L’assessore, il comandante e lo stato etico (di MarcoMaria Freddi)

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In questi giorni si è celebrata la Giornata Mondiale contro il narcotraffico, giornata che sottolinea che dopo 60anni di proibizionismo non si vedono segnali, neppure minimi, di contenimento del fenomeno, fenomeno che necessita di una riforma profonda del suo controllo.

Controllare i fenomeni, governare il fenomeno del consumo di sostanze è utile per tutelare la salute dei cittadini, contrastare le mafie italiane e portare benefici socioeconomici e scientifici.

Legalizzare il consumo di sostanze, controllare per ridurre il danno da consumo significa sottrarre alle mafie italiane ingenti guadagni che vengono reinvestiti in attività in bianco – leggi Eamilia – che garantirebbero al sistema paese tra tasse ed indotto 18-20 miliardi all’anno, significherebbe liberare i tribunali che sono ingolfati da cause di minima importanza e ridurre del 36% la popolazione carceraria – molti dei quali detenuti sono rinchiusi malati con problemi di dipendenza – che è in carcere per reati connessi alle droghe.

Un differente modo di guardare al fenomeno, fenomeno non differente dall’uso o dall’abuso di alcolici, che mai – è la storia degli ultimi 50 anni nel mondo – si potrà contrastare con l’uso della forza degli Stati.

Nel 2016, il movimento Radicale e tante altre associazioni, hanno presentato alla Camera una proposta di legge che prevede nuove regole per consentire il consumo consapevole della cannabis, legalizzandone produzione, consumo e commercio, cancellando, tra le altre cose, anche le pesanti sanzioni per la detenzione delle altre sostanze proibite.

Ma la politica è rimasta immobile, immobile su una normativa che piace alle mafie, non guarda con interesse alle mancate entrate nelle casse dello Stato, riempie le carceri, minaccia la salute degli italiani e proibisce la ricerca scientifica sulle sostanze che nel mondo stanno dando risultati sorprendenti in campo medico.

Un differente modo di guardare al fenomeno, tutto politico del fenomeno.

Poi, le notizie di questi giorni e le dichiarazioni dell’assessore Cristiano Casa e del Comandante della Polizia Locale Riva Cambrino i quali, commentando le recenti azioni di contrasto allo spaccio in città dichiarano il primo, che aumenteremo i controlli anche per colpire chi consuma droga, non solo chi spaccia “morte” e il secondo che il corpo della polizia municipale risponde alla preoccupazione dei cittadini rispetto al fenomeno odioso dello spaccio e dell’uso di droga. (LEGGI)

Ora, che un assessore in ricerca costante di accreditamento come candidato sindaco della destra abbia una visione etica della società tale da ritenere che il consumatore debba essere punito dal papà o mamma Stato che ci dice ciò che va bene e ciò che non va bene ci può stare, che questa visione appartenga ad un comandante della polizia locale, decisamente no.

Il comandante Riva Cambrino applichi le leggi, si astenga nel giudizio morale di chi fa uso di sostanze poiché il caso Bonsu aleggia ancora su Parma come monito, monito che ha insegnato molto circa il pericolo nell’arrogarsi un ruolo moralistico da parte di chi può esercitare la forza per mandato.

Concludo con una breve riflessione politica poiché non comprendo come possa conciliarsi la meritoria posizione del Sindaco antiproibizionista che ha firmato la proposta di legge del 2016 e la visione etica dello stato del suo assessore tutto proteso alla caccia al consumatore, questo è un vero mistero, un mistero buffo, un mistero che l’avvicinarsi delle elezioni cittadine paleserà, per certo, Cristiano Casa, non troverà spazio nella Società Aperta.

MarcoMaria Freddi

Radicale, militante dell’Associazione Luca Coscioni

Consigliere Comunale di Parma

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