Maestri: “Differenze di genere, il 2 novembre arriva l’Equal Pay Day”

Un’ulteriore conferma di come nel lavoro la parità salariale non esista arriva dalla Commissione UE, che ha deciso di celebrare l’Equal Pay Day il 2 novembre: è stato infatti calcolato che da questa data, le lavoratrici europee lavoreranno gratis fino al 31 dicembre a causa del “gender gap”, mentre i colleghi maschi continueranno a essere retribuiti; in sostanza significa che la retribuzione lavorativa annuale di un uomo, la donna la raggiunge lavorando circa due mesi in più. 

In tal senso, diamo uno sguardo a qualche numero: in Italia le donne percepiscono il 6,7% in meno di quello che guadagnano gli uomini, il nostro tasso di disoccupazione femminile è pari al 46%, inoltre questa percentuale prende in considerazione soprattutto donne laureate, meno quelle con remunerazione più contenuta. Infine, ci si dimentica che la differenza di salario tra uomo e donna sta via via crescendo: era al 4,9% nel 2008, è lievitato al 5,5% nel 2009, per arrivare appunto al 6,7% nel 2014.

I numeri Inps sulle pensioni, inoltre, ci danno un ulteriore dato preoccupante: quelle femminili sono tutte concentrate nelle classi di importo più basso, con una progressiva riduzione del loro peso al crescere dell’assegno, 3 pensioni su 4 sono sotto i 500 euro, mentre solo 1 pensionato su 4 oltre i 3.000 euro è donna. A questo si aggiunge il fatto che, sempre più spesso, le donne sono relegate nello svolgimento di lavori con contratti precari e con part-time spesso involontari, con retribuzioni conseguentemente ridotte. Naturalmente, poi, le donne devono essere in grado di conciliare lavoro e famiglia e in questo contesto anche il welfare italiano riesce a dare poche risposte.

I dati, quindi, ci restituiscono un quadro della realtà decisamente preoccupante, in cui le donne rimangono spesso emarginate dal mondo del lavoro e rischiano di non riuscire a diventarne protagoniste. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha denunciato l’Italia come il Paese che ha fatto meno per incoraggiare le donne ad entrare nel mercato del lavoro, aggiungendo che se il tasso di partecipazione femminile fosse portato allo stesso livello di quello degli uomini, il Pil guadagnerebbe oltre 15 punti percentuali.

Per questo in Parlamento (non solo da questa legislatura, la legge Turco è del 2000) stiamo lavorando per provare a realizzare un’effettiva uguaglianza in termini di opportunità attraverso atti e politiche concrete che contrastino le disuguaglianze nel corso dell’intera vita lavorativa delle donne: dall’ingresso nel mercato del lavoro, fino alla pensione. L’occasione potrebbe essere la legge di Stabilità nella quale inserire incentivi e defiscalizzazioni per sostenere le assunzioni delle donne. Ma si deve lavorare anche sul sistema di welfare, che deve permettere alle donne di coniugare il loro impegno famigliare e il mondo del lavoro in maniera più equilibrata, più serena e con minori discriminazioni.

Sono questi i temi che da sempre mi appassionano e sui quali non farò mancare il mio impegno per riuscire a migliorare la vita di tante donne italiane.

On. Patrizia Maestri

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