Il Laboratorio di Ricerca sulla Smart City dell’Università pensa alla città 4.0. INTERVISTA a Dario Costi

SMA MODENA

Incontriamo il Prof. D. Costi del nostro Ateneo, Architetto e Direttore del Laboratorio di Ricerca sulla Smart City.

Ci parli della prossima iniziativa del vostro gruppo di lavoro.

Nei prossimi giorni usciranno delle videointerviste fatte ad alcuni tra i massimi esperti di città di tantissime discipline. Queste sono state la base per una nostra riflessione critico disciplinare integrata che ha coinvolto docenti di tutte le Università della Regione Emilia-Romagna, ma anche interlocutori del territorio, come Ance, Anci, Legacoop, CNA e Federazione degli Ordini Professionali. Sarà un momento dove ci confronteremo in questa compagine così articolata per ragionare su come deve essere la città del futuro.

Quindi abbiamo alcuni appuntamenti per le videointerviste e un momento di discussione.

Si, sarà interessante ascoltare le videointerviste una dopo l’altra per sentire le voci di figure così importanti come il sociologo dei media Derrick De Kerckhove, l’economista civile Stefano Zamagni, l’esperto di guida autonoma Alberto Broggi, il giurista costituzionale Giovanni Maria Flick, il filosofo Sebastién Marot su come vedono la questione della città e capire, come dal punto di vista della ricerca delle Università dell’Emilia-Romagna, tutto questo patrimonio di ragionamento e di riflessione critica può diventare la base per un’azione pratica.

Il laboratorio di ricerca quindi entra nel vivo.

Si, stiamo concordando una serie di azioni con la Regione Emilia-Romagna per poter portare tutte le grandissime innovazioni della Quarta rivoluzione industriale (quella della interconnessione e della interazione permanente), che potranno essere applicate a breve nelle nostre città. Ci teniamo, e questo è lo spirito di questo lavoro fatto con le videointerviste e con il convegno, per sviluppare un’idea di città sullo sfondo delle azioni che possono trasformare i luoghi che abitiamo. C’è bisogno quindi di capire quale città vogliamo, mettendo a servizio le nuove tecnologie di questi tempi.

E qual è l’idea di città che avete?

Io mi batto da molti anni su quella che chiamo la città delle persone 4.0, cioè la città ripensata per far ritrovare le persone negli spazi pubblici come occasione anche per applicare le nuove tecnologie. Se noi riuscissimo a ricollegare i parchi urbani al centro storico attraverso il recupero dei vuoti degli spazi intermedi che sono disponibili, potremmo creare delle condizioni per una fruizione quotidiana dei luoghi da parte delle persone che potrebbero muoversi a piedi e in bicicletta attraverso la città. Questa predisposizione fisica è fondamentale per provare a far coagulare di nuovo la società liquefatta di cui parla Bauman.

Quindi una trasformazione della città ha bisogno di ripensare le relazioni tra le persone?

I romani parlavano di due concetti di città, la civitas che era la città delle persone e l’urbe che è la città delle pietre. Civitas e urbe da sempre sono state complementari, l’uno il calco dell’altra. Oggi questo rapporto di simbiosi si è perso completamente, o meglio, la città contemporanea si è dispersa in un sistema di tessuti periferici disgregati che hanno allontanato le persone, e la comunità ne ha risentito enormemente. Il primo passo da fare è quello di riconnettere queste periferie, rimettendo le persone nelle condizioni di rincontrarsi nelle strade e nelle piazze, e questo si fa attraverso un ridisegno dei vuoti, che sono la straordinaria ricchezza che abbiamo nella nostra città contemporanea. Se fino a qualche anno fa tutti gli occhi erano concentrati sulle volumetrie e sull’espansione delle città, oggi questa logica di espansione è terminata e il tema della rigenerazione urbana e del consumo zero di suolo sono diventati centrali. Dentro questa scommessa ci sta tutta l’opportunità storica di riordinare la città esistente e per riordinare la città esistente bisogna partire dal sistema degli spazi pubblici dove le persone possono rincontrarsi. Solo attraverso il ridisegno degli spazi pubblici, come occasione anche per applicare le nuove tecnologie delle infrastrutture digitali, potremmo ricreare le condizioni fisiche per riscoprire queste situazioni di comunità che si sono invece disperse.

Quindi anche a Parma sarebbe necessario lavorare su questo tema delle ricuciture urbane?

Assolutamente si! Abbiamo studiato una quindicina di città nel contesto italiano, presto presenteremo anche i lavori svolti nelle ricerche fatte per Parma, che ha una straordinaria dote di parchi pubblici separati tra di loro e con il centro storico. Ricucire periferia e centro storico superando la barriera fisica e psicologica dei viali di circonvallazioni è il primo passo perché possa ritrovarsi una comunità urbana oggi disgregata, dispersa e separata.
Riordinare e collegare gli spazi pubblici consente di ricucire il sistema delle relazioni per mettere in valore quella straordinaria dote di edifici pubblici di vocazione collettiva che Parma offre e che va assolutamente potenziata, ragionata, offerta alla popolazione. AM

Programma eventi videointerviste e convegno

In vista del convegno del prossimo 25 Giugno l’Università di Parma metterà on-line le cinque videointerviste fatte all’economista civile Stefano Zamagni, al sociologo dei Media Derrick De Kerckhove, all’ingegnere dell’informazione esperto di guida autonoma Alberto Boggi, al giurista costituzionale ex Ministro Giovanni Maria Flick, al filosofo studioso dell’etica del paesaggio Sébastien Marot, ogni due o tre giorni alle 17.30 con questo programma:

– Stefano Zamagni, lunedì 14 giugno
– Derrick De Kerckhove, mercoledì 16 giugno
– Alberto Boggi, venerdì 18 giugno
– Giovanni Maria Flick, lunedì 21 giugno
– Sébastien Marot, mercoledì 23 giugno