‘Ndrangheta in Emilia: sequestro di beni per 30 milioni di euro

Dalle prime ore della mattinata i Carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Reggio Emilia e Parma, stanno eseguendo a Reggio Emilia, Parma, Crotone, Aosta e Verona, un rilevante sequestro di beni, per un valore complessivo di 30 milioni di euro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Emilia, su richiesta della Dda di Bologna, a carico dei fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli, originari di Cutro (Kr) ed attualmente detenuti presso il carcere di Bologna, per associazione mafiosa, riciclaggio ed intestazione fittizia di beni.

Il provvedimento, che integra i sequestri già disposti in ambito penale, colpisce il patrimonio dei fratelli Vertinelli, ritenuti vera e propria emanazione imprenditoriale del sodalizio di matrice ‘ndranghetista, attivo sul territorio emiliano ed operante anche in Calabria, capace di un’autonoma e localizzata forza di intimidazione con epicentro a Reggio Emilia, e collegato alla cosca Grande Aracri di Cutro. In particolare, tali attività hanno ulteriormente consentito di:

  • far emergere il rapporto funzionale tra il boss Grande Aracri e gli imprenditori Palmo e Giuseppe Vertinelli, asserviti al programma affaristico della cosca e ai suoi obiettivi di infiltrazione nel sistema economico emiliano, calabrese, veneto con propaggini in Val d’Aosta;

  • individuare le ricchezze, anche personali, accumulate attraverso prestanome, disvelando i complessi meccanismi di intestazione fittizia e di titolarità occulta ideati per reimpiegare i capitali derivanti dai reati-fine dell’associazione, nonchè le provviste direttamente riconducibili al boss Grande Aracri Nicolino (già detenuto);

  • scoprire le ulteriori condotte criminali dei fratelli Vertinelli, i quali, nonostante i precedenti sequestri subiti a gennaio, febbraio e luglio, hanno ripreso le attività imprenditoriali intestando ad un giovane prestanome una nuova società, la Sime srl, fissandone la sede legale in provincia di Verona, all’evidente scopo di sottrarsi alle attenzioni investigative in Emilia Romagna, trasferendo alla Sime i sub-appalti precedentemente assegnati alle società già sottoposte a sequestro, conservando in tal modo la disponibilità del “patrimonio reale” dell’azienda confiscata e riversando indebitamente all’interno di essa gli assets riconducibili alle aziende sequestrate, compresi clienti, fornitori e maestranze.

Nel complesso, la misura di prevenzione patrimoniale, ha interessato, oltre alla citata Sime srl di Verona, ulteriori 11 aziende, 71 immobili, 22 autoveicoli e diversi rapporti bancari e finanziari.

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