
19/01/2009
h.14.00
In coerenza con la manifesta vocazione a vivere il teatro come luogo in cui la società riflette sulla contemporaneità nella sua complessità, Fondazione Teatro Due ha nelle sue ultime produzioni scandagliato diverse tematiche di indiscutibile attualità.
In quest’ottica debutterà il 20 gennaio alle 21.00 a Teatro Due “La strana morte di Trepliov Constantin Gavrilovic”, un lavoro affidato alla penna di Roberto Cavosi, tra i più interessanti drammaturghi italiani, che ne cura anche la regia, ispirato e permeato da una riflessione sulla meccanica quantistica.
Secondo questa non esiste un mattone base dell’universo, ma la materia è costituita da una relazione continua di particelle subatomiche che necessariamente devono combinarsi fra di loro per creare la medesima. Questa relazione di interscambio universale coinvolge qualsiasi cosa, dunque qualsiasi avvenimento ha delle ripercussioni nell’universo e viceversa, qualsiasi cosa accada nell’universo ha delle ripercussioni sul tutto. Tutte considerazioni che portano a vedere la realtà in un altro modo.
Partendo da Il Gabbiano di Cechov si può notare quanto sia già presente in esso il seme della fisica più recente: Cechov doveva aver letto e studiato molto la fisica contemporanea dato che nel testo sono presenti battute che lo rivelano in modo clamoroso.
Da ciò nasce la riflessione di Roberto Cavosi sulle concatenazioni storiche, scientifiche, sociali e astronomiche del nostro tempo per aprire un’indagine prendendo spunto dalla “sospetta” morte di Constantin Gavrilovic, sui rapporti probabilistici che tengono insieme la materia.
Nel mio testo ho cercato di mischiare i sogni, l’anima e la realtà fra di loro come se una cosa non escludesse l’altra, – scrive Cavosi – come se un sogno fosse reale quanto la realtà, come se uno stato d’animo o l’anima, se supponiamo che esista, sia di materia quanto lo è un tavolino. In questo momento mi sembra che il mondo sia un insieme di scatole che si compenetrano una nell’altra in un dinamismo continuo senza sosta dove anche la morte ha un suo valore rigeneratore fondamentale.
Anche a livello artistico ed estetico questo studio mi ha suscitato diverse domande: perchè in teatro bisogna essere legati per forza di cose a un protagonista tangibile? Perché il protagonista non potrebbe essere semplicemente un sentimento, come l’aspirazione dell’uomo che cerca l’universo, diventando di conseguenza percorso e materia?
Partendo da qui ho scritto un testo in cui ho provato in qualche modo a spaccare i meccanismi tradizionali per vedere cosa succedeva, affrontando questo argomento soprattutto dal punto di vista filosofico.
In La strana morte di Trepliov Constantin Gavrilovic tutto scorre. Come un equilibrista che cammina su un filo, così avanzano la storia e i sentimenti, in un cosmo fatto di stelle, catene e intrecci misteriosi. Da Minoru Yamasaki ad Aldo Moro, dalla tragedia delle Torri Gemelle alla guerra in Iraq, tutto si rincorre in un gioco continuo di luce ad emozioni che si sciolgono nell’intimo e commovente quesito della nostra esistenza.
Un “thriller” di paradossi e salti temporali non collocabili, come elettroni eccitati, a caccia di un assassino che forse è solo la nostra mente. Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Luca Giordana, Tania Rocchetta, Nanni Tormen, Marcello Vazzoler sono gli attori di questo curioso esperimento che tenta d’abbinare la meccanica quantistica e la relatività, cioè i dettami della fisica moderna, al teatro.