
“Non riesco a farmi capire dagli altri, è come se non riuscissi a comunicare le mie emozioni alle persone vicine”
Non è facile per le persone affette da disturbo alimentare poter esprimere le proprie emozioni perché le persone affette da tale disturbo presentano una difficoltà ad identificare e verbalizzare i propri sentimenti e stati d’animo. La mancanza di consapevolezza dei propri stati emotivi e delle proprie esperienze affettive possono condurre allo sviluppo di “stati di alienazione sociale e disagio psichico” tanto intollerabili da provocare il ricorso a condotte patologiche dettate dal discontrollo degli impulsi.
Molti fattori farebbero pensare ad una correlazione tra alessitimia e dsturbo del comportamento alimentare. L’analfabetismo emotivo o alessitimia è un costrutto psicologico che descrive una condizione di ridotta consapevolezza emotiva, che comporta l’incapacità sia di riconoscere sia di esprimere le proprie emozioni.. A cosa sarebbe dovuta la presenza della dimensione alessitimica nei pazienti con DCA? L’alessitimia si svilupperebbe a seguito dell’instaurarsi di uno stile di attaccamento disorganizzato e focalizzato al soddisfacimento di sensazioni legate al corpo.
La componente alessitimica, quindi, la scarsa capacità di elaborare e differenziare la componente affettiva e cognitiva delle emozioni, condurrebbe ad un aumento dell’attenzione selettiva sul corpo. E’ proprio a questo livello che si viene a creare una frattura tra elementi corporei ed elementi attinenti alla sfera emotiva. Si interviene sul corpo, utilizzando modalità iper-controllanti, per placare le emozioni incontrollabili. Nell’anoressia la negazione del cibo è un modo di punire se stesse ed il proprio corpo; spesso sono persone che hanno vissuto forti delusioni sentimentali o sessuali, maltrattamenti o traumi emotivi.
Ciò che accomuna sfera sentimentale ed alimentare è la perdita del principio del piacere, che tende a scomparire. Il piacere viene negato a se stessi o meglio, il piacere viene provato nel controllo del cibo, invece che nel gustarlo.
Cecilia Ferrari, psicologa/psicoterapeuta Centro Medico Spallanzani