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05/06/2010
h.17.00
Intervista a Davide Galli, ex esponente della FGCI [Federazione Federazione Giovanile Comunista Italiana, l’organizzazione dei giovani comunisti del Partito Comunista Italiano (PCI)] dei Giovani Comunsti), oggi referente dell’Italia dei Valori di Bardi.
Cosa ti ha convinto ad accettare l’incarico di coordinatore dell’Italia dei Valori di Bardi?
Prima di tutto è importante capire cosa mi ha riportato ad impegnarmi politicamente, dopo diversi anni di semplice cittadinanza attiva.
E la risposta è: i miei figli. Ho dovuto rimettermi in gioco con l’emergenza scuola, poiché la riforma Gelmini in montagna sta avendo e avrà effetti devastanti. Non avevo scelta, dovevo farlo per loro per cercare di salvare il presidio scolastico e una qualità didattica minima. Ho trovato attorno a noi una società civile intorpidita, confusa, disinformata e ho capito direttamente cos’era quella sensazione che stavo sentendo di scivolamento verso la “dittatura dolce”.
È stata una scossa e un risveglio su tutto quanto e non solo per la Scuola. Perché ho capito che i miei figli voglio poterli guardare negli occhi a testa alta e dirgli che ho fatto di tutto per oppormi a quello che succede, che mi sono battuto per una società migliore, come hanno fatto tutti da generazioni nella nostra famiglia in situazioni anche più dure e molto più pericolose.
Ho iniziato collaborando alla campagna elettorale della Lista Civica “Con noi per Bardi” l’anno scorso e quello che ho vissuto in quella occasione, compreso quello che ho visto prima e dopo le elezioni, mi hanno dato la spinta definitiva.
Soprattutto nella Valtaro l’elettorato mi pare ben presidiato da PD, PDL e in parte dell’UDC. Che spazio pensi di riuscire a ritagliarti come IDV, e come?
Nella montagna Ovest il presidio è soprattutto di PDL e PD mentre vedo una UDC, che anch’io credevo molto radicata come erede di una DC che da questa parti era letteralmente tutto, in crescente difficoltà un po’ in tutta la provincia.
Nell’ultimo anno però ho visto nel mio paese un travaso di voti improvviso dal PDL alla Lega molto forte. Lo faceva notare proprio un anonimo intervento sul Forum di “Alice non lo sa” che mi ha fatto riflettere. È un voto di protesta verso il PDL da parte di un elettorato stanco, che però non si tramuta in voto al centro-sinistra perché il PD viene visto, a torto o ragione, come partito di potere e di occupazione delle seggiole nei vari enti. E poi anche qui c’è un astensionismo molto forte che l’Italia dei Valori ha già dimostrato di saper recuperare.
Non mi nascondo comunque quanto sia arduo il compito. È certo che ci sia uno spazio politico per la difesa della legalità e per un monitoraggio dell’attività amministrativa che vada a rompere meccanismi e prassi consolidate spesso molto al limite.
Per uno come te che da giovanissimo militava nella FGCI di Parma (i giovani dell’allora PCI), al di là dell’antiberlusconismo, uno come Di Pietro non è un pò troppo culturalmente di destra?
Specifichiamo meglio. Nella FGCI di Piacenza, la mia città di origine, mi sono iscritto a 15 anni ed ero diventato segretario della Lega Studenti Medi. Ma a Parma studiavo al Toschi da pendolare e dalla terza superiore ero stato eletto in Consiglio d’Istituto con percentuali bulgare: 700 voti su 900 la mia lista (ricordo ancora il nome, ConTeStiamo) e oltre 400 voti personali.
Per questo motivo erano diversi i contatti con la FGCI di Parma, a cominciare dalle manifestazioni studentesche dove la nostra delegazione era spesso la più numerosa. Io venivo da una famiglia di socialisti e comunisti, con entrambi i nonni partigiani, mio padre simpatizzante comunista e mia madre attivista socialista. Anche dal fascino che avevano esercitato sulla mia generazione il presidente Sandro Pertini ed Enrico Berlinguer nasceva quella sintesi che mi aveva portato all’attivismo politico. Il PSI degli anni ’80 però era impensabile per un giovane perché anche il movimento giovanile era già pieno di yuppies arroganti e a caccia di potere/soldi facili; infatti li ho ritrovati praticamente tutti pochi anni dopo nella nascente Forza Italia.
Però poi sei approdato all’Italia dei Valori…
Quanto è distante l’idea di giustizia, equità, trasparenza e difesa della Costituzione dal discorso sulla “politica fatta con le mani pulite” di Pertini e la “questione morale” di Berlinguer? Secondo me non c’è nessuna distanza.
In questo momento poi i temi della laicità, della giustizia, sui diritti di cittadinanza, sull’informazione, sull’ambiente, sui servizi sanitari e scolastici, sull’immigrazione, sulla politica estera e sulla riduzione dei costi della politica vedo l’Italia dei Valori avere posizioni coerenti e su cui mi ritrovo pienamente. Nel solco di una cultura politica che mi appartiene e interessa da sempre, vicino al socialismo liberale gobettiano e anche alle modalità del mai ben compreso Partito d’Azione del dopoguerra.
Non riesco a vedere in Di Pietro nulla di “culturalmente di destra”, soprattutto di questa destra; facendo finta o sperando che in Italia possa esistere una destra di stile europeo ben diversa dall’attuale.
Ricordaci la tua storia politica personale.
A soli 20 anni mi sono dimesso dal mio ruolo perché mi ritenevo “vecchio”, almeno politicamente ed era giusto che facessi spazio alla generazione del “dopo muro” che avrebbe costruito la Sinistra Giovanile. Giovani che avevo contribuito a reclutare e che di lì a poco a Piacenza furono protagonisti di una stagione politica eccezionale, molto diversa da come l’avremmo attuata noi.
Mi sono iscritto per un lampo di nuovo solo nel 1999 ai DS per farmi mandare da una storica sezione piacentina come delegato al Congresso provinciale e farmi letteralmente buttare giù dal palco a metà di un intervento in cui leggevo i nomi dei “compagni”, seguiti dall’elenco degli incarichi multipli e dai relativi emolumenti (fra l’altro non ceduti in parte al partito come prevedeva lo statuto). Due temi molto vicini all’attuale Italia dei Valori: la politica come servizio civile e non come mestiere, l’abolizione dei doppi e tripli incarichi.
Che differenza c’era tra l’allora FGCI e gli attuali giovani democratici?
Per quanto fossimo “militarizzati”, almeno come struttura organizzativa, eravamo comunque un movimento politico autonomo con un’organizzazione e a volte anche una linea politica diversa dal PCI. Ad esempio sul referendum del nucleare del 1986 il PCI era come sempre tentennante (anche il PD sull’attuale eventuale referendum) ma noi eravamo tra i più attivi organizzatori della catena umana “Diamoci la mano da Caorso a San Damiano” poiché a Piacenza avevamo sia la centrale che l’aeroporto militare con testate nucleari.
I giovani democratici sono invece gli iscritti anagraficamente giovani del PD e quindi molto “endemici” al partito. Lo si nota anche nell’estetica. Il “figiciotto” aveva un abbigliamento da “giovane rivoluzionario” degli anni ’80 che ben lo identificava rispetto alle altre divise delle tribù urbane (i paninari, i metallari, i dark, ecc…) con kefia palestinese, clarks o anfibi, giubbotti militari.
I giovani del PD sono vestiti da persone serie e adulte perché vogliono distinguersi dai loro coetanei come quelli impegnati, dei giovani adulti di un partito che somma l’estetica del vecchio quadro del PCI e del volontario di Caritas/Azione Cattolica in un mix di anonima eleganza e semplicità.
Tuo compagno dentro la FGCI c’era un tal Lorenzo Lasagna, oggi assessore ai servizi sociali dell’Amministrazione Vignali. Che tipo era Lorenzo, facci qualche rivelazione?
Lorenzo era di un’intelligenza straordinaria, ironico, colto e accattivante. Spassosissimo e generoso in compagnia. Molto vanitoso e ambizioso. Tipicamente parmigiano (quindi un po’ fighetto). Capace di interpretare i ruoli che gli venivano proposti con una perfezione quasi inquietante.
Nella logica della domanda precedente, ad esempio, sull’estetica Lorenzo era perfetto, non aveva mai nulla fuori posto nella divisa/maschera del figiciotto (lo avete già sputtanato a dovere con le vecchie foto guerrigliere “a pugno chiuso” che avete pubblicato). A una riunione di partito però sapeva presentarsi con l’estetica e la dialettica giusta. Calcolando le doverose differenze di contesto in fondo non era molto diverso da adesso.
Potremmo definirlo in parte machiavellico?
Lasagna sarà il prossimo portavoce del movimento civico di Vignali che nascerà sabato 12 giugno all’Auditorium Paganini. Cerchiamo di bruciarlo tirando fuori dei suoi fatti personali. E’ vero che quando era al liceo e faceva le occupazioni ci dava dentro nei sacchi a pelo delle giovani compagne? In altre parole, per essere più espliciti, non è che occupava per “portare a casa” qualche donzella?
Il Lorenzo alternativo, colto e con gli occhi chiari piaceva molto alle ragazze. Era evidentissimo.
C’erano ragazze iscritte alla FGCI di Parma che avevano conoscenza e cultura politica pressoché nulle ma che seguivano estasiate e adoranti ogni sua parola. Sfottendo le chiamavamo le “lasagnotte”.
Non so bene quanto “concludesse” perché comunque era troppo innamorato di se stesso. C’è anche da dire che al di là dei pettegolezzi non posso sapere cosa succedesse nelle altre scuole durante le occupazioni perché avevo imposto la regola che da noi potessero stare dentro solo quelli del Toschi e di notte ci barricavamo dentro: eravamo considerati in assoluto i più “pericolosi” sia quantitativamente che qualitativamente e spesso dalla Questura cercavano di rifilarci infiltrati. E poi eravamo pochissimi ragazzi e avevamo centinaia di ragazze bellissime a disposizione; quella regola ci tutelava da quelli che si aggiravano famelici attorno alle nostre occupazioni!
Che rapporto personale hai con Lasagna?
Credo ce l’abbia ancora un po’ con me perché durante una manifestazione ci eravamo divertiti a deviare un suo corteo dal percorso prestabilito con la Prefettura perché il nostro obiettivo era di finire sempre davanti alla casa di Baldassarre Molossi, il quale non perdeva settimana senza dedicarsi a noi “Toschiani” dalle colonne della Gazzetta come una massa di bohemienne pervertiti, tossici e scandalosi secondo gli schemi della parmigianità più becera.
Alla fine, bloccati dalla polizia, finimmo qualche centinaio di metri indietro al cinema Astra2 per l’assemblea di rito e io e Lorenzo ce ne dicemmo pubblicamente di grosse. Ma con affetto e delusione reciproca più che con livore. Il litigio tra palco e platea si modificò poi nel solito duetto con il suo vero antagonista e alter ego di sempre che era Toto Scalfari, leader dell’ala più radicale del movimento studentesco, quella legata al Centro Sociale Mario Lupo.
Iniziarono a tirar fuori davanti a tutti storie pietose di quando erano piccoli e si frequentavano (“facevi così anche quando giocavamo a soldatini”), accusandosi l’un l’altro di essere “borghese”. Conoscendo le famiglie di provenienza e il tenore di vita intervenni per metterli d’accordo tutti e due sentenziando: “Tranquilli, siete molto borghesi tutti e due!”. Solo due figli di papà infatti potevano permettersi di buttare la politica tanto in filosofia e così poco in obiettivi concreti. Per quel corteo deviato fui chiamato davanti alla Commissione Disciplinare del Partito a Bologna. Il segretario degli studenti di Piacenza che devia il corteo degli studenti di Parma, questo era il comportamento da sanzionare. Ero molto suggestionato dall’intera faccenda. Ma a Bologna scoprii che erano molto più interessati a una brutta storia di falsi tesseramenti che aveva investito proprio la FGCI di Parma….
Dai, Lasagna era coinvolto in questo scandalo delle tessere!!!!!!!!
Non ho mai saputo quanto Lorenzo sapesse o fosse coinvolto. Di lì a poco la federazione giovanile di Parma fu commissariata e ci misero anni a riprendersi.
Ma spezzo l’ultima lancia a suo favore: chiamato dalla Digos a chiarire a seguito di quella manifestazione mi avvertì subito delle attenzioni particolari che mi stavano riservando e mi raccontò delle mie fotografie che gli avevano mostrato nelle situazioni più assurde e private. Generoso e amico, nonostante gli scherzetti che gli avevo fatto. Per questo non riesco ad approfittare fino in fondo dell’occasione ghiotta che mi è stata data con questa intervista.
Ma se insisterete ancora… chissà…
E poi vediamo come la prenderà per l’ennesimo dispettuccio 😉
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