
C’è Angioletto, che faceva l’operaio e che ha sposato la sua amata, figlia di imprenditori, nonostante il “no” della famiglia di lei. Un po’ come Romeo e Giulietta. Poi ci sono Jouad, venuta dal Marocco, che ha dedicato la sua vita ai suoi otto figli, Edda, la storica pasticcera di Traversetolo che ancora oggi sgrida il figlio Paolo che ha ereditato l’attività «se non fa le cose per bene», e Giuseppe, cresciuto sotto le bombe.
Sono soltanto alcune delle trentatré storie di vita narrate dagli ospiti dei centri diurni di Collecchio, Montechiarugolo e Traversetolo nel libro “Io mi chiamo Eleda e il mio nome non ce l’ha nessuno”. Storie raccolte dallo scrittore Guido Conti, diventate anche una mostra fotografica itinerante, che sabato scorso ha fatto tappa a Sala Baganza, in Rocca Sanvitale. Un’inaugurazione impreziosita dagli attori dell’associazione Anellodebole che hanno dato voce ad alcuni brani del libro e animato l’evento insieme ai protagonisti, i “nonni” e le “nonne” della Pedemontana.
Un libro e un’esposizione che rappresentano il risultato di un progetto ideato da Pedemontana Sociale per creare un’occasione, un tempo e uno spazio per fissare nella memoria le storie di una comunità, permettendo agli ospiti dei centri diurni di rompere la routine. Una forma di socialità che si fa testimonianza, con storie incredibili o di straordinaria normalità.
«Sono queste storie e questi momenti che danno il senso alla nostra esistenza», ha affermato il sindaco di Sala Baganza e presidente di Pedemontana Sociale Aldo Spina, che ha partecipato al taglio del nastro insieme agli assessori al Welfare di Sala Baganza, Giuliana Saccani, e Traversetolo, Nelda Conti, allo scrittore Guido Conti e al responsabile dell’Area Anziani, Adulti e Disabili di APS Emiliano Pavarani. «Non abbiamo bisogno di essere eroi perché le nostre vite abbiano un significato – ha aggiunto Spina – Questo è il senso del progetto. Le nostre comunità sono fatte dalla somma dei contributi che ciascuno di noi dà con la propria vita, e non ci sono soltanto presidenti, campioni o miti. Quello che avete fatto è importante e ringrazio le operatrici, Guido Conti e tutto personale dell’azienda che lo hanno reso possibile».
«Le vostre storie emozionanti ci restituiscono le vostre vite – ha detto Pavarani rivolgendosi agli anziani narratori –. A volte tutto questo ci sfugge: andate al centro diurno, le operatrici cercano di farvi stare bene e di farvi divertire. Non ci fermiamo a riflettere sulle vostre storie, che invece sono importanti, perché ci raccontano e ci insegnano tante cose. Oltre a Conti, ad Anellodebole e alle operatrici, voglio ringraziare i nostri amministratori che hanno condiviso con noi la bellezza di questo progetto. Persone che hanno avuto un’attenzione che non è affatto scontata».
«Lavorare con voi e scrivere le vostre storie è stata una grande emozione – ha affermato Guido Conti –. Come diceva Cesare Zavattini, “il banale non esiste”, bisogna cercare nella vita di ognuno di noi quei piccoli particolari che danno un senso al tutto».
Nelda Conti ha voluto ringraziare anche «la vita, che mi ha permesso di ricoprire il ruolo di assessore al Sociale, di poter entrare in questo mondo e di poter imparare da voi, che mi avete mostrato Il bello, il buono, il pulito, il coraggio e la forza di andare avanti».
La mostra, a ingresso gratuito, resterà aperta fino a venerdì 11 luglio, dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Visitando l’esposizione sarà possibile acquistare il libro.