Orlando (Pd) su Aemilia: “Nessuna sottovalutazione può essere tollerata”

SMA MODENA

“Le 125 condanne emesse ieri dal Tribunale di Reggio Emilia dimostrano la solidità dell’impianto accusatorio elaborato dalla Procura sulla base di evidenze che, purtroppo, nel corso degli anni, sono diventate sempre più tangibili”. Questo il commento dell’On. Andrea Orlando, parlamentare del PD, eletto lo scorso 4 marzo nel collegio plurinominale di Parma, Piacenza e Reggio nonché Ministro della Giustizia dal 2014 al 2018.

“Il più grande processo contro la ‘ndrangheta è stato, dunque, celebrato in Emilia: questo è il dato ‘storico’ sul quale occorre riflettere molto seriamente”.

“Esprimo il mio sincero ringraziamento alla magistratura inquirente e giudicante per il rigore e la professionalità con cui ha condotto questo imponente lavoro.

Il processo Aemilia ci consegna una accresciuta consapevolezza sul fatto che il radicamento mafioso al Nord è ormai un problema ineludibile: la costituzione della Regione, della Provincia e dei comuni reggiani come parte civile nel processo è indice della volontà delle istituzioni emiliane di reagire con la necessaria intransigenza. Come ha ricordato il Procuratore Capo di Bologna, Giuseppe Amato, queste condanne rappresentano un primo traguardo, ma la lotta per la piena legalità deve proseguire: nessuna sottovalutazione può essere tollerata”.

“Occorre una reazione dall’alto – ha aggiunto l’On. Andrea Orlando – cioè da parte delle istituzioni, ma è cruciale che al contempo vi sia anche una grande reazione dal basso, dalla società. Il conferimento della laurea ad honorem a don Luigi Ciotti da parte dell’Università di Parma, il prossimo 23 novembre, rappresenta in questo senso un segnale molto importante.

“Spiace molto dover constatare – ha concluso infine l’On. Orlando – come oggi la questione della legalità sia ridotta alla sola dimensione del contrasto alla micro-criminalità e all’immigrazione clandestina, mentre la lotta alla mafia, declassata nella lista delle priorità del Governo, rischia per questo di scomparire dal dibattito pubblico del Paese”.