
ART – Apta Regenerative Technologiesè la nuova azienda che nasce come spin-off dell’Università di Parma per trasferire i prodotti della ricerca nel mercato delle Red Biotechnologies, le biotecnologie al servizio della salute, diretta dal prof. Guido Macaluso(docente ordinario presso il Centro Universitario di Odontoiatria –Dipartimento di Scienze Biomediche, Biotecnologiche e Traslazionali-S.Bi.Bi.T., da tempo impegnato nel campo della rigenerazione dei tessuti orali) in collaborazione con i dott. Carlo Galli,Simone Lumetti, Edoardo Manfredi (ricercatori del Centro Universitario di Odontoiatria – Dipartimento S.Bi.Bi.T.), e Antonio Cacchioli ricercatore delDipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell’Ateneo.
ART nasce dall’attività di sperimentazione condotta nel laboratorio (diretto appunto dal prof. Macaluso) di Biomateriali e Ingegneria Tissutale – Bi.T.E. del Centro Universitario di Odontoiatria e vuole dare il suo contributo a migliorare la salute e la qualità di vita dei pazienti sviluppando una nuova classe di biomateriali caratterizzati dall’arricchimento con aptameri. Gli aptameri sono delle brevi sequenze di oligonucleotidi, essenzialmente cioè brevi frammenti di DNA sintetico, che possono essere ingegnerizzati per legare qualsiasi molecola bersaglio. Quando un biomateriale, sia esso una spugna, un gel, un sostituto d’osso o un impianto dentale, viene inserito in una ferita chirurgica, entra a contatto con il sangue e spontaneamente si riveste delle proteine che il sangue contiene. Sono le proteine, di cui esistono tantissimi tipi, che poi dicono alle cellule cosa fare, come attivarsi, come guarire, che tessuti depositare.
L’idea alla base di ART è partita da una domanda molto semplice: cosa succederebbe se fosse possibile scegliere tra tutte le proteine del sanguequelle che più servono per indirizzare la guarigione verso la rigenerazione del tessuto che interessa ricostruire e le si riuscisse a trattenere sui biomateriali innestati? Il team di Bi.T.E. ha trovato un metodo studiando il mondo degli aptameri, e adesso ART può generare biomateriali che sono in grado di selezionare il tipo di segnale, di proteina, di cui rivestirsi. Il concetto di ART è estremamente semplice ed elegante: non dare all’organismo impulsi estranei, ma usare ciò che l’organismo ha già, concentrandolo solo là dove serve. Questa tecnologia inoltre è estremamente flessibile, poiché può essere personalizzata, a seconda della situazione clinica. Inoltre qualsiasi biomateriale può essere arricchito con aptameri, non solo quelli per sostituire l’osso, a cui il team di ART è particolarmente sensibile per il proprio background e da cui tutto ha avuto inizio.
Il team del Bi.T.E. lab ha lavorato a lungo su questo principio e inizialmente la sperimentazione è avvenuta con un certo riserbo, sfociando in un brevetto italiano, a cui ha fatto seguito una domanda di estensione mondiale. Una volta che il gruppo di ricerca ha avuto la possibilità di presentare i propri risultati al mondo scientifico però la risposta è stata molto buona ed è stato premiato con il prestigioso riconoscimento internazionale “Premio HM Goldman per la ricerca in Parodontologia”, lo scorso marzo. Ora però che si è deciso di intraprendere la via della impresa, con caratteristiche di startup innovativa, a questo nuovo spin-off dell’Ateneo si apre un mondo estremamente dinamico ed emozionante.
Lo scorso febbraio il progetto ART è giunto tra i 10 finalisti dell’iniziativa BioInItaly Investment Forum, un’iniziativa promossa col patrocinio di Banca Intesa San Paolo e Assobiotec, vincendo la possibilità di confrontarsi con un prestigioso pubblico di investitori internazionali. L’idea piace e ART è stata premiata con il secondo posto alla competizione Call for ideas “Competitività e Semplificazione”, promossa dai Cavalieri del Lavoro in collaborazione con ItaliaCamp, dopo aver superato una selezione di oltre 200 partecipanti. ART ha superato inoltre le prime due fasi di selezione di Startcup Emilia Romagna e ora, in seconda posizione nella classifica regionale, rimane in attesa del prossimo evento, la Tech Week di Settembre, dove verranno definiti i vincitori.
Se si parla di startup ovviamente si parla di crescita esponenziale, di tecnologie in grado di portare cambiamenti importanti, a fronte di considerevoli rischi, e ART sa che naturalmente bisogna guardare fuori dai confini nazionali. Per questo il team del nuovo spin-off dell’Università di Parma sta costruendo un network di conoscenze e collaborazioni con partner aziendali in diversi paesi e si sta affacciando agli acceleratori, anche stranieri. Un viaggio lungo che è solo agli inizi ma che appare carico di promesse.