata da processi del tutto illiberali.

Quali obiettivi strategici credi debbano caratterizzare questo terzo mandato del Presidente Errani?
La Regione Emilia-Romagna, grazie alle amministrazioni di centro-sinistra, negli scorsi ha raggiunto livelli e standard di vita tra i più alti d’Italia e d’Europa ma il mondo sta cambiando rapidamente e la crisi attuale ci impone di rivedere completamente alcune strategie.
Dobbiamo continuare ad investire sulla qualità e sul futuro: scuola, ricerca e innovazione, rafforzare l’investimento su energie rinnovabili e sviluppo sostenibile, recuperando risorse dalla riorganizzazione della macchine burocratiche e anche dai tagli ad alcuni dei costi della politica (qui comunque decisivo è il profilo della trasparenza perchè la politica e la democrazia hanno costi). Un forte sostegno deve essere assicurato alle famiglie e a quelle imprese che investono in qualità e innovazione per far ripartire l’economia.
Ci sono grandi potenzialità nei giovani, nelle donne, nei nuovi cittadini che rischiano di essere tagliati fuori dal mondo del lavoro mettendo definitivamente un’ipoteca sul futuro di tutti noi. L’integrazione tra i territori, su tutte le politiche, deve essere un’assoluta priorità e su questo la nostra regione può rappresentare un laboratorio su scala nazionale. Anche in questi momenti difficili, non bisogna rassegnarsi ai contesti dati ma essere creativi e pensare ad un mondo migliore, nonostante tutto. Con senso della realtà ma anche spirito utopico: l’ “utopia concreta” cara ad un filosofo (della prassi) che amo molto: Ernst Bloch. 

                                                                                      Andrea Marsiletti

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