INTERVISTA – Giorgio Pagliari: “Le dichiarazioni post voto in Sardegna fanno temere una vittoria tossica per il centrosinistra”

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Giorgio Pagliari

Si sta parlando tanto dell’esito delle elezioni regionali in Sardegna.

E’ il sintomo di un calo del centrodestra e della bontà dell’alleanza tra Pd e M5S? Oppure è risultato locale, non significativo?

Abbiamo chiesto a Giorgio Pagliari.

Il voto in Sardegna è davvero un ribaltone?

L’effetto psicologico c’è tutto. E l’effetto psicologico con questi politici dell’effimero è tutto, al punto che non si possono escludere scossoni ingiustificati dalla reale portata politica del voto.

Per tutta la politica-partitica, pertanto, al di là delle dichiarazioni, le elezioni sarde rappresentano un punto di svolta.

In termini reali, la situazione è assai meno significativa.

Perché?

La sconfitta del candidato del centrodestra è frutto del fuoco amico leghista (il “cupio dissolvi” salviniano è da manuale).

Il centrodestra vince nettamente nel voto di lista, pur se perde più del 2% rispetto al 2019.

Il centrosinistra rimane distante, anche se il recupero rispetto al 2019 è netto. In questo contesto, però, il PD rimane stabile e i 5S perdono circa il 2% dei voti (anche se va detto che la lista della neopresidente consente di relativizzare quest’ultimo dato). Gioire per la vittoria è legittimo, enfatizzare il risultato è apolitico, a mio parere.

 

Michele Guerra varca la soglia della clausura del monastero delle Carmelitane Scalze (di Andrea Marsiletti)

 

Quali le cause più profonde della sconfitta del centrodestra?

La sconfitta del centrodestra, anche se determinata nelle urne dal fuoco amico, ha comunque due cause più profonde.

Da un lato, l’imposizione del candidato dall’alto (vizio proprio di tutti gli schieramenti e fonte per tutti di sconfitte “a porta vuota”) ha innegabilmente avuto un rilievo altissimo. Dall’altro, i manganelli di Pisa hanno avuto un impatto sicuro.

In altre parole, sta emergendo che, per fortuna, il centro-destra ha attitudine a “farsi male da solo”. Non che è in fase discendente.

E il centrosinistra?

PD e 5S hanno elettoralmente vinto. Ed è importante, come ho detto, sul piano psicologico e mediatico, ma non sul piano politico perché la vittoria non è frutto di un’azione politica. Devono ringraziare il centrodestra e il “cupio dissolvi” salviniano perché la vittoria non prende le mosse dalla loro azione politica.

Le dichiarazioni “a caldo” fanno temere che la vittoria risulti tossica: infatti, pensare che basti mettersi insieme per vincere è una non-strategia, che si dimostrerà di corto respiro. E lo si è già visto, purtroppo, in passato.

Continuo a pensare che il PD, se coerente con le ragioni fondatrici, dovrebbe avere un’altra strategia. E non dovrebbe correre dietro al leader dei 5S. L’alternativa vera e solida non si costruisce con operazioni tattiche, ma pensando da statisti secondo l’insegnamento di De Gasperi (“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”).

L’Italia non ha bisogno di altre stagioni caratterizzate dalla precarietà politica e dal non-governo.

Andrea Marsiletti

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