
Non c’è pace nel Pd di Parma.
Dopo le lacerazioni interne alle ultime comunali di Parma (leggi: Centrosinistra di Parma: tutte le mosse di un suicidio perfetto), i democratici continuano a farsi del male da soli.
Ieri sera, durante l’assemblea provinciale, Fabio Moroni si è dimesso dalla carica di Presidente dell’Assemblea ed è uscito polemicamente dalla sala in disaccordo con il segretario provinciale Cesari.
Dalle informazioni raccolte da ParmaDaily, la spaccatura è avvenuta sulla composizione della nuova segreteria provinciale, per la quale Cesari ha individuato dei nominativi, riservando una rappresentanza anche per la minoranza di Moroni. Quest’ultimo ha contestato il metodo, evidenziando la mancanza di condivisione.
Moroni, si ricorderà, è stato il candidato alla segreteria provinciale sconfitto da Cesari (leggi) che, in una logica di ricomposizione, era stato poi nominato Presidente (leggi). Un accordo che evidentemente non poggiava su basi molto solide, essendo durato meno di due mesi.
Non sono mancati i richiami all’unità del partito da parte di numerosi membri dell’Assemblea, ma Moroni non è più tornato. PrD
E’ arrivato in Redazione un comunicato stampa di Fabio Moroni che pubblichiamo per completezza d’informazione, anche se non riteniamo non sia riferito a noi, visto che “smentisce” contenuti non pubblicati da ParmaDaily (ad es. che Moroni starebbe per uscire dal Pd, polemiche sul rinvio dell’Assemblea, ecc). ParmaDaily conferma integralmente il contenuto del suo articolo, in particolare la sostanza dello stesso (ovvero le dimissioni di Moroni da Presidente dell’Assemblea provinciale) che infatti Moroni non ha smentito.
“Avrei preferito non dover intervenire pubblicamente sulla questione ma le informazioni veicolate dalla stampa richiedono da parte mia alcune precisazioni.
La prima: sono e rimango un iscritto e un elettore del Partito Democratico. Da parte mia non c’è mai stata e non c’è alcune intenzione di “migrare” verso altri partiti o movimenti politici.
La seconda: Il confronto tra le diverse posizioni non ha riguardato né la composizione della Segreteria Provinciale, né quella della Direzione Provinciale che, a norma di statuto, è costituita in ragione dell’esito del voto congressuale (24 Cesari, 16 Moroni). Questa la mia proposta, sulla quale per altro si era trovata una intesa informale già prima dell’avvio dei lavori e che posso citare testualmente avendo letto il mio intervento in Assemblea: “prendiamoci l’impegno di dedicare i prossimi 2/3 giorni a valutare l’opportunità di allargare questa direzione, fino ad un massimo di 10 nomi, per integrarla di comune accordo con nomi che ci consentano di dare rappresentanza anche a quelle persone rimaste escluse dal gioco dell’aritmetica congressuale”, ovvero a quelle persone che, senza aver necessariamente sostenuto Cesari o il sottoscritto, potrebbero dare un contributo utile al dibattito interno.
La terza: nessuna polemica sul rinvio dell’Assemblea già convocata per il giorno 11 dicembre in quanto tutti, e certamente il sottoscritto, hanno compreso e condiviso le ragioni che avrebbero impedito al Segretario e a diversi componenti di essere presenti. Ho evidenziato invece un ritardo nella definizione dei coordinamenti di zona e nella presentazione delle “linee di mandato” del Segretario. Per questo ho proposto la convocazione entro il mese di gennaio di una conferenza programmatica e organizzativa aperta al contributo di tutti. Con proposte concrete, condivise con i delegati che mi hanno sostenuto al congresso, ho voluto offrire al Segretario alcune idee che ritengo utili per far fronte con maggior forza agli impegni che attendono il nostro partito nelle prossime settimane. Spetta a lui decidere se farsene carico o meno.
La quarta: la mia decisione di abbandonare la riunione ha voluto rimarcare con nettezza una presa di distanza, non dal Pd, ma dai toni e dai modi a mio giudizio inaccettabili, di alcuni interventi inspiegabilmente nervosi ed insofferenti alla critica e all’ordinaria dialettica politica”.