“La cultura deve generare economia”

SMA MODENA
lombatti_mar24

04/05/2012
h.13.20

Dire cultura a Parma è qualcosa che va oltre i proclami demagogici o le promesse elettorali: Parma è una delle poche città italiane che può e deve riconoscersi un ruolo di eccellenza culturale e artistica. Dire cultura per motivi politici legati ad una competizione elettorale, cosa che considero comunque degna (in risposta alla peggiore antipolitica regnante), a Parma non basta.
Sicuramente, dopo la fine del commissariamento – fase necessaria ma necessariamente diversa dall’indispensabile esercizio democratico della funzione politica – e dopo l’esito delle elezioni, qualunque esso sia, si dovrà ripartire dalla parola “Cultura”, se non altro perché il 2013 è alle porte, con le celebrazioni verdiane.
Ecco cosa intendo, ad esempio, quando affermo che la cultura può e deve generare economia: tra le risposte comparse sulla “Gazzetta” dell’1/5, molte certamente contenenti elementi di grande interesse (altre di una grande tristezza, come se Verdi fosse riducibile ad una sorta di karaoke), solo quella di Vincenzo Bernazzoli, in questo senso, mi sembra aperta ad una visione positiva del bicentenario verdiano.
Occorre una Legge Statale e occorre fare in fretta, per avere una concreta occasione di sviluppo per Parma e il suo territorio.
Già, il suo territorio: alla caduta delle mura per opera del Sindaco Mariotti, avvenuta da più di un secolo, non è ancora del tutto corrisposta, a livello di identità culturale cittadina, un’uscita dall’autoreferenzialità ducale: le straordinarie risorse della provincia parmense non sono ancora in piena sinergia col patrimonio cittadino… Dire Parma è ancora molto diverso dal dire Parmense.
Anche in questo senso la sensibilità di chi ha amministrato la Provincia può risolvere questo difficile nodo, a favore di una visione realmente sistemica, che può dare grandi benefici alla città come al territorio provinciale. Questo discorso vale, a maggior ragione, se si pensa che la Provincia è un Ente destinato ad un drastico ridimensionamento: il ruolo del Comune dovrà essere sempre di più quello di capofila, coordinamento e copromozione degli altri Comuni minori e delle aree più bisognose. Questo a prescindere da ragionamenti politici o di comodo.
Ho raccolto con pazienza e mezzi limitati, ma con passione, alcuni contributi di giovani parmigiani e parmensi appassionati alla città e alla cultura, che ringrazio sinceramente. Ritengo utile condividere queste riflessioni, di cui offrirò una sintesi sicuramente incompleta.
Innanzitutto, si parli di “Culture” più che di cultura: esiste infatti una molteplicità di Enti, Istituzioni, Associazioni, Artisti, Studiosi, che vanno riconosciuti e valorizzati senza inutili classifiche di “priorità”. Certamente le celebrazioni verdiane hanno un’importanza ed un’urgenza imprescindibile. Ma, insieme a queste, occorre ripartire con una visione di campo il più possibile ampia, che rimetta in gioco tutte le componenti, tutti i pezzi del puzzle che fanno di Parma una città imprescindibile per la cultura italiana.
Esiste un problema di lobby, di chiusura e a volte di ignoranza, di presunzione di autosufficienza, come già detto: a questo si può rispondere solo con una concreta meritocrazia culturale, con progetti portati avanti con altre città e aree più vaste, con l’apertura ai talenti espressi dalle nuove generazioni… Le tristi trafile di singoli sponsorizzati da Tizio e Caio, davanti all’ufficio del prossimo “Assessore alla Cultura”, Parma se le dovrà risparmiare, se vorrà crescere.
Invece di accusare la Regione e Bologna, dobbiamo attivarci per avere il più possibile benefici dalla Regione in campo culturale e turistico, superando lo sterile dualismo, buono solo per riempire comunicati livorosi, ma senza avere risultati, a mio parere nemmeno in termini di consenso. Certamente la visione turistica della Regione deve cambiare, evolversi e bilanciarsi in un’ottica non solo relativa alla riviera romagnola. Ma questo deve avvenire su progetti concreti, su incremento di numeri e flussi, non su recriminazioni.
Buona in questo senso l’idea della “Parma card” (sostenuta dall’UDC, ma in parte già realizzata), per agevolare il turista nell’usufruire delle offerte turistiche ad un prezzo agevolato (che permette però agli operatori di fare cassa in modo maggiore rispetto alla singola offerta). Buone tutte le idee che portino il maggior numero di persone possibile ad usufruire delle eccellenze culturali, a partire dall’Opera al Regio. Perché il Teatro Regio è il luogo dove vedere, ascoltare, godere la Musica Lirica. Agevolare, come in parte sta già avvenendo, l’ingresso alle scuole, ai giovani, a tutti i cittadini e turisti. Dovrebbe finire la stagione deprimente dove solo i collegamenti televisivi (ben vengano) mostrano le solite “comparse istituzionali” assistere alla Prima. Questo è provincialismo, e non rendere ragione alla grande arte di Giuseppe Verdi.
Dopo la stagione sacrosanta dell’indignazione, occorre avere il coraggio istituzionale e civico di tenere conto dei buoni progetti della scorsa Amministrazione: mi riferisco, ad esempio, a Boulevart – un modo molto concreto e partecipato di riempire il centro storico con proposte artistiche, culturali, di intrattenimento, cosa di cui si sente un grande bisogno, innanzitutto per motivi di sopravvivenza del commercio. Mi riferisco alla proposta “svendita” del Palazzo del Governatore, che ho trovato da subito assurda e controproducente per lo sviluppo della città, unendomi al vasto coro delle critiche.
In campo turistico, mi riferisco alla valorizzazione del circuito delle “Città d’arte padane”, rimasta molto sulla carta, mentre a mio parere dovrebbe entrare in tutti i progetti turistici futuri. Pensiamo ad un americano qualunque che, in un weekend, si può vedere Verona, Mantova, Parma, Bologna – territori compresi… Credo che non sia meno degno questo percorso, rispetto a quelli più tradizionali e per questo ormai conosciuti dal “grande pubblico” del turismo.
In sintesi, bisogna ripartire da chi nella cultura (e nel turismo) sa lavorare, privilegiando i progetti di sistema e le economie di scala, con l’obiettivo di valorizzare l’imprenditoria culturale e turistica, promuovendo le innovazioni e le giovani proposte meritevoli, valorizzando senza snaturare le eccellenze di Parma e della sua provincia.
Facile a dirsi, concordo, ma è l’unica strada che può consentire alla nostra amata città di uscire dalla palude dell’anomia, della perdita delle identità, dalla voglia di essere protagonista nel campo della cultura, anzi, delle culture (A.Bosi “Città di culture” Battei 1995), come le compete.

Alberto Padovani

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04/05/2012
h.13.30

Domenica 6 e Lunedì 7 maggio, dopo quasi otto mesi di commissariamento, i parmigiani saranno chiamati a decidere chi li governerà nei prossimi cinque anni. Sono ben 10 i candidati alla carica di primo cittadino; ma tutti sanno che molto solo due di questi hanno concrete possibilità di diventare il prossimo Sindaco di Parma.
Nonostante li si voglia far apparire simili, Vincenzo Bernazzoli ed Elvio Ubaldi sono invece molto diversi tra loro; e molto diverso è anche il modello di amministrazione che essi propongono, maturato dalle loro reciproche esperienze.
Le differenze tra questi due candidati non può essere quindi ricondotta solo ad una questione di schieramento politico. Il tema principale non può che essere l’affidabilità.
Questo dovrebbe essere il primo criterio per i parmigiani nella scelta del loro prossimo sindaco. Abbiamo di fronte cinque anni terribili durante i quali si dovrà lavorare per uscire dalla crisi economica e sociale che attraversa il nostro paese e la nostra città.
Negli ultimi 15 anni, Parma è stata anestetizzata sotto una cortina di fumo costituita da parole d’ordine come “innovazione”, “progresso”, “modernità”, “avanguardia”. Il modello “Parma” è stato dispiegato come brillante esempio di indubitabile capacità di governo.
La scorsa estate, invece, i cittadini sono stati improvvisamente sorpresi e svegliati dal rumore improvviso delle inchieste giudiziarie che hanno colpito gli apparati del Comune e fatto emergere (nell’ipotesi migliore) la negligenza di chi lo ha governato non solo negli ultimi anni.
Ubaldi e Vignali ci hanno lasciato 600 milioni di debiti ed una città devastata da giganteschi crateri al posto dei tanto sbandieri cantieri. Parma oggi sembra una città vittima di una pioggia di devastanti meteoriti, come nel racconto di quei film apocalittici che negli ultimi anni popolano le multisale.
Solamente che purtroppo non siamo in un film. Questo non è un gioco.
Nella sua campagna elettorale a sostegno di Vincenzo Bernazzoli sindaco, PARMA CHE CAMBIA si è caratterizzata per numerose proposte concrete e inizaitve, che dimostrano la voglia di impostare davvero un serio cambiamento.
Tuttavia, nell’ultimo giorno di campagna elettorale, riteniamo importante ricordare ai parmigiani che dalla scelta che faranno domenica e lunedì prossimi non si torna indietro.
Nel concreto, dovremo scegliere se riconoscerci in quella eredità e quei fallimenti che ci ha lasciato la “CITTA’ CANTIERE” voluta, progettata e realizzata da Elvio Ubaldi o se cambiare libro e aprire una nuova fase di ricostruzione.
Le scelte sbagliate, quando non assurde, compiute da Ubaldi (Stu Stazione, Stu Pasubio, Spip, etc…) hanno causato il 90% dell’attuale indebitamento del Comune di Parma e delle società partecipate, per 600 milioni di euro (come attestato dal Commissario Ciclosi).
In questa campagna elettorale, Ubaldi ha provato spudoratamente a nascondersi e ad addebitare tutte le responsabilità al sindaco Vignali, per occultare le proprie.
Ma la realtà dei fatti lo inchioda:
– Ubaldi, quando era sindaco, ha sbagliato la visione della città, puntando sulla quantità e sulla megalomania.
– Ha dato il via ad opere senza le necessarie coperture finanziarie (come dimostra lo stop di vari cantieri per mancanza di risorse).
– Ha compromesso l’equilibrio del bilancio corrente del Comune coprendo i “buchi” con le risorse straordinarie degli oneri di urbanizzazione (nel 2006, il bilancio corrente era in negativo di 8 milioni di euro).
– Ha scelto, sostenuto e fatto eleggere come suo successore Pietro Vignali.
Il gioco però adesso è finito ed è giunto il momento di sostenere il cambiamento.

Parma Che Cambia
lista civica ed ecologista

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