“No ad un’ulteriore legge elettorale truffa”

SMA MODENA

24/04/2009
h.16.20

L’abbinamento del referendum sulla legge elettorale promosso da Segni, Guzzetta ed altri alle elezioni di giugno (abbinamento con le elezioni per il Parlamento, europeo o italiano, mai verificatosi finora e escluso per legge) avrebbe lo scopo di favorire il raggiungimento del quorum del 50% più uno di elettori indispensabile per la validità del referendum stesso.
Il proposito del referendum è quello di modificare l’attuale legge elettorale per le elezioni politiche, un ibrido di proporzionale (con soglia di sbarramento) e premio di maggioranza con cui si è votato nel 2006 e nel 2008, al fine di assegnare la maggioranza assoluta del 55% dei seggi in Parlamento non più alla coalizione di liste ma alla singola lista, cioè al singolo partito, che acquisisca la maggioranza relativa dei voti.
Sarebbe una legge elettorale ancora peggiore della famigerata Legge Acerbo del 1923 con la quale Mussolini l’anno successivo prese il potere e iniziò la dittatura, legge che assegnava i 2/3 dei seggi in Parlamento al partito di maggioranza relativa alla condizione che questo raggiungesse la soglia minima del 25% dei voti. Con la proposta referendaria odierna per avere la maggioranza assoluta in Parlamento a un partito basterebbe prendere un solo voto in più degli altri.
Così si passerebbe a un sistema bipartitico dal sistema bipolare attuale, presente da un quindicennio. Sistema bipolare che a sua volta si è affermato in conseguenza dell’introduzione della legge elettorale maggioritaria al posto di quella proporzionale. Con l’effetto di un’ulteriore riduzione della democrazia e della partecipazione popolare: sottorappresentanza ed emarginazione delle minoranze non omologate al modello economico sociale dominante dagli anni ‘80, perdita di pluralismo in Parlamento rispetto al Paese, aumento dell’astensionismo e allontanamento dalla politica, governo da parte di una coalizione ovvero di un partito non maggioranza nella società, tendenza al “centro” dello schieramento politico da parte di due formazioni prevalenti non alternative fra loro ma portatrici di visioni e opzioni politico-programmatiche sempre più simili e compatibili.
Si arriverebbe a una nuova, terza, Repubblica, dal pluralismo solo di facciata, non più fondata sul lavoro e sull’antifascismo ma basata sul sistema dei due partiti nient’affatto alternativi e quindi dalle forme di potere vicine e similari a quelle di un regime autoritario e totalitario. Un sistema politico non unipartitico ma un governo in realtà unipartito e monopartito.