“Io sopravvissuta all’aborto. Mi ha salvata Gesù”

Era gremita la chiesa dove Gianna Jessen, bambina californiana sopravvissuta all’aborto, ha raccontato la sua vita fin dal momento in cui il suo cuore ha iniziato a battere dal grembo materno.

Sua madre biologica 41 anni fa decise di non portare a termine la gravidanza quando, diciassettenne, si trovava al settimo mese. Quindi si recò in una clinica per praticare l’aborto: i sanitari iniettarono nell’utero della donna una soluzione salina finalizzata a causare la morte del feto, cosa che avviene mediamente in 24 ore.

Quel giorno il liquido che avvolse per 18 ore Gianna bruciò il suo corpicino per far sì che uscisse dal grembo materno privo di vita, senza più alcun battito.

Invece qualcosa non funzionò, o funzionò fin troppo bene, dipende dai punti di vista. Gianna Jessen nacque viva. E oggi grida al mondo con serenità, fede e un sorriso contagioso la sua storia incredibile.

“Venni al mondo quando il medico che praticò il mio aborto era andato a casa a dormire. L’infermiera di turno si accorse che ero viva e chiamò subito l’ambulanza”, spiega Gianna. “Capita rare volte che un bimbo nasca vivo a seguito di un aborto (ndr, circa 200 casi al mondo), e spesso quando accade lo si soffoca o comunque lo si lascia morire, ma quell’infermiera non lo fece e il medico rientrato dal riposo fu costretto a certificare il mio atto di nascita: “Nata durante aborto salino”.

Gianna Jessen venne al mondo gravemente lesa da paralisi cerebrale e muscolare, successivamente le fu diagnosticato che era affetta da “post traumatic stress disorder”, la patologia che colpisce le vittime di guerre o grandi catastrofi o guerre, ovvero di coloro che si sono trovate improvvisamente davanti alla morte costrette a difendersi.

Appena nata la bambina fu allevata in un orfanotrofio, considerata un’handicappata senza speranze, poi a 4 anni venne adottata da una famiglia e, grazie alla costante fisioterapia e riabilitazione, è riuscita a superare la maggior parte dei suoi handicap.

“Gesù mi ha salvata da una morte che sembrava certa e mi ha di nuovo salvata lo spirito”, durante l’intera serata Gianna ha ribadito spesso la presenza di Gesù nella sua vita, tanto da aver fatto un voto: “Desidero sposarmi e ho promesso a Gesù che dormirò solo al fianco dell’uomo che sposerò”. Poi la battuta: “Ma ho già 41 anni, non pensavo di dover aspettare così tanto”.

Gianna è un vortice di passione. Passione per la vita e tanta, tanta voglia di contagiare le persone a vivere e a difendere la vita ad ogni costo, a partire da quella del nascituro. Un velo d’amarezza solca il suo viso solo quando parla della madre biologica: “La conobbi un giorno inaspettato di 12 anni fa, in occasione di una mia conferenza pubblica alla quale lei partecipò, ad un certo punto prese la parola davanti a tutti dicendo ‘Ciao, sono tua madre’. Ero molto emozionata, le dissi che la perdonavo, ma lei rispose di non sentire bisogno del mio perdono e che anzi ero la sua vergogna. Si vergognava di me. Ribadii che la perdonavo anche per le cose brutte che mi stava dicendo, ma le dissi anche che non le avrei permesso mai più di parlarmi così”.

La donna sopravvissuta all’aborto torna a spiegare cosa succede dopo il concepimento: “Dicono bugie alle madri, quando le convincono che il feto nei primi mesi è solo un grumo di cellule, perchè già dopo circa due settimane si può sentire il battito cardiaco”. “La cosa assurda è che mentre ci sono donne che abortiscono, ci sono altre che programmano un figlio a tutti i costi spendono tantissimi soldi per averlo”. Dal pubblico un giovane chiede cosa pensa delle coppie che ottengono un figlio anche quando non riescono ad averlo in modo naturale: “Mah…a volte penso che si cerchi di sostituirsi a Dio”. PrD

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