“Il PD deve definire meglio la propria identità”

SMA MODENA
lombatti_mar24

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01/09/2009

Sen. Marino, qual è oggi la priorità del PD per intercettare e allargare di nuovo il consenso?
E’ opportuno che il PD definisca meglio la propria identità: nel nostro Paese esiste una maggioranza che non si riconosce negli stili di vita e nella politica di Berlusconi, ma questa maggioranza deve sapere con chiarezza che cosa pensa il PD.
Se appena avvengono i primi respingimenti, tre dirigenti che sono stati Ministri nel secolo scorso dicono tre cose diverse: uno che è d’accordo con Maroni, uno il contrario e l’altro la via di mezzo… vuol dire che il PD non ha una chiara identità. Nella nostra mozione, invece, noi vogliamo dire dei sì e dei no molto chiari.

Quali sì e quali no?
Netto no al nucleare che non abbiamo sentito per le altre mozioni; sì alle energie rinnovabili; chiaro no ai respingimenti senza salire e bordo e capire se ci sono elementi per soccorrere ad esempio una donna incinta o un bambino malato o qualcuno che ha diritto all’asilo; sì a una riforma che porti nel mondo del lavoro in un momento di crisi globale a contratti unici a tempo indeterminato con salario minimo garantito.
Inoltre diciamo con estrema chiarezza sui diritti civili, quelli che altri chiamano “temi eticamente sensibili” ma che dopo la Rivoluzione Francese chiamerei appunto “Diritti Civili”, un sì molto netto, senza le indecisioni evidenti nelle altre due mozioni dove le posizioni della Serrechiano sono diverse da quelle della Binetti o dove ad esempio sul testamento biologico Bersani ha votato il mio disegno di legge, mentre Enrico Letta avrebbe votato il decreto Berlusconi su Eluana Englaro.

La destra ha proposto la partecipazione agli utili da parte dei lavoratori.
Sì, certo, che suona molto come provocazione, perché se i lavoratori devono partecipare agli utili, devono partecipare anche alla gestione dell’impresa e noi abbiamo bisogno di un Paese con più risorse per più industria e meno finanza. Altrimenti, nella direzione opposta rischiamo di trovarci con qualche ricco in più e molti più poveri.
Siamo in uno stato di vera emergenza con 8,9 milioni di italiani ridotti in povertà e 2,9 milioni di indigenti, quindi il 5% della popolazione. Sono questi i temi da affrontare con rigore e responsabilità.

Su quali forze in particolare dovrebbe contare il PD?
Sulla gente e sui circoli. Crediamo in un partito che abbia una sola corrente, un partito forte proprio per la straordinaria forza dei circoli che in Emilia Romagna sono circa 650 e tantissimi in tutto il Paese. Ma i circoli devono stare in un rapporto diretto con i dirigenti, devono essere consultati per le scelte importanti.
Perché Dario Franceschini, prima di cominciare la prossima settimana il dibattito sul testamento biologico non consulta i circoli del PD visto che non rappresenta sé stesso, ma il popolo che lo ha eletto all’interno del partito? Se attraverso un esperimento di democrazia partecipata, con il quale si consultano tutti i circoli del PD sul testamento biologico e poi il 99% la pensa come Paola Binetti io me ne faccio una ragione, ma se il 99% dei circoli la pensa come me, allora sarà la Binetti a doversene fare una ragione.

E’ opportuno secondo lei un ricambio della classe dirigente?
Credo che il Partito Democratico sia una straordinaria forza politica con grandissime risorse. Detto questo penso che possiamo contare anche su energie e intelligenze che non siano già stati Ministri nel secolo passato.

Cosa pensa dei rapporti fra Chiesa e istituzioni?
La laicità non è un obiettivo, ma un metodo di lavoro, immagino che dovrebbe essere condiviso da tutti i democratici, quindi anche da Dario Franceschini e Pierluigi Bersani.
Il problema non sono i Vescovi, i problemi sono attualmente interni alle correnti che costituiscono le mozioni Franceschini e Bersani, correnti che impediscono alle loro mozioni di dire dei sì e dei no chiari e netti. Entrambi parlano di laicità, ma, ripeto, sarebbe interessante sapere fin da ora come voteranno in aula sul testamento biologico Paola Binetti della mozione Franceschini ed Enrico Letta della mozione Bersani.

Lei propone le primarie anche per le cariche elettive e anche le “doparie”. Come le intende di preciso?
Noi crediamo che per le cariche elettive, dal momento che l’attuale sistema non permette di avere un rapporto diretto fra elettori ed eletti –in particolare per quanto riguarda il Parlamento nazionale- perché di fatto gli eletti vengono nominati dai segretari di partito, servono assolutamente delle primarie perché gli elettori possano indicare esattamente i candidati che ritengono più idonei a rappresentarli nel Parlamento.
Le “doparie” sono invece uno strumento che noi vogliamo introdurre per valutare il dopo, cioè dopo che uno ha avuto un incarico di governo elettivo, se quell’incarico è stato svolto con diligenza, professionalità, passione e metodo oppure no.
Insomma, io non credo che lei si affiderebbe a un medico dal quale è stata operata una volta e ha avuto tantissime complicanze, probabilmente ne cercherebbe un altro. Così va fatto anche per un eletto.