
Narrazione scorretta tra falsità e dati non corretti: calcoli del governo indegni, non spese ma investimenti per rilancio.
Come sempre, quando c’è da trovare un colpevole, il dito è puntato contro di noi ma il vero artefice di questo “delitto” ai danni di imprese e cittadini è Draghi, Meloni la sua mera esecutrice. Lo conferma il suo Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Alfonso Urso:«Facciamo ciò che Draghi avrebbe voluto fare».
Esatto, era il 2021 quando iniziò la lotta del Governo al Superbonus e la presunta volontà di renderlo una misura potenzialmente insostenibile: ci sono state 7 modifiche alla normativa, la più rilevante con il decreto “Semplificazioni-bis” mediante il quale il Governo Draghi ha sostituito il comma 13-ter dell’art. 119 del Decreto Rilancio, che allentava alcuni vincoli, partorendo la vera grande follia di questa misura: la CILAS e le deroghe all’art. 49 del d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia). Da allora, in pratica, è partito “l’assalto alla diligenza”.
Anche per questo motivo, ricordiamo, avevamo messo in forte discussione il suo operato, il quale, l’anno dopo si dimise da presidente.
Oggi, dopo la decisione di mettere mano al Superbonus, subiamo una narrazione scorretta fatta di balle e dati non corretti.
Infatti i calcoli fatti dal governo Meloni sui costi del Superbonus dimostrano un’incompetenza di fondo a dir poco preoccupante. Un presidente del Consiglio e un ministro dell’Economia dovrebbero conoscere il funzionamento degli investimenti e sapere che essi servono a generare dei ritorni economici in termini di gettito fiscale, di posti di lavoro, del taglio delle emissioni inquinanti, di risparmio di gas e di minori costi in bolletta per i cittadini. Questo è tutto quello che il governo Meloni non dice nel suo pseudo ragionamento, di fatto semplicemente ridicolo.
Tutti gli studi indipendenti concordano infatti sul fatto che il costo reale per lo Stato è molto minore rispetto all’ammontare dei crediti fiscali, attestandosi a circa il 30% del totale del credito concesso. Oltretutto parliamo di un costo spalmato in dieci anni. Non è corretta, ribadiamo, la narrazione filogovernativa che continua a parlare di costo totale considerandolo come se fossero fondi erogati direttamente dallo Stato e non dalle banche sotto forma di anticipo di cassa garantito dai crediti fiscali.
Riportiamo testualmente: “Per Eurostat il Superbonus c.d. 110% non è debito pubblico. L’impatto è invece sul deficit e prescinde dalla classificazione del credito come pagabile o non pagabile, da cui deriva solo il collocamento temporale della spesa”.
Ma vogliamo rassicurare i lettori: il Superbonus non è morto!
Se una persona appunto iniziasse questa mattina è possibile. Non esiste più lo sconto in fattura (quindi chi anticipa i soldi) e la cessione del credito in modo che chi anticipa possa rientrare e proseguire a lavorare. Si deduce che il benestante che può anticipare e può detrarre dalle proprie imposte può accedere, mentre chi non è in condizioni agiate non potrà fare nulla. Alla fine questo governo preserva i ricchi e se ne frega di chi ha meno!
In conclusione la storia oggettiva ci racconta questo: con la manovra del Superbonus, nel suo completo, abbiamo rimesso in sesto un comparto che stava in crisi, abbiamo dato lavoro a 900mila persone e abbiamo tagliato le emissioni di Co2. C’è un risparmio di 500 euro a famiglia in termini di efficientamento energetico e tutto quello che è stato detto contro questa misura è stata “una balla colossale”.
Simone Guernelli
Consigliere M5S Colorno e Coordinatore provinciale
Jonathan Albiero (nella foto)
Consigliere M5S Sorbolo Mezzani
Giuseppe D’Andrea
Consigliere M5S Salsomaggiore Terme