La Procura fa appello per il sequestro dell’inceneritore

28/09/2012

La Procura ha presentato appello al tribunale contro la decisione del Gip di negare il sequestro del cantiere dell’inceneritore. I giudici si pronunceranno nei prossimi giorni.
Come si ricorderà, dieci giorni fa il gip Maria Cristina Sarli aveva negato il sequestro dell’inceneritore di Ugozzolo richiesto a fine luglio dalla Procura di Parma attraverso il pm Roberta Licci. La vicenda vedeva indagate 13 persone tra dirigenti di Iren, del Comune e della Provincia di Parma.
Il gip ha ritenuto che non sussista il reato di abuso edilizio (ovvero che non fosse necessaria la concessione edilizia in quanto essa sarebbe già compresa nell’approvazione del progetto in sede di Conferenza dei servizi). In merito all’abuso edilizio il Gip ha quindi confermato la sentenza del Tar di Parma.
Repubblica Parma rivela i dettagli dell’appello.
Un capo d’accusa riguarda l’abuso edilizio e il mancato pagamento degli oneri di costruzione al Comune da parte di Iren.
Il gip ha respinto l’ipotesi di tali violazioni, ritenendo che il permesso di costruire fosse stato rilasciato con l’approvazione della Valutazione di impatto ambientale della Conferenza dei servizi. Ma la Via prevedeva che “i lavori potranno avere inizio solo dopo la definitiva approvazione della variante Poc (…) e previa attestazione del Comune di Parma della piena conformità del progetto allo strumento urbanistico”. Per la Procura non si può ritenere che la Via deliberata dalla giunta provinciale il 15 ottobre 2008 possa comprendere automaticamente il permesso di costruire, perché il progetto esecutivo è stato presentato successivament,e il 18 gennaio 2010. Inoltre, viene citato che la stessa Enìa otto mesi dopo l’approvazione della Via con una nota aveva scritto a Comune e Provincia che l’inizio dei lavori sarebbe stato preceduto dall’acquisizione del permesso di costruzione: “Sembra dunque pacifico che il permesso di costruire fosse necessario” si legge nell’appello. Inoltre, l’accusa sostiene che l’attestazione del Comune della piena conformità del progetto al Poc non sia mai avvenuta, perché il direttore del Servizio di pianificazione territoriale ha attestato il 23 febbraio 2010 che il progetto esecutivo era conforme relativamente alle opere di completamento e interconnessione meccanica, elettrica e strumentale, ma non si è espresso sugli aspetti edilizi che non erano di sua competenza.
Nel mirino c’è anche un accordo tra privati stipulato tra Comune e Iren in cui il termovalorizzatore viene definito “opera pubblica” e non “opera privata di pubblica utilità”, definizione che avrebbe permesso a Iren l’esenzione dal versamento degli oneri di costruzione (420mila euro). Per il gip si tratterebbe di un “errore di interpretazione” da parte degli amministratori, mentre per l’accusa l’accordo è stato stipulato con dolo.
La Procura indaga anche sui versamenti annuali di Iren al Comune per le attività di monitoraggio e controllo del Pai, anche quelli stabiliti nell’accordo privato. Secondo il gip, si tratterebbe di “atti atipici”, ma non vi è prova che siano illeciti. Eppure, ricorda l’accusa, basta guardare che uso è stato fatto di queste somme, tanto che lo stesso gip ha disposto il sequestro dei beni di Moruzzi (che si sarebbe intascato 75mila euro).
Infine, l’appello ricorda l’orientamento della Cassazione per cui è legittimo il sequestro di immobili abusivi anche già ultimati o quando la condotta criminosa è già compiuta. Un orientamento opposto a quello espresso dal gip. Per il procuratore Laguardia il vincolo bloccherebbe l’aggravarsi del reato perché proprio il trattamento dei rifiuti con l’inceneritore rappresenta il momento di realizzazione di maggior profitto legato all’illecito.

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