“Papa Francesco ci ha lasciati come Gesù, senza proteggere la sua salute, per amarci fino alle fine”. INTERVISTA all’assessora Daria Jacopozzi

SMA MODENA
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TEODAILY – A caldo, ancora sorpresi dalla notizia della morte di Papa Francesco, abbiamo intervistato Daria Jacopozzi, assessora del Comune di Parma, conosciuta e riconosciuta esponente del mondo cattolico di Parma impegnato in politica.

Da cattolica quale sei, qual è il tuo sentimento a poche ore dalla scomparsa di Papa Francesco?

In questo momento i miei sentimenti sono quelli di un grande stupore per il modo in cui ci ha lasciati (senza proteggere la propria salute e quindi senza accanimento terapeutico per amare i suoi fino alla fine, come ha fatto Gesù) e nello stesso tempo ho nel cuore un’immessa gratitudine e una grande aspettativa e speranza per il futuro della chiesa post Francesco.

Cosa credi rimarrà del suo pontificato?

Del suo pontificato penso rimarranno alcuni punti cardine che sono anche delle grandi novità nei 2000 anni di storia della Chiesa.

Il primo è la parresia, cioè il coraggio di dire tutta la verità senza nascondere le questioni più delicate e negative che appartengono alla Chiesa stessa.


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Il secondo è avere reinterpretato l’attualità del Vangelo sviluppando un concetto universale che è quello della fraternità, categoria emersa nella rivoluzione francese ma, come diceva Edgar Morin, troppo pericolosa e difficile da declinare, e quindi dimenticata. Papa Francesco ha avuto il coraggio di declinare questo concetto sia nell’ambito della politica che dell’economia, ovvero i due pilastri sui quali, soprattutto nella globalizzazione in cui ci troviamo, si regge la sostenibilità sociale e ambientale dell’intero pianeta. Per questo nel 2015 con la “Laudato sii” è stato accusato di essere un Papa politico, e lo è stato! Ha avuto il coraggio di denunciare la finanza speculativa e la disuguaglianza come malattie croniche cause di insostenibilità. Per questo, sulla scia dell’economia di Comunione fondata da Chiara Lubich, ha deciso di dare vita all’Economy of Francesco, un network internazionale formato e pensato per i giovani sui temi di economia civile e giusta. La sua voce è stata sostenuta da quelle di tanti intellettuali, scienziati e sociologi portando un nuovo paradigma culturale e politico.

Il terzo grande messaggio è stato quello della Pace, per cui negli ultimi anni Papa Francesco ha dato davvero la vita, con il coraggio di andare controcorrente. Ha voluto sottolineare che dopo la Seconda Guerra mondiale non si può più parlare di pace senza parlare di disarmo. Il cambio di paradigma “Si vis pacem para pacem” è una nuova e coraggiosa novità di approccio alla dimensione ormai globale del pianeta. Va in questa direzione il suo grande impegno per il dialogo interreligioso e per ogni tipo di dialogo perché ha riconosciuto che stiamo vivendo un cambiamento d’epoca, non di un’epoca di cambiamento!

Cosa credi avrebbe potuto fare di più e di meglio?

Non è per niente facile rispondere alla domanda cosa avrebbe potuto fare di meglio. La Chiesa ha un’enorme complessità. Penso che il Papa abbia solo iniziato a lavorare sulla dimensione della partecipazione attiva delle donne. La dimensione femminile è ancora una questione sociale tutta da sviluppare per la Chiesa. Speriamo che anche il nuovo pontificato accolga il percorso iniziato da Francesco e lo porti avanti con molto coraggio. È necessario per la stessa sopravvivenza della Chiesa cattolica.

Difficile o impossibile prevedere le decisioni del Conclave, ma quale profilo di Papa ti aspetti come successore di Papa Francesco? In continuità o in discontinuità?

Il profilo che mi aspetto nel nuovo pontificato è di continuità per i primi grandi temi aperti dalle ultime encicliche ma anche di discontinuità sulla questione femminile che va presa in mano con maggiore determinazione. La liturgia ha bisogno di essere rivista e la partecipazione dei giovani a essa penso che sia molto importante. E’ un cambiamento necessario per essere comprensibili e quindi capaci di parlare al cuore delle nuove generazioni.

Se invece parliamo di cattolici in politica…

Guardando a Papa Francesco non si può dire che politici cattolici siano dei moderati… se noi cattolici in politica appariamo moderati vuol dire che non siamo coerenti. Il Papa ci ha detto di non preoccuparsi di occupare spazi ma di iniziare processi, perché il tempo è superiore allo spazio come scrisse nel 2014 nella “Evangelii gaudium”. Un monito forte a noi politici ma anche una linea chiara! Almeno per me, che l’ho abbracciata subito e sentita mia.

Andrea Marsiletti