
12/02/2009
h.18.30
Le recenti dichiarazioni da parte di alcuni consiglieri comunali di maggioranza concernenti “la storia delle foibe” appaiono completamente prive di fondamento storico. Tali dichiarazioni, atte a considerare le foibe come un fatto isolato, completamente decontestualizzato e ingigantito, oltre ad essere un’onta alla memoria della Resistenza, si amalgamano perfettamente col tentativo di svolta autoritaria da dare al Paese impressa dal Governo.
I dati dicono che gli infoibati nel periodo 1943-45 furono alcune centinaia, in gran maggioranza militari, funzionari e capi fascisti. Questi “martiri delle foibe”, che secondo qualche consigliere “avevano la sola colpa di essere italiani”, erano fascisti che avevano partecipato all’occupazione militare dei territori dell’ex Jugoslavia, basti pensare ad esempio alla cosiddetta provincia della Lubiana: aggredita, conquistata, militarizzata all’estremo e annessa al Regno d’Italia.
I “nostri compatrioti” non risparmiarono crimini anche contro la popolazione civile, così come non mancarono le stragi di donne e di bambini, il rogo di interi villaggi (addirittura l’incendio di capi di bestiame in quanto mantenimento dei contadini) e, naturalmente, i campi di concentramento.
Ci furono feroci torture inflitte a comunisti e combattenti della resistenza partigiana, ingenti fucilazioni di combattenti e prigionieri politici. Uno dei molteplici esempi, che indica il tipo di disposizioni messe in atto per la repressione delle attività partigiane (con ampie implicazioni nei confronti della popolazione civile), è rappresentato dalla famosa circolare 3C del marzo 1942, diramata dal generale Mario Roatta (comandante della II armata), ove viene detto chiaramente che la guerra che si stava combattendo in Jugoslavia era una guerra nella quale non si facevano prigionieri.
Non è un caso che dopo l’8 settembre 1943 decine di migliaia di soldati italiani, consci di quanto fosse criminale l’ideologia nazifascista, si unirono ai partigiani jugoslavi, nella lotta per la libertà. Il fascismo, così come il nazismo, era razzista e riteneva la popolazione slava una razza inferiore, grazie anche alla resistenza partigiana jugoslava venne sconfitto.
I fascisti infoibati fanno parte della resa dei conti finale con il fascismo.
Assistiamo oggi, grazie anche alla complicità del Governo, al tentativo di riproporre, più o meno celatamente, l’ideologia fascista. Ezra Pound, poeta statunitense e grande estimatore della dittatura fascista, fiancheggiò attivamente la repubblica sociale con la sua attività di poeta e giornalista, osannando Hitler e Mussolini in quanto “nemici dell’usura”.
Il partito della Rifondazione Comunista di Parma condanna il tentativo di proporre una lettura storica all’insegna dell’equidistanza tra fascisti e Resistenza partigiana (o peggio ancora, il tentativo di far passare per vittima chi si rese artefice di tali crimini).
Nessun dubbio deve esserci sulla giustezza della lotta partigiana, nessun spazio deve essere concesso a gruppi neofascisti.
Il partito della Rifondazione Comunista di Parma aderisce perciò al presidio promosso dal Comitato antifascista e per la memoria storica di Parma, presidio al quale tutti i cittadini democratici e antifascisti sono invitati e che si terrà sabato 14 febbraio alle ore 12:00 in Via Tito a Parma (via che gruppi neofascisti, con l’appoggio istituzionale di Lega Nord e Alleanza Nazionale, vorrebbero eliminare intitolandola a qualche pseudo-martire fascista).
Rifondazione Comunista
Segreteria provinciale