
04/01/2012
h.10.00
Fa impressione leggere sulla stampa locale i dati sui furti a Parma e provincia. Con 927 rapine in abitazione totalizzate nel 2011 dobbiamo purtroppo cominciare ad abbandonare l’idea di “Parma isola felice” con la quale tutti noi siamo cresciuti.
Parlare di sicurezza rischia sempre di sembrare demagogico, ma vorrei fare qualche considerazione utile ad accendere un dibattito costruttivo, che possa offrire risposte concrete a bisogni e problemi reali.
In primo luogo quanto avvenuto negli ultimi anni nella nostra città mi pare certifichi una volta per tutte il fallimento della “Carta di Parma”, iniziativa promossa dall’amministrazione Vignali, benedetta a livello nazionale e rivelatasi nel migliore dei casi solo d’immagine.
La realtà è che la nostra società, soprattutto in questo periodo di profonda crisi, apre sempre di più le porte a questo genere di fenomeni, con i quali occorre imparare a fare i conti, evitando da un lato il falso mito della militarizzazione ad oltranza delle città e dall’altro atteggiamenti minimizzanti che, pur animati dalle migliori intenzioni, rischiano di non incidere sul fenomeno.
Di fatto il problema esiste così come esiste il tema della scarsità di uomini e mezzi per le forze dell’ordine. Senza stare a scomodare l’esercito, strumento pensato per ben altri compiti, la questione è che oggi chi deve effettuare un’attività di contrasto diretto sul territorio non è nelle condizioni di farla al meglio delle proprie capacità operative. Solo qualche mese fa i locali sindacati di polizia lanciavano l’allarme per quanto riguarda sia gli organici a disposizione che il numero di mezzi effettivamente disponibili.
Le forze dell’ordine non vanno lasciate sole e chi fa parte di partiti che hanno rappresentanza in parlamento deve lavorare attivamente perché questa situazione sia portata all’attenzione del Governo.
In questo senso, sempre a livello nazionale, occorre affrontare anche il tema della certezza della pena.
Troppo spesso leggiamo sui giornali che chi si macchia di reati cosiddetti “minori”, già dopo poche ore è libero di tornare a delinquere. Non c’è bisogno di pensare ad inasprimenti di pene o altro, basterebbe che i magistrati fossero messi nelle condizioni di garantire la certezza della pena.
Quanto al piano strettamente locale mi pare che gli strumenti reali direttamente a disposizione di un Sindaco siano di tipo indiretto, ma vanno messi in campo tutti.
Dal controllo del territorio, ad uno sviluppo urbano che eviti ghettizzazioni o l’instaurarsi di zone franche, dai piani territoriali di sviluppo dell’economia locale, a un rafforzamento delle politiche sociali destinato non a misure puramente assistenzialistiche ma a dare alle persone in difficoltà strumenti di reale affrancamento dalla propria situazione di disagio.
Certo il periodo di crisi e le attuali condizioni delle casse comunali non lasciano sperare di avere grandi risorse da investire per il futuro, ma nulla potrà essere lasciato di intentato, soprattutto attraverso una stretta collaborazione con tutti i soggetti preposti.
Maria Teresa Guarnieri
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