
“I bambini non sono imbuti e neanche polli da mettere in gabbia: piuttosto che all’obbligo delle mascherine in classe e alle divisorie tra i banchi, il governo pensasse ad un piano di riqualificazione e messa a norma dei 15mila edifici scolastici dismessi negli ultimi anni o pensasse ad accogliere le proposte di alcune associazioni di categoria come Federalberghi, propensa a mettere a disposizioni con specifici accordi gli spazi di molte strutture ricettive. Le lungaggini dell’esame del decreto legge scuola passato in prima lettura al Senato e arrivato blindato alla Camera dove è stato approvato in extremis, non hanno portato a soluzioni per la riapertura del prossimo anno scolastico, per il quale, grazie all’indecisione del Ministro siamo già in ritardo visto che settembre è domani.
Per la riapertura a settembre delle scuole si impone necessariamente una serie di riflessioni su diverse questioni, da quella relativa al distanziamento sociale a quella della riorganizzazione delle strutture scolastiche, della didattica, degli insegnanti e tanto ancora, ma bisogna agire in fretta perchè è già tardi. Certo è che dovranno essere prese decisioni di buon senso, che oltre alla sicurezza garantiscano ai bambini, ai ragazzi e agli insegnanti di vivere la scuola per quello che è principalmente, cioè un luogo dove non solo si apprende ma si interagisce, si instaurano relazioni e amicizie, si cresce insieme, si impara a relazionarsi e a dialogare con gli altri, si acquistano una propria autonomia di pensiero, competenze e conoscenze. Vista in questi termini la scuola non può certo assumere le sembianze di una gabbia a scomparti con divisorie in plexiglass dove per di più i bambini sono anche obbligati ad indossare la mascherina, con i problemi che l’indossarla per tempi prolungati può provocare.
Un idoeneo distanziamento fra i banchi, lezioni di 45 minuti, intervallate da un tempo per arieggiare i locali, sarebbero misure più che sufficienti per contenere eventuali rischi di contagio. Se è vero infatti che, come affermato dal comitato tecnico scientifico: “la sospensione delle attività scolastiche e il successivo isolamento hanno determinato una significativa alterazione della vita sociale e relazionale dei bambini e ragazzi “, a maggior ragione non rendiamo invivibile il rientro a scuola con misure esasperanti. Certo è che per assicurare il distanziamento sociale e quindi ridurre il numero di bambini e ragazzi nelle classi, è necessario un ripensamento degli spazi, delle entrate e delle uscite scaglionate: su questo principalmente è necessario che il governo si concentri. Ridurre il numero dei ragazzi comporterà di conseguenza trovare nuovi spazi, magari prendendo in considerazione la possibilità di utilizzare i 15 mila edifici scolastici dismessi negli ultimi anni, attuando un massiccio piano di messa a norma e riqualificazione, come suggeriscono i rappresentanti di sigle sindacali, oppure prendendo in considerazione la proposta di Federalberghi, con la messa a disposizione di strutture alberghiere le quali a causa del calo e della crisi del turismo non sono utilizzate.
A questo dovrebbe necessariamente seguire un piano di assunzione e forse, finalmente, di stabilizzazione dei docenti e del personale ATA: è chiaro che se gli spazi e quindi le classi aumentano deve aumentare di conseguenza anche il numero degli insegnanti e degli operatori scolastici. Ma oltre a necessità prettamente pratiche, una riflessione va fatta anche sulla didattica a distanza, che in alcuni casi viene considerata come se fosse la bacchetta magica risolutiva di tutto. La didattica a distanza, dad per gli addetti ai lavori, in questa emergenza è stata sicuramente utile, ma non può certo sostituire la didattica in presenza per tutti i motivi detti prima, perchè la scuola è principalmente socialità, perchè la didattica a distanza richiede una adeguata formazione e preparazione e non improvvisazione, perchè i bambini e i ragazzi non possono essere lasciati soli per ore davanti ad un computer e anche e soprattutto perchè sul lungo periodo questo tipo di didattica crea fenomeni di limitato coinvolgimento cognitivo e soprattutto nei più piccoli disabilita importanti aree celebrali come quella riflessiva e creativa o del lavoro manuale, inibisce la capacità di sviluppare un proprio pensiero e opinioni.
Questo periodo di didattica a distanza ha provocato non pochi problemi se pensiamo al fatto che non tutto il territorio nazionale ha la connessione ad internet, che molte famiglie non avevano la strumentazione adatta, che non tutti i genitori hanno le competenze per seguire i propri figli, che i docenti non sono sufficientemente formati per la dad, che bambini e ragazzi con disabilità o in situazioni famigliari particolari hanno sicuramente risentito negativamente del non poter frequentare la scuola. La dad quindi non assicura neanche il diritto allo studio, che invece ogni bambino dovrebbe avere, con conseguenze educative, psicologiche e di salute che non possono essere sottovalutate. Per questo motivo sarebbe auspicabile anche l’inserimento nelle scuole della figura professionale dello psicologo scolastico, al fine di supportare gli alunni, le famiglie e il personale scolastico nelle eventuali problematiche di tipo psicologico generate dall’apprendimento a distanza tramite supporti tecnologici e per fornire indicazioni per l’esercizio della metodica nel rispetto della salute psico-fisica dei minori. La didattica a distanza in sintesi può essere un buon supporto alla didattica in presenza ma non certo sostituirla. Altro problema da affrontare è quello di assicurare la continuità didattica a tutti quei bambini e ragazzi che hanno disabilità.
La preoccupazione di molti genitori di bambini e ragazzi disabili è quella di dover gestire a settembre non solo un nuovo modo di fare scuola ma anche il cambio di insegnanti curricolari e di sostegno. Gestire il periodo Covid è stato difficile per loro perchè sono venute a mancare le normali abitudini e quella routine confortante che per loro è rassicurante: lo stop delle terapie, dello sport, della quotidianità scolastica ha destabilizzato chi ha disabilità causando un rallentamento e un aumento di divario tra loro e i coetanei. Un altro cambiamento a settembre con altri professori sarebbe ulteriormente deleterio, per questo confermare gli insegnanti curricolari e di sostegno sarebbe per loro importante. E’ auspicabile che il Ministro dell’istruzione non abbia più indugi e che sia promosso al più presto un piano per il rientro, magari considerando anche la fascia da 0 a 6 anni finora quasi completamente dimenticata”.
Così la senatrice della Lega Maria Gabriella Saponara, capogruppo in commissione Cultura a Palazzo Madama.