
Il coronavirus, che qualcuno voleva dipingere come una semplice influenza, è un mostro terribile che pervade tutte le nostre vite. Ha sconvolto l’intera nostra organizzazione sociale, dallo stato alle famiglie.
Sì le famiglie. Come?
Lo chiediamo all’avvocato Maria Francesca Albertini, legale specializzato in questa materia dello Studio Grimaldi, con sedi a Parma, Milano, Bruxelles, Londra e New York.
In che senso le famiglie sono a rischio?
Vede, il virus le attacca crudelmente e le fa “scoppiare”. I provvedimenti restrittivi della libertà personale, giustamente imposti dalle autorità pubbliche, uniti alle ansie, alle paure, al dolore, all’instabilità economica mettono a dura prova il sistema nervoso della gente. La sua stabilità. Sono spesso l’occasione del deflagrare di conflitti familiari, nuovi o antichi e malamente sopiti, e comportano il rischio di una moltiplicata aggressività domestica, litigi, scontri violenti, pretese assurde, le cui vittime di elezione sono i figli e il coniuge più debole.
Questo, purtroppo accadeva già spesso?
Sì, ma ora succede che la condizione di forte riduzione dei contatti esterni e la condivisione prolungata degli spazi abitativi con il familiare oppressivo, oltre a incrementare le occasioni di scontro può anche costituire un ostacolo alla denuncia di situazioni di violenza e a mettere in opera iniziative finalizzate a porvi rimedio.
Basta una pandemia a costringere chi subisce un torto alla resa?
No. Non basta il coronavirus per cancellare fino in fondo i diritti delle persone più deboli. Neppure nell’ambito di una legislazione di emergenza. E, così, il nostro sistema giuridico deve e vuole continuare a tutelare chi è attinto da gravi problemi nell’ambito domestico. Il coronavirus non si limita a ferire e uccidere le persone, Ma i diritti delle persone non sono e non possono essere inesorabilmente compromessi. Ognuno ha diritto a una risposta giurisdizionale.
Quindi?
Nonostante le forti limitazioni introdotte allo spostamento delle persone, l’intervento (e la risposta) degli Organi di Giustizia – di fronte a situazione di forte esposizione al rischio di compressione di diritti fondamentali della persona – potrà essere attivato. Al di là delle denunce a polizia e carabinieri, esistono altri mezzi forti.
Ci spieghi.
Con particolare riguardo all’ambito familiare, nei nostri tribunali, non subiranno la sospensione i procedimenti riguardanti minori allontanati dalla famiglia, situazioni di grave pregiudizio, le cause relative ad obbligazioni alimentari derivanti da rapporti di famiglia, matrimonio e convivenza; quanto allo specifico caso delle violenze in ambito domestico, si potrà – in via d’urgenza – rivolgersi sia al giudice civile sia al giudice penale per ottenere ordini di protezioni contro gli abusi subiti.
Questo in teoria, in pratica?
E’ una notizia di stampa molto rassicurante quella che ha riportato la decisione tempestiva ed efficace – tenuto conto dell’eccezionalità del momento – del procuratore di Trento, Sandro Raimondi, di ordinare il “trasferimento e l’allontanamento” della persona maltrattante mantenendo in casa le vittime della violenza, in tale modo non esponendo la parte più debole allo “sradicamento” domestico, oltre al rischio Covid-19. Quindi gli avvocati restano in condizioni di poter adire la magistratura.
Ma si trovano avvocati disponibili in questo momento di paura?
Se i medici e gli infermieri affrontano pericoli ben più gravi per difendere i loro pazienti, è impensabile che un avvocato si tiri indietro nella salvaguardia di un minore o di una donna minacciata. Gli Studi Legali, anche in questo delicato frangente, mantengono il loro presidio per essere di supporto a chiunque ricerchi una risposta efficace e tempestiva ai gravi problemi di tutela che la situazione contingente genera o favorisce. PrD