“Non si è mai lasciato estorcere una confessione di innocenza”

SMA MODENA
lodi1

06/02/2013
h.19.20

Prosegue lo speciale di ParmaDaily sulle Brigate Rosse che ha preso inzio dai funerali di qualche settimana fa a Reggio Emilia di Prospero Gallinari, uno dei fondatori delle Brigate Rosse (guarda le foto!).

Oreste Scalzone è stato fondatore ed esponente delle organizzazioni politiche extra-parlamentari Potere Operaio e Autonomia Operaia.
Fin da giovanissimo si avvicina ai testi marxisti.
Nel 1960 sotto la spinta emotiva della strage di Reggio Emilia si iscrive a 13 anni alla FGCI. Dal ’64 comincia a maturare uno spirito critico nei confronti del Partito Comunista da cui continuerà ad allontanarsi progressivamente.
Nel 1969 fonda con Franco Piperno e Toni Negri l’organizzazione Potere Operaio.
Sciolto Potere Operaio in seguito alla crisi dovuta all’attentato (i vertici nazionali dell’organizzazione dichiararono di essere stati informati dei fatti solo dopo gli avvenimenti), Scalzone aderì ad Autonomia Operaia.
Il 7 aprile del 1979 il magistrato padovano Pietro Calogero ordina l’arresto e la carcerazione preventiva dei vertici delle due organizzazioni, soprattutto docenti universitari e intellettuali, con l’accusa di partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapina. Il conseguente processo, che sarà ricordato come processo “Prima Linea – Cocori (Comitati Comunisti Rivoluzionari)”, condanna Oreste Scalzone nel 1981 a 16 anni di reclusione. Nello stesso anno, approfittando della libertà provvisoria ottenuta grazie a problemi di salute, fugge in Corsica con l’aiuto dell’amico Gian Maria Volonté; dopo un passaggio a Copenaghen, raggiunge Parigi in settembre.
In quegli anni la capitale francese offre rifugio ai ricercati italiani grazie alla politica del Presidente François Mitterrand, che vieta le estradizioni per atti di natura violenta, ma d’ispirazione politica (dottrina Mitterrand).
Nel 1987 la sua pena venne ridotta in appello a 9 anni, in forza dell’assoluzione per l’accusa di rapina, ma la Corte Suprema di Cassazione annullò tale sentenza poiché lo stato francese non concedeva l’estradizione.
Rimane a Parigi fino al febbraio del 2007, quando in seguito alla prescrizione dei reati può tornare in Italia senza scontare la condanna. Infatti il 17 gennaio 2007 i giudici della Corte d’assise di Milano sanciscono l’«intervenuta prescrizione in relazione ai reati di partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapine».
I mezzi di comunicazione hanno dato ampia visibilità al suo rientro in territorio italiano. In occasione dello sciopero generale della CGIL del 12 dicembre 2008, ha partecipato e ha preso la parola all’assemblea nell’Aula Magna della Statale di Milano tra gli studenti del movimento studentesco dell’Onda. Ha partecipato e preso parola anche nella lotta degli operai di Pomigliano d’Arco, in parecchi eventi organizzati. Sono oramai alcuni anni che Oreste Scalzone è tornato a fare politica.
Questo il suo ricordo dell’esponente delle Brigate Rosse Prospero Gallinari ai funerali di qualche settimana fa.

Sogni e materialismo storico
Il Prospero della Tempesta di Shakespeare conclude dicendo: “La vita è fatta della stessa sostanza dei sogni”. Sogni e materialismo critico, storico. L’aveva scritto Marx prima di Pasolini che lo aveva ripreso.
Prospero Gallinari rappresenta tante cose. Però ce n’è una che, a rischio di restringere l’immagine, travalica la nostra stessa cerchia, forte su un piano profondo umano, sovversivo: Prospero è un uomo che non si è mai lasciato estorcere una confessione di innocenza, anche quando era in carcere a rischio della vita.
Poteva essere appeso al filo di una parola, di una parola che non accusasse nessuno ma semplicemente dicesse: “Non sono stato io (ndr: ad uccidere Moro)”. Perchè i signori della legalità dicevano che non gli potevano dare qualcosa che dovrebbe essere data con la benda se c’è un rischio di vita: la libertà provvisoria, provvisorissima per motivi di salute… perchè la vox populi, quella degli scrittori e del Palazzo aveva dedotto che lui fosse stato uno degli esecutori di Aldo Moro.

Compagno dell’arma
Mario (ndr. Moretti) aveva tentato di dire: “Sono stato io”. Ma Prospero, quando glielo andavano a chiedere, non ha mai detto “No, non sono stato io”.
E quando poi, tragedia nella tragedia, chiarì, per quello che conta la verità giuridica e giudiziaria, che non era stato lui e gli chiedevano “Perchè non l’ha detto?”, lui rispendeva sempre: “Detto cosa? Io non dico niente”. E non diceva queste parole con una sorta di prosopopea… pur sentendo l’appartenenza ma senza proclami.
Gli dicevano “Perchè non hai dichiarato la tua innocenza”, lui rispondeva: “Non mi interessa, ho fatto delle scelte con altri compagni”.
Io non so se avrei avuto gli stessi coraggio, radicalità e di rigore… di ognuno di noi nessuno lo sa… di Prospero Gallinari lo sappiamo. Compagno dell’arma, compagno!.
 
AM

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