“La lirica e la giurisprudenza sono una grande passione”

SMA MODENA

11/07/2012

“Chi è Eva Reggiani?”
“Eva Reggiani altro non è se non una giovane donna che coltiva da diverso tempo due passioni agli antipodi: il diritto e il canto lirico. Mi sono laureata in giurisprudenza all’Università di Parma e diplomata in canto lirico a Reggio Emilia nello stesso anno, ossia nel 2008. Da allora, le porto avanti entrambe, svolgendo pratica da avvocato e continuando a coltivare una passione che sarebbe bello, un giorno, svolgere come occupazione principale”.

“Come mai il canto lirico?”
“Onestamente per puro caso. Premetto che ho sempre cantato, fin da bambina. Crescendo, ho cantato in un coro gospel, ho fatto pianobar, avevo un gruppo con cui facevamo rock/blues ed un piccolo ensemble con cui facevamo bossa nova e standard jazz. Alla lirica non pensavo, sebbene mi piacesse. Diciamo che ad un certo punto ho sentito l’esigenza di studiare e l’unico tipo di canto che concepivo come suscettibile di studio era il canto lirico. Da lì, ho scoperto con mia grande sorpresa di avere una voce lirica e così ho fatto l’ammissione al conservatorio. E’ partito tutto da lì”.

“Da quanto tempo studi canto lirico?”
“Che cosa rappresenta per te il canto? Canto da sempre, mentre per quanto riguarda lo studio del canto lirico si può dire che abbia iniziato intorno ai 19 anni. Per me cantare è uno strumento di espressione, ma non solo. Più in generale, è una forma di catarsi dalle passioni, sebbene nel canto come per qualsiasi altro musicista, accanto all’aspetto più emozionale dell’esecuzione, debba necessariamente esserci un aspetto razionale che sovrintenda all’esecuzione stessa. In altre parole, il musicista deve emozionare ed emozionarsi, ma non al punto da perdere il controllo delle proprie emozioni, altrimenti si è costretti ad interrompere l’esecuzione! Non sempre si riesce, però!”.

“Quali sono le cantanti che ti ispirano?”
“Ce ne sono tantissime, ognuna per motivi diversi e indipendentemente dal registro vocale: certo la Callas è un riferimento imprescindibile per tutte, così come tutte le grandi interpreti che hanno fatto la storia del melodramma, dalla Freni alla Kabaivanska, passando per Lella Cuberli piuttosto che Anna Moffo o, tra le contemporanee, Reneè Fleming”.

“Quali sacrifici e quanto tempo dedichi quotidianamente a questa forma di arte?”
“Purtroppo non quanto vorrei e dovrei, d’altra parta non svolgendo questa attività a tempo pieno non riesco al momento a dedicare alla lirica più tempo di così. Mi piacerebbe poter cantare e vocalizzare almeno due ore al giorno, ma non sempre mi è possibile e questo mi pesa, poichè un cantante è come un atleta, ha bisogno di allenarsi per essere in forma e avere la muscolatura pronta. I sacrifici richiesti sono gli stessi (più o meno!) di quelli richiesti ad un atleta: andare a letto presto, non fare stravizi, ovviamente non bere e non fumare…insomma, avere uno stile di vita sano. Prima di un concerto, non si può andare a letto tardi dopo aver parlato ad alta voce tutta sera in un locale affollato: o meglio, si può fare, ma certo poi non ci si può lamentare se il concerto va male”.

“Quali sono i tuoi punti di forza nel canto e nella vita?”
“Probabilmente la determinazione e la capacità organizzativa: conciliare due attività tanto diverse richiede, a mio sommesso avviso, determinazione, perchè non sempre si ha voglia di faticare tanto e di fare quello che si deve fare. C’è poco da fare, ci son giornate in cui tutto sembra mettersi per traverso. Serve anche parecchia dote organizzativa, perchè senza quella capacità di pianificare quotidianamente i propri impegni non si arriva da nessuna parte, e questo credo in qualsiasi campo”.

“E quali i punti deboli?”
“Tanti, troppi! La sensibilità, a volte, si trasforma in boomerang. L’impulsività e la suscettibilità che, a volte, mi portano a partire lancia in testa. Crescendo ho in parte smussato questi lati del carattere, o per lo meno, ci provo, ma non sempre riesco. A volte mi prendo un po’ troppo sul serio”.

“Aspettative per il futuro?”
“Sicuramente superare l’esame di stato d’avvocato, per quanto attiene alla carriera più “tradizionale”, mentre per quanto attiene al canto, beh, spero di continuare a migliorare e di riuscire a cogliere le belle occasioni che, sono certa, mi si offriranno in Italia e all’estero”.

“Come reputi la scuola lirica italiana a livello di formazione e prestigio internazionale e il fatto che molte fondazioni di storici teatri siano in gravi difficoltà economiche?”
“La scuola lirica italiana è vista ottimamente all’estero, soprattutto, credo, dal punto di vista interpretativo e musicale. I cantanti italiani sono sempre molto apprezzati. Dal punto di vista strettamente tecnico ho l’impressione che gli Stati Uniti siano un pochino più agguerriti, ma è probabile che ciò dipenda dalla maggiore selezione interna che devono affrontare i cantanti.
Per quanto riguarda la questione della crisi di fondazioni liriche e teatri, la situazione è più complessa: è innegabile che i tagli alla cultura siano veramente massicci ed è altrettanto vero che le produzioni costano (coro, orchestra, solisti, direttore, maestranze varie utilizzate).
Però, forse, basterebbe investire concretamente e in maniera più seria sui giovani: opera studio, accademie, stage in teatro… Inoltre a mio avviso occorrerebbe un maggiore coinvolgimento di giovani, cantanti e musicisti, nelle produzioni. Non è vero che non ci sono nel nostro paese giovani cantanti bravi; il fatto è che non hanno visibilità, non hanno modo di essere ascoltati! Io parlo dei cantanti perché è la situazione che meglio conosco, ma non è che per i musicisti sia molto diverso, anzi. Forse ragiono in modo semplicistico, ma non mi sembrano proposte inattuabili”.

Tommaso Villani