“Palermo Shooting”

SMA MODENA

04/02/2009

Finn un fotografo il cui lavoro è molto apprezzato in campo internazionale, è un uomo costantemente in azione. Il suo cellulare è sempre in funzione, dorme pochissimo (e quando dorme ha incubi) e suo lettore mp3 è sempre in funzione.
Una sera, mentre si trova alla guida della sua auto, vede, come si suol dire, la morte in faccia rischiando un incidente dalle conseguenze letali. Da quel momento la sua vita cambia. Abbandona la Germania e si reca a Palermo con l’alibi di un servizio fotografico con Milla Jovovich ma in realtà vuole azzerare la propria esistenza per ripartire da capo.
L’ossessione della morte però non lo abbandona. Si vede colpito o sfiorato da frecce scagliate da un essere misterioso che lo segue. A mitigare solo in parte questa sensazione provvede l’incontro con Flavia, una restauratrice impegnata su un grande affresco cinquecentesco raffigurante il trionfo della Morte.
Wim Wenders, a differenza della Morte rappresentata da un Dennis Hopper biancovestito, manca completamente il bersaglio.
Dopo le interessanti esperienze di La terra dell’abbondanza e Non bussare alla mia porta, il regista decide di far ritorno in Europa ripartendo dalla terra che gli ha dato i natali: la Germania.
La sua identificazione con il protagonista si potrebbe definire purtroppo palese non tanto sul piano narrativo (anche se sicuramente lo è anche su questo versante) quanto piuttosto su quello della riuscita complessiva dell’opera. Come si diceva una volta: ‘bella la fotografia’. Perché su questo versante il film è affascinante sia quando si muove nella metallica e glamourous atmosfera di Düsseldorf sia quando si trasferisce nei vicoli e nelle piazze di una Palermo delabré.
Lo è invece sempre meno man mano che procede in una didascalica riflessione sull’uomo, la vita e la morte sfiorando il ridicolo involontario nel dialogo finale che vorrebbe essere denso di concetti ben più adatti a un romanzo tascabile da stazione ferroviaria.
Il regista e sceneggiatore ha in questa occasione il difetto capitale di voler dire e spiegare tutto non lasciando alcuno spazio proprio a quell’invisibile di cui vorrebbe tessere le lodi. Ottimo sarebbe stato approfondire il discorso sulla falsificazione del reale che la fotografia ormai può realizzare ad altissimi livelli e che viene suggerito inizialmente (e poi didascalicamente ribadito).
Ottimo se Shooting Palermo non avesse utilizzato a piene mani proprio quella tecnologia digitale che pretende di mettere in discussione e non ci avesse offerto un overdose di product placament decisamente imbarazzante.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
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