
A Roma un’anziana donna è stata trovata morta in casa dopo due anni. I vicini avevano sigillato la sua porta per non sentirne la puzza.
In una società che piuttosto che chiedere “come stai?” preferisce urlare “fuori da casa mia” non dovrebbe stupire se poi un giovane sindaco decide, forse in modo inconsapevole e un po’ azzardato, di chiudere le porte in faccia a chi sta peggio e fugge da guerre e disperazione ma non solo, in un delirio di onnipotenza di triste memoria, vorrebbe imporre che anche i privati cittadini facessero lo stesso.
Fa arrabbiare, ma più ancora fa provare grande pena e tristezza nei confronti di un giovane che comunque, purtroppo, ora forse verrà applaudito dai più.
Sarebbe bello che i suoi cittadini si opponessero a questa vergogna, sarebbe bello che il giovane, in un atto di umiltà, chiedesse scusa e facesse un passo indietro, sarebbe bello ma non sarà così.
Sono certo che il giovanotto avrà viaggiato molto confrontandosi con culture diverse anche migliori della nostra così come sono certo che conosca bene cosa significhi lavorare sodo, magari per pochi euro l’ora sfruttati da un italianissimo padrone e sono certo che abbia ben chiaro nella sua giovane testa cosa significhi la guerra e la devastazione e la distruzione di tutto ciò che un tempo fu la normale vita delle persone. Perché, caro giovanotto, quella è gente che aveva una vita esattamente come la nostra!
Al giovane intraprendente sindaco voglio dire una cosa:
Caro ragazzo, se mai un giorno vorrai guardare oltre la finestrella della tua cameretta mettendo da parte i tuoi giocattoli per un minuto, potrai accorgerti che là fuori c’è un mondo meraviglio fatto di differenze e mille colori che fanno del grigiume sociale in cui viviamo un immensa opportunità di crescita culturale, umana e politica e quel giorno scoprirai quanto le differenze rendano grandi e liberi e anche un po’ migliori.
In verità ho avuto perfino il dubbio che forse il giovanotto abbia deciso di chiudere il suo comune ai profughi perché tra loro molti probabilmente hanno studiato più di lui, e fatto lavori migliori del suo e magari sono anche meglio di lui e, non si sa mai, che qualcuno di loro possa un giorno aprirgli gli orizzonti. In ogni caso, mai come ora, sono felice di non essere un residente a Fontevivo perché, grazie alla democrazia, ho ancora la libertà, almeno in casa mia, di ospitare chi mi pare.
Mi spiace che il giovane non abbia voglia di imparare la meraviglia del confronto, non abbia voglia di scoprire cosa sta accadendo proprio fuori dalla porta di casa nostra. Dispiace che il giovane ripudi l’accoglienza come principio morale ed etico, come nuovo messaggio di sviluppo in una società che sta cambiando ed il giovanotto, anziché essere artefice del cambiamento ne sarà assorbito nonostante i suoi sforzi per fare del rifiuto un messaggio collettivo.
Chiudo con un consiglio: caro ragazzo, perché invece di certe scemenze non fai come hanno fatto molti tuoi colleghi che da questa situazione, dimostrando grande senso civico e morale, hanno cercato di trarne beneficio a favore del proprio territorio e restituendo un po’ di dignità alle persone? Ma si sa, amministrare bene è difficile e comporta fatica e coraggio.
Nel frattempo immagino che lui verrà applaudito ed io insultato ma a me va benissimo così, felice di essere ancora un uomo libero.
Andrea Fellini
Consigliere Comunale Salsomaggiore Terme